Formula 1 più virtuale che reale: il futuro si gioca sui social

Formula 1 più virtuale che reale: il futuro si gioca sui social
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Il futuro della Formula 1 passa per i social network, fondamentali per attirare gli spettatori più giovani e rendere più immediate le gare
26 maggio 2021

Più virtuale che reale. Il futuro della F.1 passa per i social network e tutto il resto, gara compresa, è solo un corollario di qualche immagine su Twitter e Instagram. Il futuro della categoria è il biglietto da visita dello sport del futuro? Calcio e MotoGP si stanno adeguando e la tendenza sembra prendere piede sempre più. Quando però arrivi a Montecarlo e davanti a tutti si piazza una Ferrari col pilota di casa, Charles Leclerc, che torna in pole dopo due anni di assenza, allora virtuale e reale si combinano in una fusione unica dove il tifo, la storia e la passione coesistono insieme. Infatti è bastato rivedere una Ferrari davanti a tutti, l'incidente del sabato, la mancata partenza della domenica e il boom sui social è garantito. Un episodio che ha già avuto ampia eco al pari dei vari team radio dei rivali e i problemi vari in corsa.

Quanto sia importante questo aspetto lo dimostrano alcuni dati. Quando uno sportivo come Lewis Hamilton vanta 22,7 milioni di seguaci su Instagram e 6,357 milioni su Twitter, il filtro della stampa fra l'atleta e il pubblico viene meno. E' un passaggio diretto di comunicazione, messaggi e tendenze che con l'attività sportiva praticata, pilota di F.1, ha che fare relativamente. In tanti prendono in giro Lewis quando si presenta in pista abbigliato in un certo modo. In realtà sta trasmettendo a una platea di svariati milioni di persone un capo di abbigliamento. Lo stesso era accaduto con le cuffie di una nota casa di HiFi che ha tolto gli investimenti pubblicitari tradizionali e ha speso tutto su Hamilton che entra in pista con le sue cuffie. Ne è valsa la pena? Hamilton ha aumentato gli incassi, la pubblicità sui media tradizionali quasi scomparsa...

La corsa, qualifica, partenza, arrivo e polemiche relative, sono solo il contenitore di quei cinque o sei messaggi da veicolare in 30 secondi di video o suoni sui social. Non è un caso che l'evento del 2020 non è stato il settimo titolo mondiale di Hamilton, ma l'incidente di Grosjean in Bahrain con la sua monoposto in fiamme. Il piatto che offre la F.1 in campo social è impressionante: il sito F1 conta oltre 13 milioni di seguaci su Instagram e 5,7 milioni su Twitter. Quanto vale questa mole di visualizzazioni? "Difficile quantificare - dice Ellie Norman, direttore marketing di Liberty Media - di sicuro coi media tradizionali sappiamo quanto costa un investimento pubblicitario in TV o sui giornali. I social sono molto vari e difficili da analizzare. Di certo portano visualizzazioni, diffusione e condivisioni e questo è alla base per attrarre un pubblico giovane. La platea attuale di spettatori è di una generazione in cui l'auto, la patente e la libertà di movimento erano prioritari, oggi i ragazzi hanno altre opzioni. Il nostro lavoro consiste nel rendere appetibile la F.1, trasformando le gare in piccole pillole da divulgare a mezzo social, per attrarre un pubblico che non ha la passione per le corse. Un lavoro difficile ma lento nel tempo. Di sicuro la F.1 sta precedendo le altre discipline e dalle nostre analisi siamo un punto di riferimento per tutti gli altri sport".

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A Monaco, ad esempio, il Golden Foot con Cristiano Ronaldo ha ottenuto milioni di condivisioni e rilanci, tanto che il format del premio calcistico è stato richiesto dagli Emirati e dalla Cina, ma l'accordo non è andato in porto, tanto che stanno organizzando un premio locale con le stesse caratteristiche del Golden Foot e del Pallone d'Oro. "il problema delle nuove generazioni è la soglia di attenzione molto bassa - dice il dottor Riccardo Ceccarelli, autore del libro "Cervello super veloce" basato sugli studi effettuati in 30 anni di F.1 - un pilota ha una efficienza mentale superiore alla norma, funziona meglio e consuma meno energia. I giovani  di questa generazione non hanno la voglia e la forza di seguire tutta una gara e quindi la comunicazione social diventa efficace" ha dichiarato.

E' davvero così? Gare troppo lunghe e noiose in alcuni casi da allontanare lo spettatore: "Stiamo discutendo sulla lunghezza dei Gran Premi - prosegue Ellie Norman - ma al momento il nuovo format non è definito. La TV tradizionale, i giornali, hanno necessità diverse e bisogna tenerne conto. E' anche vero che l'audience TV a livello mondiale è cresciuta, l'anno scorso abbiamo avuto il record di spettatori (nel 2019 erano 1,922 miliardi di spettatori con l'Italia al terzo posto come share, ndr) e dai diritti TV traiamo gli incassi che poi vengono in parte investiti sui social. Al momento non abbiamo un ritorno economico su questo investimento come nei media tradizionali, ma di sicuro questo investimento porta poi il giovane e chi condivide le immagini, gli audio e le foto, in pista e quindi attraiamo pubblico in maniera indiretta". Ne vale la pena? Se pensiamo che la Ferrari F1 ha un seguito di 20,3 milioni di follower su Instagram e 6,3 milioni su Twitter mentre Ferrari auto ha una platea di 3 milioni su Instagram e 792 mila su Twitter, si vede come lo sport attiri molto più della normale attività di tutti i giorni: "La condivisione di piattaforme comuni come quella Ferrari che coinvolge i propri sponsor e appassionati crea un intreccio di contatti, visualizzazioni e interesse che coi soli media tradizionali non sarebbe possibile ottenere" dicono alla Ferrari. Di sicuro un modo per risparmiare i soldi di un biglietto in tribuna da 680 euro al colpo...

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