Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Ieri doveva essere il grande giorno del battesimo della Red Bull RB18. E invece la scuderia di Milton Keynes non ha nemmeno presentato una versione embrionale della sua monoposto. Ha deciso direttamente di vestire della propria livrea uno dei prototipi svelati dalla FIA lo scorso anno, con qualche minima modifica per evitare un copia-incolla vero e proprio. Osservati uno accanto all’altra, il prototipo della FIA e la RB18 sono simili. Troppo per giustificare un lancio in pompa magna della “nuova monoposto”.
Chris Horner, sornione, nella conferenza di ieri ha detto che il prodotto finale sarebbe stato diverso da quanto abbiamo visto ieri. Ma si tratta di un atroce eufemismo. Un conto è tenersi gli assi ben saldi nella manica, per evitare che i rivali possano già emulare soluzioni geniali. Un altro è servirsi di una monoposto completamente posticcia, di una sorta di manichino per vestire una livrea che, peraltro, rimane sostanzialmente invariata da anni.
Vedendo la presentazione farsesca della Red Bull, è inevitabile chiedersi se abbia senso organizzare eventi così sfarzosi per togliere i veli a una monoposto che, fatta salva l’ala anteriore, non presenta differenze sostanziali rispetto a quanto la FIA ha mostrato nel luglio dello scorso anno. In questo modo, si perde tutta l’adrenalina che scaturisce poco prima di vedere qualcosa che si attende da tempo. A cosa serve seguire con attenzione questi eventi, se non viene mostrato nulla di attendibile?
Che i team potessero nascondersi fino all’ultimo momento utile, celando il prodotto ultimato il più possibile, era un’eventualità più che prevedibile. Ma che la Red Bull si spingesse fino a mostrare una monoposto che non è nemmeno lontana parente di quella che vedremo nei test e poi alla prima gara stagionale, in Bahrain, implica un passo oltre il gioco del vedo non vedo, verso un territorio che assomiglia molto a una farsa. E non ci troviamo in una situazione simile a quella della Williams nel 2019, perché non è questione di ritardi nello sviluppo. Da qualche parte, il progetto c’è. Semplicemente non viene mostrato.
Il vero motivo per cui queste presentazioni vengono organizzate riguarda gli sponsor. Non è un caso che nell’evento della Red Bull sia stato dato ampio spazio a Oracle, società informatica che da questa stagione diventa title sponsor del team inglese. La scritta Oracle, dopotutto, è una delle poche cose, insieme al numero 1 che Max Verstappen ha riportato a Milton Keynes, che vedremo anche sul prodotto finito. Ma non concedere nemmeno uno sguardo limitato al progetto 2022 sa di presa in giro. Solo il tempo ci dirà se le altre scuderie emuleranno la Red Bull, ma la sensazione è che quanto successo ieri possa ripetersi.