Formula 1: meno gare e più team, ecco perché la formula di Ben Sulayem è vincente

Formula 1: meno gare e più team, ecco perché la formula di Ben Sulayem è vincente
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Più team e meno gare: così il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, si immagina il futuro della F1. Una posizione sensata, ma in forte opposizione con quella della proprietà della categoria
11 ottobre 2023

Più team e meno gare: è questa la ricetta del presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, per la Formula 1 del futuro. “La Federazione dovrebbe pregare i costruttori per entrare. Non dovremmo dire loro di no. Il mio sogno è quello di riempire tutti e i 12 i posti disponibili per le scuderie, e avere un team americano con un costruttore un pilota locali. E magari fare lo stesso in Cina”, ha spiegato alla Reuters in merito all’ingresso della cordata Andretti-Cadillac, che ha ricevuto il nulla osta dalla FIA.

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L’ingresso di un nuovo team è malvisto dalle scuderie esistenti, che da un lato vorrebbero aumentare l’obolo di 200 milioni di dollari che i nuovi arrivati devono corrispondere e dall’altro invitano chi vuole entrare in F1 a comprare un team esistente. Ipotesi che Ben Sulayem rifugge: “Non possono costringere Andretti e General Motors a comprare un altro team solo perché koro vogliono vendere. Non farò nomi, ma c’è chi mi ha tampinato perché convincessi GM a farlo. Non è il mio lavoro”.

“Possiamo avere fino a 12 scuderie da regolamento. Alcuni team hanno fatto notare che non ci sarebbe spazio fisico sufficiente. Ma abbiamo già una scuderia hollywoodiana con noi”, ha puntualizzato ben Sulayem riferendosi all'Apex GP, team fittizio del futuro film sulla F1 con Brad Pitt il cui box ha fatto capolino in pitlane in diverse occasioni quest’anno. “Nei circuiti deve esserci spazio per 12 scuderie. Penso che è il numero delle gare ad essere eccessivo, non quello delle scuderie, abbiamo bisogno di più team e meno gare”.

A nostro avviso, Ben Sulayem non si sbaglia. Il prossimo anno si raggiungerà la quota record di 24 gare stagionali. Una cifra che, al netto dell’evidente peso in termini di carichi di lavoro e di trasferte per i dipendenti delle scuderie e gli addetti ai lavori, finisce per diluire un brodo già di per sé non particolarmente saporito. Le singole gare perdono di significato, diventando vecchie dopo poche ore dalla loro conclusione. Non c’è tempo per approfondire, riflettere, lasciare decantare.

Avere invece un paio di nuovi team potrebbe essere un modo per aprire a realtà che portino una scossa, spingendo le altre scuderie ad alzare l’asticella. È chiaro che ci vorrebbe del tempo affinché un team come Andretti diventasse davvero competitivo, ma sarebbe sicuramente una storia interessante da raccontare. Naturalmente team come furono l’HRT, la Caterham e le altre scuderie portate al debutto all’inizio dello scorso decennio non sposterebbero nulla e avrebbero vita breve. Lo stesso non vale per una proposta come quella di Andretti, realtà già consolidata nel motorsport.

Il motivo perché i team esistenti non vogliono altri ingressi è chiaro: non vogliono spartirsi la torta degli introiti con i nuovi arrivati. Se poi aggiungiamo chi vorrebbe vendere a peso d’oro la propria scuderia, si capisce il perché di questa reticenza. La visione di Ben Sulayem, però, offre scenari interessanti per il futuro. Non solo perché si tratta di una prospettiva lucida, ma anche perché è una posizione diametralmente opposta a quella di Liberty Media.

Se non fosse che almeno per il momento il Patto della Concordia stabilisce 24 gare all’anno come limite massimo, la proprietà della F1 spingerebbe per un numero ancora più alto. Questo per capitalizzare sul boom di popolarità della categoria, che invoglia molti circuiti a proporsi per una corsa. Quanto all’ingresso di nuovi team, la palla passa proprio alla F1 per la valutazione commerciale della candidatura di Andretti.

In F1 nessuno parla per caso, specie se chi si espone è il presidente della FIA. La spaccatura di cui il nostro Paolo Ciccarone ha parlato più volte ora è evidente. Da un lato la Federazione, per bocca di Ben Sulayem, vuole meno corse e più team. Dall’altra, la proprietà della F1, di cui è abile portavoce il CEO Stefano Domenicali, ha avuto una reazione molto fredda all’approvazione della candidatura di Andretti da parte della Federazione e spinge per un calendario sempre molto ampio. Esigenze opposte, che potrebbero portare a uno scontro aperto.

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