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L’ex regina della Formula 1 è nuda. Il weekend di gara del Gran Premio d’Italia 2024 di Formula 1 ha esposto le mancanze della Red Bull RB20, una monoposto che Max Verstappen a Monza ha definito “un mostro inguidabile”. Il perché il tempio della velocità brianzolo abbia mostrato il lato peggiore della RB20 lo ha spiegato dopo la gara il team principal della scuderia di Milton Keynes, Christian Horner.
“Su altre piste con una configurazione a maggior deportanza vengono nascosti almeno in parte i problemi di bilanciamento di cui soffriamo – ha spiegato durante un incontro con la stampa presente in pista a Monza cui ha partecipato anche Automoto.it -. C’è una disconnessione nel bilanciamento che porta a difficoltà nella gestione delle gomme. Se si cerca di compensare intervenendo sull’equilibrio si risolve un problema, ma se ne crea un altro. È un circolo vizioso”.
Anche se la stagione della Red Bull sembra divisa a metà, con Miami a fare da crocevia delle sorti della scuderia campione del mondo in carica, Horner sottolinea come quello che stiamo osservando oggi altro non sia che un difetto congenito della RB20. “Il problema era già presente all’inizio dell’anno. Altri hanno fatto un evidente passo in avanti e spingere sull’evoluzione del pacchetto ha fatto sì che l’inconveniente venisse esposto”.
Entrando nei dettagli delle mancanze della RB20, Horner osserva che “non c’è connessione tra l’anteriore e il posteriore. Max non può fare affidamento sul posteriore in inserimento curva, e così si finisce per compensare, generando sottosterzo. E in questo modo si distruggono le gomme”. Non è difficile capire perché Verstappen si lamenti della situazione, tenendo conto delle sue preferenze di guida.
Max ama le vetture con un anteriore puntato, tagliente, in grado di consentirgli di aggredire l’ingresso in curva lasciando scivolare il posteriore. Ma la disconnessione di cui parla Horner non fa altro che minare la fiducia di Verstappen nel retrotreno della vettura, impedendogli di vivere il brivido del controllo dell’auto al limite. Sergio Perez, invece, preferisce le monoposto sottosterzanti, e sembra farsene una ragione con più naturalezza, ferme restando le sue mancanze.
Il risultato di questi problemi di bilanciamento – e di una coperta che sembra ormai cortissima – sono i cambiamenti repentini nel comportamento della vettura, e di conseguenza nelle prestazioni. La dimostrazione più estrema, a ben vedere, è arrivata in qualifica, con Verstappen quattro decimi più lento del suo miglior crono a fine Q3. Una flessione, questa, che non può essere imputata alla nuvola che, coprendo il sole, aveva causato un abbassamento di qualche grado della temperatura dell’asfalto.
La priorità, per Horner, resta “capire il problema”. “Ci sono delle potenziali soluzioni, forse non per risolvere del tutto, ma almeno in parte. Abbiamo del tempo prima di Baku e Singapore e poi avremo un’altra pausa tra Singapore e Austin, quindi questo è un momento cruciale”. E in una situazione così delicata, non si può fare a meno di pensare alla mancanza dell’apporto di Adrian Newey. Horner, però, abbozza: “pure con lui avremmo avuto questi problemi, anche perché c’erano già. E l’input di una singola persona non potrebbe mai avere un effetto così drammatico”.
Con o senza Newey, la Red Bull deve trovare il bandolo della matassa tra informazioni contrastanti. “Non è inusuale che quando qualcosa non funziona sulla macchina ci siano dati che non convergono tra la fluidodinamica, la galleria del vento e la pista. È come stabilire l’ora esatta con tre orologi diversi. Bisogna concentrarsi sullo strumento che consente di avere l’input di maggior valore”.
Non aiuta la galleria del vento della Red Bull, che ormai ha fatto il suo tempo, e sarà sostituita con una versione aggiornata già in fase di costruzione. Horner riconosce che l’attuale struttura “ha delle limitazioni, ed è per questo che abbiamo investito per crearne un’altra. Per ora però dobbiamo usare ciò che abbiamo. In ogni caso, la galleria del vento forse contribuisce, ma non è il motivo per cui ci troviamo in questa situazione”.
A Horner viene da pensare di aver peccato di eccessiva sofisticazione. “Guardando la McLaren, sembra quasi un’evoluzione dell’auto dello scorso anno, una monoposto più semplice della nostra. Forse abbiamo avuto un approccio troppo complesso, dobbiamo semplificare alcune cose”, riflette il numero uno della Red Bull. Ma nonostante le difficoltà, Verstappen pare mostrare un atteggiamento proattivo.
“Max mi ha stupito positivamente per il suo impegno in questo processo – osserva Horrner -. Non è in preda al panico, sta lavorando con gli ingegneri, spiegando chiaramente dove risiede il problema. Sta mostrando la maturità da campione del mondo nel modo in cui lavora con gli ingegneri”. Per ora Verstappen potrà anche farsi andar bene un ruolo da comprimario, forte del suo vantaggio nel mondiale. Ma i campioni come lui la pazienza la perdono molto in fretta.