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Il coro è stato unanime quando un giornalista italiano ha chiesto ai piloti inglesi di F.1, e non solo, cosa ne pensavano della prospettiva di cancellare Monza e il GP d’Italia dallo scenario del mondiale. Secondo Hamilton, che ci ha vinto, “è una pista storica, un posto dove il pilota è a contatto con i tifosi, non posso pensare a un mondiale senza Monza” e lo stesso Jenson Button, che ha ribadito il suo no secco: “Monza? Deve restare, non ci sono dubbi” “Come fare un mondiale senza Monza non lo capisco – ha detto Massa – c’è la storia della F.1, il tifo del pubblico, il fascino di una pista unica” e via di questo passo.
Un fascino senza eguali
Insomma, anche se tecnicamente Monza non è al livello di altre piste, il suo fascino e la sua storia sono tali da farla rimanere nel cuore di tutti, campioni del mondo e no. E allora, quale potrebbe essere lo sviluppo e il futuro dell’impianto brianzolo? Tanto per cominciare, Ecclestone ne fa una questione commerciale. Quindi se si paga, si va avanti. Il resto si può discutere. Soldi al momento non ce ne sono, occorre che tutti facciano la loro parte per salvare l’impianto, a cominciare proprio dai monzesi.
Non è un mistero che gli ultimi anni di gestione dell’impianto siano stati un disastro. Mentre il mondo andava avanti, a Monza si pensavano agli interessi di piccola bottega. Investire nella pista? Giammai, a parte i lavori
obbligatori per mantenere la F.1. Di servizi, bagni per il pubblico, strutture adeguate a un impianto moderno, non se ne è mai parlato. “Cosa pretendevi che potesse fare uno che abitava a cento metri o meno dal suo ufficio e non sa cosa succede oltre il cancello di casa?” ha detto secco Frank Williams, riferendosi alla vecchia dirigenza.
“Mentre il mondo andava avanti, a Monza si pensavano agli interessi di piccola bottega. Investire nella pista? Giammai, a parte ilavori obbligatori per mantenere la F.1”
Difficile pensare a investimenti
Oggi pensare a certi investimenti è difficile, ma necessario, perché per un turista che viene a Monza, per un appassionato che vuole visitare l’impianto, non avere un bar degno di questo nome, un museo dove visitare la storia dell’impianto, una serie di servizi adeguati (pensate a una mamma che deve cambiare il figlio o se avete solo un mal di pancia...) presuppone un investimento notevole, soldi che al momento non ci sono e dobbiamo ancora parlare di quelli necessari a mantenere la F.1.
Per definire tutto, occorre partire da zero. La speranza è che le prossime elezioni AC Milano facciano chiarezza. Da una parte c’è lo staff solido, tradizionale, fatto di gente che conosce ogni piega della burocrazia da corsa. Dall’altra lo spirito innovativo di ex campioni di F.1, piloti e gente che di autodromo vive da quando era bambino le proprie passioni. Cominciando a definire chi comanda, come e con che programmi, tutto il resto sarà una conseguenza.
Di sicuro il mondo va avanti, parlare a un ottantenne di wifi connessioni social network e altro è come parlare di cucina cinese a un marziano. Occorre che Monza prenda atto che il mondo è cambiato e che deve cambiare qualcosa. Perché altrimenti di Monza, della sua storia e della passione dei piloti non resterà che il ricordo di un passato glorioso.