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Parlare dell’approdo di Lewis Hamilton in Ferrari a partire dalla stagione 2025 di Formula 1 come una mera operazione di marketing è decisamente riduttivo. Certo, i benefici dal lato della comunicazione sono evidenti, come è naturale che sia quando a unire le forze sono un marchio iconico dell’automotive e un pilota che ha una potenza mediatica tale da essere a sua volta un brand conosciuto al di fuori dell’ambito delle corse. Ma c’è molto di più in questa clamorosa operazione di mercato del solo beneficio in termini di immagine.
Assicurandosi i servigi di Hamilton – secondo i ben informati, a fronte di cifre astronomiche – la Ferrari costituisce la miglior coppia di piloti in Formula 1. Il senso di Charles Leclerc per il giro secco fa del monegasco l’interprete più efficace del Circus di oggi in qualifica. Ma ridurre Charles a un semplice specialista del sabato vorrebbe dire fargli uno sgarbo. Dalle stagioni complicate vissute nella sua esperienza in Ferrari Charles ha imparato a non incappare nell’overdrive quando non serve, guadagnando anche in termini di visione di gara. A un pilota della caratura di Leclerc si unisce un fuoriclasse come Hamilton, la cui esperienza è un valore aggiunto che si somma all’indubbio talento.
La convivenza tra Charles Leclerc e Lewis Hamilton è uno degli aspetti che più affascina dell’arrivo dell’inglese in Ferrari. In molti si chiedono come possano coesistere due piloti di questa caratura con l’obiettivo comune della vittoria. Ma la verità è che Hamilton verrà sicuramente motivato dal confronto con un talento giovane, con cui ha un’affinità che risulta palpabile dalle loro interazioni. E Leclerc, dal canto suo, potrebbe guadagnare esperienza e assertività nelle comunicazioni con il team facendo tesoro dell’esempio del suo nuovo compagno di squadra.
Certo, se la Ferrari nel 2026 dovesse essere da mondiale, potremmo vederne delle belle. Ma potrebbe anche essere l’occasione giusta per vedere sottolineate le qualità di leader di Fred Vasseur, che conosce bene sia Leclerc che Hamilton, con cui lavorò in ART a metà degli anni Duemila, prima che Lewis debuttasse in Formula 1. Dare vita alla coppia Hamilton-Leclerc è un rischio che vale la pena di correre, anche perché l’approdo di Lewis in Ferrari potrebbe avere un'altra conseguenza importante.
La presenza di Hamilton potrebbe servire ad attirare alla Ferrari tecnici di primo piano che finora non avevano voluto cambiare nazione per approdare a Maranello. Lewis, da persona intelligente, sa benissimo che arrivando da solo alla Ferrari non potrebbe spostare le sorti della scuderia. Il mito dei piloti che sviluppano la macchina prendendosi sulle spalle il proprio team non trova un vero riscontro nella realtà. Certo, i feedback precisi di chi guida servono. Ma perché portino i giusti frutti servono ingegneri che li sappiano tradurre in una filosofia azzeccata.
Non ci stupiremmo se dietro le quinte si stesse lavorando per portare a Maranello non solo Hamilton, ma anche una serie di nomi di peso. Non parliamo solo di “Bono”, l’ingegnere di pista di Lewis in Mercedes, Peter Bonnington, che a Toto Wolff di fronte alla notizia del passaggio del suo pilota in Ferrari aveva chiesto se fosse il primo di aprile. Ma anche di altre figure che potrebbero giovare all’organigramma della Rossa pure dopo il ritiro di Hamilton, diventando in qualche modo parte del lascito di Lewis alla scuderia di cui ha abbracciato la causa.
Hamilton, poi, è pilota esigente. I suoi sette titoli mondiali gli permettono di pretendere un certo standard, non solo in termini tecnici, ma anche di operazioni in pista. Se non ha risparmiato critiche a un team con cui ha vinto sei iridi, ci immaginiamo che possa fare altrettanto in Ferrari. A differenza di Alonso, però, Hamilton è in grado di farlo senza spaccare la squadra. Anzi, potrebbe diventare un fattore motivante. Esperienza, carisma, capacità di attirare altri talenti: sono queste le qualità che rendono Hamilton un acquisto importante per la Ferrari, al di là del marketing.