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Per chi ha vissuto quei giorni sembra incredibile che siano passati 30 anni. Era il 1988 e in Giappone andava in scena la penultima gara del mondiale di F.1 di quella stagione, fatta di 16 gare e di cui, alla fine, fra Senna e Prost ne vinsero 15 lasciando l'unica affermazione alla Ferrari di Berger a Monza nel settembre di quell'anno. Il campionato era l'ultimo dell'era turbo, il regolamento vedeva al via monoposto con caratteristiche diverse. Quelle del 1987 potevano avere la pedaliera davanti all'asse delle ruote anteriori, quelle del 1988 dietro, per questione di sicurezza.
Ci fu anche chi schierò una F.3000, prima gara in Brasile, leggi Scuderia Italia, debuttante, pur di non essere penalizzata dalla federazione. Il turbo fu ridotto a una pressione di 2.5 bar e dopo i successi finali della Ferrari nel 1987 con Berger, sembrava quindi una vittoria facile...Invece accadde l'inverosimile, ovvero che con la valvola pop of che limitava la pressione, la Ferrari a 2.5 perdeva potenza, cosa che nei test invernali non era mai accaduta perché avevano sempre provato col turbo tarato a quella pressione, senza valvola che invece creò non pochi problemi.
La McLaren invece fece tutto per bene, col risultato che i 150 kg di benzina ammessi, furono più che sufficienti per dominare in lungo e in largo la stagione. In squadra Prost e Senna, abbinata perfetta per creare, poi, la più grande rivalità di tutti i tempi. Senna fece il debutto in Brasile con un problema. Sullo schieramento si bloccò in prima marcia la sua McLaren. Tornò ai box, prese il muletto e dalla corsia fece una rimonta pazzesca che lo portò in seconda posizione in 19 giri prima di essere squalificato con bandiera nera. Era infatti vietato usare il muletto. Vinse Prost.
La stagione proseguì fra alti e bassi. Incredibile quello di Montecarlo, con Senna contro le barriere al Portier mentre dominava, o l'errore di Monza in fase di doppiaggio di Schlesser alla prima chicane, con vittoria della Ferrari di Berger davanti ad Alboreto. Il Drake era morto il 15 agosto, Senna alzò gli occhi al cielo e disse: "Si vede che da lassù qualcuno non ha voluto che vincessi io". La sua fede mistica cominciava a far capolino. Si arriva così in Giappone. Il mondiale quell'anno assegna il titolo sulla base dei migliori piazzamenti, quindi ci sono dei punti da scartare. Il più penalizzato è Prost, che ha quasi tutti primi e secondi posti, mentre Senna ha anche dei 6, per cui a Suzuka Ayrton può diventare campione del mondo con una gara di anticipo.
Si parte, Senna spegne la macchina al via, riesce a ripartire sull'abbrivio perché il rettilineo è in discesa. Al primo giro è 14., rimonta come un ossesso fino a vincere la gara dopo che davanti Prost aveva anche ceduto a Ivan Capelli con la Leyton House che nella gara di casa volava letteralmente. Alla fine Senna riesce a vincere la gara e a laurearsi campione del mondo con 90 punti validi sui 94 conquistati mentre Prost è fermo a 87 sui 105 presi durante la stagione. Il bottino parla chiaro: Senna 8 volte primo, 3 volte secondo. Prost 7 volte primo e 7 volte secondo, ma per il gioco degli scarti il titolo va ad Ayrton.
Dopo la corsa Senna dirà di aver visto Dio che lo guidava, tanto era entrato in una fase mistica e un tutt'uno con la sua monoposto
Fu una giornata strana, segnata da condizioni meteo particolari. Tanto che dopo la corsa Senna dirà di aver visto Dio che lo guidava, tanto era entrato in una fase mistica e un tutt'uno con la sua monoposto. Dopo la gara, la festa per il mondiale, Ayrton restò a lungo seduto sul guard rail all'ingresso dei box a rivedere le immagini della gara e mentre lo faceva, continuava a non credere che fosse stato proprio lui a compiere l'impresa. Diventare campione del mondo pur avendo preso meno punti in una stagione. Un altro dei paradossi della F.1 di un tempo che oggi è storia, ieri era la realtà.