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Esteban Ocon è un ragazzo con i piedi per terra. Seduto nella hospitality dell’Alpine a Barcellona, durante i test pre-stagionali di Formula 1, parla della sua prima vittoria in carriera, all’Hungaroring nel 2021, non come di un’epifania del suo talento, ma come il coronamento di uno sforzo notevole. “Vedo la mia vittoria pensando ai 20 anni di lavoro che mi sono stati necessari per arrivare a quel traguardo”, riflette. E non ha intenzione di fermarsi qui: “Essere sul gradino più alto del podio è fantastico, ma adesso devo concentrarmi a migliorare e ritrovarmi in quella posizione più spesso. È bello ottenere una vittoria, ma è ancora meglio coglierne di più”.
Ma quanto è cambiata la sua vita dopo quel successo arrivato in maniera inaspettata, ma indubbiamente meritata in Ungheria? “Non più di tanto. Ovviamente mi fermano più spesso per delle foto quando vado al supermercato, o quando esco. Ma sempre in modo garbato, quindi non mi disturba affatto”. Ma il successo all’Hungaroring non è stata una prima volta solo per Ocon, ma anche per la stessa Alpine, che mai aveva vinto in F1. “Ci ha dato fiducia nel fatto che stiamo lavorando nella direzione giusta”, commenta Esteban.
Una vittoria in F1 sembrava lontanissima nel 2019, quando Esteban fu costretto ad un anno sabbatico dopo l’addio alla Racing Point. E l’eco di quell’esperienza si fa sentire quando Ocon parla di Oscar Piastri, talentuosissimo giovane del vivaio Alpine costretto al ruolo di riserva dopo una sontuosa cavalcata nelle formule minori. “So benissimo che Oscar è veloce, abbiamo testato la stessa macchina ad Abu Dhabi e conosco le sue capacità, visto quello che ha fatto in F2 e F3. È un peccato che non abbia un sedile questa stagione, ma anche io ho dovuto aspettare molto per trovare un posto, e gli ho detto che è solo questione di tempo prima che trovi una collocazione, che sia in Alpine o altrove. Gli auguro il meglio per il futuro”.
Il presente dell’Alpine è invece la A522, la nuova compagna di avventure di Esteban. “L’ho guidata per la prima volta durante il filming day per un decina di giri. Con le vere gomme e non le demo c’è una differenza sostanziale. La monoposto si comporta diversamente, risultando più resistente al degrado. Stiamo ancora scoprendo la macchina, le sensazioni che restituisce. Io e Fernando nei primi due giorni abbiamo inanellato oltre 100 giri, quindi sta andando bene. C’è una buona correlazione tra simulatore e pista, e questo ci aiuta ad essere più preparati. Il porpoising è stato una sorpresa, ma il resto no”. E con il nuovo motore, con il turbo separato dal compressore, “abbiamo superato alcune debolezze nella guidabilità che avevamo in passato”.
Il tempo a disposizione per i test – tre giorni a Barcellona, altrettanti in Bahrain – dovrebbe essere sufficiente per l’acclimatamento con la A522. Ma per il resto ci vorrà più tempo. “Tre giorni per pilota bastano per entrare nel ritmo giusto con la monoposto a livello di guida. Ma per avere una comprensione completa del pacchetto – le gomme, come reagisce la vettura - ci vorranno almeno quattro o cinque gare. Non è solo importante il lavoro svolto in pista, ma anche il modo in cui si reagisce a cosa si è imparato il giorno successivo. È solo analizzando cosa è successo che si fanno passi in avanti”.
Fuori dalle piste, Esteban ama particolarmente il nostro paese. “L’Italia ha un posto speciale nel mio cuore, da quando correvo nei go-kart. Il cibo è fantastico, e non vedo l’ora di tornare a Monza, Imola e di correre di nuovo anche al Mugello, un giorno. È un paese bellissimo, pervaso dalla passione per il motorsport”. Lo stesso amore che nutre sin da quando era un piccolo tifoso del suo idolo d’infanzia, Michael Schumacher. “Credo che abbia cambiato la mentalità di questo sport. Il livello di professionalità in F1 da quando è arrivato a quando l’ha lasciata è salito tantissimo, e ha contribuito molto a questa evoluzione. La sua attenzione al dettaglio e la coesione con il team erano impareggiabili”.
Il presente vede quel bambino sognante ormai cresciuto alle prese con dei collaudi in cui ha trattato la A522 con i guanti. “Ero molto lontano dal limite della macchina, non volevo mettere neanche una ruota fuori pista per non compromettere il lavoro della scuderia. In Bahrain spingerò di più, se il team me lo consentirà”. “È troppo presto per capire quale possa essere un obiettivo per il team - aggiunge -. Ci stiamo concentrando sui long run e non sulla performance sul giro secco, al momento. Il mio obiettivo è finire tutte le gare con il sorriso sulle labbra, estraendo il massimo della performance dalla monoposto che avremo a disposizione e approfittando al meglio delle opportunità che avrò”. Perché una vittoria è gustosa, ma l’appetito vien mangiando.