Formula 1, Messico e il giallo Lamborghini

Formula 1, Messico e il giallo Lamborghini
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Agli albori degli anni '90, l'avventura in Formula 1 del marchio Lamborghini sembrava in ascesa. Il coinvolgimento di un magnate messicano, però, tinse la vicenda di giallo | <i>P.Ciccarone</i>
30 ottobre 2015

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C’è stato un tempo in cui il Messico doveva fare il suo ingresso trionfale in F.1 con un team tricolore (il loro, mica il nostro) capitali statali e piloti locali. Il tutto condito da un grande nome, Lamborghini, che alla fine degli anni 80 si affacciò in F.1.

 

A quel tempo il marchio era di proprietà della Chrysler e il gran capo, Lee Iacocca, aveva pensato a un futuro agonistico in F.1. Complice il cambio regolamentare, che nel 1988 mise al bando i motori turbo, Lamborghini affidò all’ingegner Mauro Forghieri la costruzione di un motore aspirato 3,5 litri a dodici cilindri. A quel tempo si pensava che fosse la soluzione migliore, infatti la Ferrari aveva un suo dodici cilindri, ma anche la Honda e la Yamaha progettarono unità simili.

 

Dopo il debutto in corsa con la Larrousse, per Lamborghini il colpo di scena fu l’arrivo del magnate messicano Gonzales Luna. Grazie ad appoggi governativi, e qualcuno sosteneva anche col cartello dei narcos, mise mano al portafoglio e fece partire il progetto Lambo F.1, con Forghieri che oltre al motore aveva progettato la monoposto intera, Daniele Audetto come responsabile del team. E altri fuoriusciti dalla Ferrari. Insomma, gli uomini erano giusti, i capitali no.

 

In Messico, intanto, un uomo d’affari italiano, Fauro Aloi, faceva da intermediario fra il governo messicano, l’ambasciata italiana e la camera di commercio. Si occupava delle operazioni commerciali fra aziende italiane che operavano nel settore dell’estrazione petrolifera e le multinazionali del petrolio che nel golfo del Messico estraevano a tutto spiano.

 

A un certo punto, proprio alla vigilia dell’avvio del mondiale 1991, Gonzales Luna sparì dalla circolazione e sparirono anche qualche centinaia di milioni di dollari raccolti per il programma F.1.

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Il figlio di Aloi correva in Italia in F.2000 e in F.3 col team di Giacomo Vismara e stava mettendo insieme l’esperienza per poter debuttare in F.1. In questo scenario, con un ponte fra Italia e Messico, stava prendendo forma il progetto Lamborghini F.1.

 

Solo che a un certo punto, proprio alla vigilia dell’avvio del mondiale 1991, Gonzales Luna sparì dalla circolazione e sparirono anche qualche centinaia di milioni di dollari raccolti per il programma F.1.

 

Qualche mese dopo fu ritrovato un cadavere che gli investigatori attribuirono in un primo momento a Gonzales Luna, salvo poi scoprire che era più basso e più grasso di quanto non fosse l’uomo d’affari messicano, di cui ad oggi non si sa più nulla.

F1 Modena Lamborghini
L'avventura della Modena Team in Formula 1 durò una sola stagione, quella del 1991

 

Il progetto F.1 era però in avanzata fase di realizzazione, la macchina pronta ma i pagamenti erano saltati. La carriera di Giovanni Aloi in F.1 non ebbe mai inizio e l’uomo d’affari italiano tornò ad occuparsi degli investimenti della Nuovo Pignone nel golfo del Messico per l’estrazione del petrolio.

 

In Italia si fece avanti Carlo Patrucco, all’epoca presidente di Confindustria, che mise insieme alcuni tasselli economici per far partire il programma. La squadra fu ribattezzata Modena Team, un bel modo per alimentare la concorrenza con la Ferrari che era là davanti.

 

Tra l’altro, sempre nella zona, vale la pena ricordare nel 1990 la nascita (e morte) della Life F.1 (con motore 12 cilindri stellare) eredi poco gloriosi di un altro grande marchio, la Tecno, che pure arrivò in F.1 dopo la F.3 e F.2.

 

Lee Iacocca non voleva metterci più soldi del dovuto, la scomparsa dei capitali messicani, i regolamenti di conti locali e altro, erano troppo pericolosi per averci a che fare. Per cui tutto l’onere finì sulle spalle del Modena Team.

 

Piloti Nicola Larini e Eric van De Poele, la squadra dovette passare le prequalifiche, miglior piazzamento un settimo posto di Larini e la Lambo 291 fu subito messa da parte come un fallimento. Poco competitiva, motore pesante anche se potente (700 cv a 14000 giri al minuto).

La Lambo 291 fu subito messa da parte come un fallimento. Poco competitiva, motore pesante anche se potente (700 cv a 14000 giri al minuto).

A fine 91 l’avventura finì, Patrucco non finanziò più la squadra e chi lavorava in Lamborghini, come Audetto e Forghieri, si concentrarono su altre avventure prima di dover dire addio alla F.1. Della McLaren e di Senna ne parleremo in altra occasione: quello che è certo fu che dal Messico, invece di una storia di sport, si scrisse un giallo o un noir in cui soldi, droga, capitali e grandi industrie, finirono con lo sfiorarsi senza concludere nulla. 

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