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La pioggia, in Formula 1, è affare scomodo, soprattutto di questi tempi. Ma quando arriva sul finale della gara, come successo nel Gran Premio di Russia ieri, scatena dei dilemmi di non poco conto per le scuderie. Rientrare o non rientrare: questo è il problema. La scelta tra proseguire con le slick e calzare le intermedie, al giorno d’oggi, è resa più facile dall’accuratezza dei radar, ma non è banale come potrebbe sembrare a chi assiste al parapiglia più totale da fuori.
La posizione più semplice, a ben vedere, era quella di Lewis Hamilton. Grazie all’abbondante vantaggio sulla terza piazza, Lewis poteva concedersi la sosta senza troppi problemi, al netto, ovviamente, di eventuali errori nel pit stop. La Mercedes, in soldoni, aveva a disposizione una sosta jolly. Ma Hamilton non voleva rientrare, inizialmente. Era così vicino a Norris da sperare di sferrargli un attacco vincente e, per converso, da temere di restare fregato fermandosi.
La Mercedes, in questo caso, ha lavorato molto bene. L’ingegnere di pista di Hamilton è stato perentorio nel comunicare la necessità di fermarsi, e ha spiegato chiaramente che le condizioni metereologiche sarebbero peggiorate drasticamente nel corso dei giri successivi, rendendo impossibile la permanenza in pista con le slick. A questo punto, Lewis si è convinto e, prendendo la via dei box, ha preso anche la direzione della vittoria.
Ancora più agevole, se vogliamo, è stata la decisione per Max Verstappen e per la Red Bull. Max, settimo prima della pioggia, non aveva nulla da perdere e moltissimo da guadagnare, scegliendo le intermedie. La loro è stata una scelta indolore, che, anzi, ha fruttato moltissimo. Sarebbe stato impossibile, alla vigilia, pronosticare un secondo posto di Max, partito dal fondo della griglia. E invece la pioggia lo ha aiutato a cogliere un risultato potenzialmente decisivo per il mondiale.
La situazione di Lando Norris, invece, era molto più complessa. In caso di pioggia all’ultimo minuto, il pilota che si trova al comando ha tutto da perdere. Lando, con la foga – e l’inesperienza – dei suoi 22 anni da compiere a novembre, ha deciso di restare fuori, rispondendo con un secco no alla domanda arrivata dal muretto. È stata questa decisione a fargli perdere la corsa: una volta rientrato ai box Hamilton, Norris si è ritrovato con le spalle al muro. L’unica via percorribile, a quel punto, era stare fuori. Ma si trattava di una missione impossibile.
Lando è stato ingenuo, ma anche il muretto della McLaren non è stato impeccabile. Innanzitutto, Norris non è stato reso edotto del peggioramento del meteo previsto di lì a poco, informazione che probabilmente lo avrebbe indotto a una decisione diversa rispetto a quella che ha preso. E il suo ingegnere di pista non ha impartito un ordine, ma ha semplicemente lasciato la scelta a Norris. Forse un polso maggiore avrebbe evitato la perdita di una vittoria ampiamente meritata fino a quel momento.
Il caos peggiore, però, è occorso in casa Ferrari, con Charles Leclerc. Se il monegasco fosse rientrato subito per montare le intermedie, avrebbe potuto battagliare nelle primissime posizioni a fine gara. Invece, è andato tutto storto per via di una comunicazione poco efficace con il muretto. Nel corso del giro numero 50, Leclerc aveva fatto sapere di voler rientrare. Ma la pista, come è facile immaginare, non era bagnata con la stessa intensità in modo uniforme, e, di lì a poco, Charles è transitato in una zona più asciutta.
A quel punto, però, è arrivato un errore di valutazione da parte della Ferrari. Vedendolo procedere con tranquillità, a Charles è stato chiesto di restare fuori, qualora riuscisse a farlo. Un ordine che, di lì a poche curve, sarebbe stato sovvertito. Ma a quel punto era troppo tardi affinché Charles potesse soddisfare la richiesta. D’altro canto, nelle tornate precedenti, Charles dapprima non aveva risposto alla chiamata del suo ingegnere, forse perché troppo impegnato a battagliare in pista, e poi aveva fatto sapere di non voler rientrare, nel giro in cui la Mercedes e Hamilton avevano perfezionato la sosta che ha poi regalato a Lewis la vittoria. Possiamo parlare di un concorso di colpa tra Charles e il team, insomma, in un contesto decisamente caotico per tutti.
In condizioni come queste, il confine tra una decisione geniale e una figura di palta è spesso molto labile. Per evitare di sprofondare in acque limacciose, serve una visione a 360° gradi della situazione. Che non passa solo dall’osservazione del pilota di quanto sta accadendo in pista, ma anche dalle previsioni per i giri successivi, che devono essere comunicate con chiarezza da parte del muretto. Da questo scaturiscono decisioni potenzialmente vincenti. La pioggia sembra una lotteria, ma il lavoro congiunto tra pilota e scuderia può fare molto.