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Doveva essere la grande protagonista della presentazione della Red Bull a New York, e invece la RB19, la monoposto della scuderia di Milton Keynes per la stagione 2023 di Formula 1, è finita in secondo piano per via dell'annuncio dell'accordo con Ford. E vedendo la vettura presentata negli Stati Uniti, è facile capire perché si tratta di una scelta tutt'altro che casuale.
Risulta evidente che, come successo lo scorso anno, la "RB19" vista oggi non sia nemmeno lontana parente della versione che vedremo in pista nei test. La Red Bull ha scelto di tenere per sé tutti gli assi nella manica, come era già intuibile dalla scelta della data dell'evento, che precede di un'abbondante decina di giorni le presentazioni delle rivali Mercedes e Ferrari. La livrea che vediamo oggi, in ogni caso, non sarà impiegata per le tre gare negli USA: lo schema di colori per Miami, Austin e Las Vegas sarà disegnato da tre fortunati fan scelti in un concorso.
Se è impensabile che la Ferrari non mostri la vera monoposto, pur in fase ancora embrionale, così non è per la Red Bull, che ha scelto New York non solo per compiacere Ford, ma anche i partner statunitensi, a cominciare dal title sponsor, Oracle. D'altronde, al giorno d'oggi le presentazioni delle monoposto sono decisamente pensate più per gli sponsor che per gli addetti ai lavori e gli appassionati. Quello che è certo è che l'effettiva RB19 ha come base una vettura eccellente, rapida, affidabile e precisa nella gestione delle gomme. Fondamenta da sogno per costruire un ciclo vincente con l'ex enfant terrible Max Verstappen, oggi pilota implacabile quanto maturo.
In un quarto di secolo, Verstappen ha già vissuto mille vite, dal debutto da adolescente con la Toro Rosso ai due titoli mondiali conquistati dopo un apprendistato fin troppo lungo per i suoi gusti. Nel 2023 le nuove gomme Pirelli gli regaleranno anche un piccolo vantaggio, andando a far scomparire quel sottosterzo di fondo della nuova era dell'effetto suolo a favore dei missili puntati sul davanti che tanto piacciono a Max quanto sono invisi al suo compagno di squadra, Sergio Perez, reduce da una stagione non semplice. Ma il compito del messicano, dopotutto, è quello di fare da gregario, piegandosi al volere della scuderia che l'ha salvato da un precoce ritiro.
Perez, però, sarà chiamato ad alzare l'asticella nel caso in cui Ferrari e Mercedes riescano a rivelarsi rivali abbastanza temibili da non consentire alla Red Bull di dilagare in entrambi i mondiali. E la Red Bull, nell'ipotesi peggiore per il messicano, avrebbe pure una soluzione in casa, quel Daniel Ricciardo che, al netto di sorprese, nel 2023 farà da panchinaro di lusso, impegnato in attività di comunicazione in cui ha sempre brillato, anche quando i dolori in pista con la McLaren lo facevano sorridere solo con la bocca, e non con gli occhi. Così come Red Bull e Ford chiudono un cerchio, Daniel ha fatto altrettanto, tornando ad abbracciare una scuderia da cui era fuggito nel momento in cui si era reso conto che la Stella polare del team era un'altra.
Oggi quel pilota - Verstappen - non è più un giovane di belle speranze, ma un duplice campione del mondo che, complice il debutto precoce, ha l'esperienza di un trentenne immersa nell'argento vivo dei suoi 25 anni. È ancora presto per fare pronostici, ma Max ha solo un obiettivo, vincere con il team di cui è diventato un ingranaggio fondamentale, triturando i giovani talenti che si sono dovuti misurare contro di lui ad armi pari. Solo il tempo ci dirà se la RB19 sarà all'altezza del suo esigente compagno di viaggio. Ma una cosa è certa. Verstappen, magnetico nella sua imperturbabilità, da campione del mondo in carica venderà cara la pelle.