Formula 1: le curiosità del GP d'India

Formula 1: le curiosità del GP d'India
Pubblicità
Tutte le curiosità del GP d'India, dalla bandiera della Marina Militare sulla Ferrari maldigerita dagli indiani al meccanico poeta del Cavallino Rampante|<i> P. Ciccarone, Nuova Delhi</i>
26 ottobre 2012

Non è piaciuta al ministro indiano della difesa la bandiera tricolore con lo stemma della Marina che la Ferrari ha messo sul musetto, per chiedere la liberazione dei marò. “Lo sport non deve essere vetrina di altre cose” ha tuonato e coinvolto Bernie Ecclestone in quel che è diventato un caso politico.

A parte il fatto che la Ferrari è italiana e sulla propria macchina mette quello che vuole, il ministro indiano se ne faccia una ragione, una volta tanto che la F.1 ha un aggancio con la vita reale, ben venga. Di solito in F.1 si guarda dall’altro lato, non ci si immischia e quando si va a correre in Paesi dove esistono delle vere dittature, qualcuno dice che non si intende di politica, che non sa, che non è informato.

O sono una banda di ignoranti, oppure voltano il capo per non vedere e portare a casa il malloppo. In India il ministro in questione avrebbe dovuto pensare ad altro. Ad esempio all’esproprio delle terre ai contadini che si sono visti togliere tutto per la costruzione di un autodromo che vive una volta all’anno.

 

I rimborsi sono stati ridicoli e oggi, dopo un anno, c’è gente che ancora protesta, ma senza speranza. Non solo, negli ultimi 12 mesi molti personaggi influenti e qualche politico è stato pure arrestato, (come in Corea…) segno che tutto liscio non è filato e che qualcosa da ridire c’è. Ma la F.1 ormai muove la politica, i governi che se non finanziano, non ci si muove.

Pensate solo a un autodromo come quello di Imola (o Magny Cours o altri ancora) messi in naftalina per andare in posti dove non sanno cosa è una macchina, figurarsi da corsa, non hanno idea di cosa sia la F.1 ma fa vetrina internazionale e consente ai politici locali di tirare fuori tanti soldi, un po’ per avere le gare, tanti altri per la costruzione degli impianti.

ferrari india marina militare
Non è piaciuta al ministro indiano della difesa la bandiera tricolore con lo stemma della Marina che la Ferrari ha messo sul musetto, per chiedere la liberazione dei marò. “Lo sport non deve essere vetrina di altre cose” ha tuonato e coinvolto Bernie Ecclestone in quel che è diventato un caso politico

 

In Italia un circuito nuovo potrebbe costare fra i 60 e gli 80 milioni di euro. Con i costi che abbiamo noi. Da quelle parti, India, Cina Malesia e via di questo passo, con costi della manodopera che sono meno del 10 per cento che da noi, se non spendono 200-300 milioni di euro non sono contenti. Qualcosa non torna.

Ma la F.1, che si vede offrire 30-40 milioni di euro per andare a correre in quei posti contro i 18 dell’Europa, fa una botta di conti e si trasferisce armi e bagagli, il resto non la riguarda. Non se ne fa una questione etica. Loro pagano, io intasco e divido. Alla fine tutti felici e contenti. Ma in India c’è gente che ha perso tutto, non ha un pezzo di terra da coltivare, ma con oltre un miliardo di poveri, figurarsi cosa cambia per qualche centinaio di disgraziati.

La F.1, che si vede offrire 30-40 milioni di euro per andare a correre in certi posti contro i 18 dell’Europa, fa i conti e si trasferisce armi e bagagli, il resto non la riguarda

Con numeri simili, uno in più o in meno, non cambia nulla. E così accade che per andare in autodromo devi farti 3 ore e mezza di macchina da New Delhi perché se c’è una vacca per strada che dorme, non la puoi spostare, il traffico si blocca e aspetti con serena rassegnazione. Se trovi un hotel a 5 stelle nelle vicinanze, spera che non ti becchi una pantegana in camera (chiedete ai tecnici di alcuni team che sono schizzati schifati da certi incontri). Magari è considerato animale da compagnia, visto che in India c’è una divinità a forma di topo, che viene omaggiata dai fedeli che si fanno camminare sulle orecchie da questi animali.

E poi il ministro fa l’offeso con la Ferrari, che ha solo ricordato l’inganno con cui hanno arrestato i due marò e che dopo un anno è ancora tutto da definire. Sarà pure bella la pista, fantastici gli scenari del Taj Mahal, ma che vengano a insegnarci qualcosa, questo forse è eccessivo, ma quel fine latinista di Bernie Ecclestone, ricordando la filosofia romana del pecunia non olet (i soldi non puzzano) non ha nemmeno il tempo di tapparsi il naso, solo quello di passare dalla cassa e verificare che sia stato tutto pagato. Il resto son cavoli degli indiani.

formula1 india 2012 (5)
La dogana non accetta pezzi nuovi diversi da quelli che arrivano tutti in gruppo coi cargo della FOM. Il resto potrebbe essere “sdoganato” a parte dietro riempimenti di moduli e pagamenti vari di tasse locali

Da noi si chiama pizzo, in India marketing

Un esempio di come funzionano le cose in India per la F.1? La dogana non accetta pezzi nuovi diversi da quelli che arrivano tutti in gruppo coi cargo della FOM. Il resto potrebbe essere “sdoganato” a parte dietro riempimenti di moduli e pagamenti vari di tasse locali. Se devi acquistare sei bottiglie d’acqua minerale, puoi farlo solo da un fornitore autorizzato che alla modica cifra di 6 dollari a bottiglia (da mezzo litro) può darti la confezione da 6, ovvero 30 euro per 6 bottigliette e visto che se ne vanno a centinaia, l’esborso è notevole.

Altro esempio, la carne: provenienza da accertare, i team la vogliono australiana (è il luogo più vicino e sicuro per certa roba) gli indiani nicchiano salvo sparare cifre da paura. E lo stesso per il latte. Ma se vai al supermercato a fare la spesa per conto tuo, stai certo che ti accade qualcosa per strada…, è vietato derogare dal fornitore unico.

Altro esempio, i disinfettanti. La zona è considerata mild per la malaria, ovvero medio rischio e quindi la profilassi serve a poco (prima…). Per lavarsi le mani ci sono prodotti adatti, bene li puoi acquistare in loco dalla solita ditta che a 10 dollari la confezione sarà felice di piazzarti tutto. Qualcuno ha fatto il giochino di ordinarla sotto falso nome e la richiesta è stata di 4 dollari a confezione. Messi di fronte al fatto, si è trovata una soluzione… Lo stesso prodotto, portato dall’Italia, costa 50 centesimi al litro, i bidoni da 10 litri si possono prendere per meno di 5 euro perché scatta lo sconto, invece in India, grazie all’attenta politica di marketing, a meno di 40 dollari (30 euro) a confezione non ti mollano nulla. Da noi si chiama pizzo, lì è politica di marketing.

Il meccanico poeta

Vi diciamo solo che lavora alla Ferrari e compone poesie o analisi leggiadre sui momenti del team. Adesso qualcuno (scommettiamo che avete già capito…) cercherà di scoprire chi è il meccanico poetico del team, noi possiamo dire che è uno che da anni frequenta le piste e conosce bene

l’ambiente.

In Ferrari c'è un meccanico poeta, che in alcune piste si è lasciato cogliere dalla "romanticità" del momento


A Monza ha avuto una visione poetica mica da ridere: “Un vento di vertigini assale le nostre menti di fronte alla vastità dello spazio che porta alla prima curva” come dire che con Massa che partiva sempre dietro, era strano vedere che davanti non c’era nessuno… e infatti a Singapore l’analisi è stata la seguente: “Tornati coi piedi per terra in quel che è il nostro solito habitat circondati da una muraglia di gomme e alettoni”.

Altre visioni: “Il cambio gomme? Come un tiro da tre a basket, oplà e la gomma è andata su da sola” Un pit stop ben riuscito? “Una sinfonia di pistole pneumatiche a dettare il ritmo della ragione che porta il cuore in primo piano”. Uno così sarebbe da presentare ufficialmente e fargli scrivere un libro di poesie!

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese
Pubblicità