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Sono bastate quattro semplici parole di Stefano Domenicali per far capire che fosse successo qualcosa in F.1: “Il dominio della Red Bull è finito”. Sembrava una frase buttata lì tanto per incoraggiare il tifoso medio, invece da Miami a Imola e Montecarlo, lo scenario è cambiato decisamente. Secondo quanto appreso da nostre fonti, nelle verifiche tecniche a Miami è stato riscontrato qualcosa di particolare sul terzo elemento della sospensione posteriore della Red Bull, verifica poi estesa anche alla Ferrari proprio a Imola, senza che la FIA abbia trovato niente di particolare, per cui alle verifiche le monoposto sono risultate in regola.
Questo lo conferma un’altra nostra fonte all’interno dello staff FIA: “Sia Red Bull che Ferrari hanno visto confiscarsi le sospensioni per dei controlli, compresi damper e ammortizzatori di qualsiasi tipo, entrambe hanno superato le verifiche, la Ferrari proprio a Imola”. Quindi normale amministrazione, a quanto si dice. Se non fosse che da team rivali circola invece un’altra versione, ovvero che Red Bull abbia dovuto adeguarsi a una direttiva ben precisa in merito proprio sul terzo elemento della sospensione posteriore e questo avrebbe influito sul comportamento della RB20, apparsa vulnerabile e non più imbattibile. Ovvero, macchina regolare alle verifiche, ma onde evitare fraintendimenti, una certa soluzione è stata messa da parte. E questo spiegherebbe perché ultimamente, da Helmut Marko a Max Verstappen, si parla apertamente di una vettura che per rendere al meglio debba viaggiare rasoterra e che i cordoli diventano ostici se affrontanti in un certo modo.
Perché ci sono difficoltà nel salire e scendere dai cordoli? Questo avviene perché la Red Bull viaggia con assetti molto rigidi, con le molle laterali o con la barra antirollio. Il terzo elemento aiutava in questo perché mantiene l’altezza da terra, senza alterare la connessione fra ruota interna ed esterna. Con le nuove regole si doveva tornare a concetti molto semplici di sospensione che non permettono elementi di sospensione complessi come era fino al 2021, tipo recupero d’olio, interconnessione etc. Che sia questo il punto nevralgico della Red Bull? Vedremo in Canada, pista dove è un continuo stop and go con passaggi sui cordoli, per capire se hanno trovato una soluzione oppure se c’era davvero qualcosa nella disposizione del terzo elemento della sospensione posteriore che non rispettava in pieno lo spirito del regolamento. E che il problema non riguardi solo Red Bull, lo dimostrano le verifiche fatte anche alla Ferrari proprio a Imola. Segno che forse il segreto nella gestione delle gomme risieda proprio in quell’area specifica delle monoposto attuali.