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Un pilota può ritirarsi dalla gara e poi rientrare in pista? Sì, come dimostra il caso di Sergio Perez nel Gran Premio del Giappone 2023 di Formula 1. Il pilota messicano è stato protagonista di una gara condita da errori, culminata con lo speronamento ai danni della Haas di Kevin Magnussen. Avendo rimediato altri danni oltre a quelli accumulati nel contatto con Lewis Hamilton, la Red Bull ha deciso di porre fine alla sua gara.
I piani della scuderia di Milton Keynes sono cambiati per via della penalità di cinque secondi comminata a Perez per il contatto con Magnussen. Perez non avrebbe potuto la sanzione durante una sosta, ma nemmeno vedersi aggiunti i cinque secondi al tempo di gara, dal momento che il messicano non aveva portato a termine la corsa. Da regolamento, in caso di ritiro la penalità non decade, ma viene convertita in una retrocessione in griglia per il GP successivo.
Per evitare la penalità in Qatar, la Red Bull, previa autorizzazione della FIA, ha deciso di rimandare in pista Perez, in modo tale che potesse scontare la sua sanzione già a Suzuka. Ciò è possibile perché Sergio è rientrato ai box senza assistenza da parte dei commissari. È proprio questo il discrimine affinché a un pilota sia concesso di poter tornare in pista anche dopo un lungo periodo di “pausa” ai box.
Nella Formula 1 di oggi è rarissimo vedere casi come quello di Perez, ma qualche anno fa poteva capitare. Soprattutto ai piloti dei team minori, che in questo modo potevano raccogliere dati utili alla comprensione del comportamento della vettura, nel caso in cui non fosse stata pesantemente danneggiata. Quanto successo oggi a Perez non rientra naturalmente in questa casistica. Ma se un determinato comportamento non è vietato espressamente dal regolamento sportivo - per ora, si intende - si può attuare per un proprio beneficio. Ed evitare una penalità in griglia per il prossimo GP lo è.