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La Red Bull è davvero tornata? Viene da chiederselo scorrendo la classifica delle due sessioni di prove libere del venerdì del Gran Premio dell’Azerbaijan 2024 di Formula 1 a Baku. Charles Leclerc avrà anche colto il miglior tempo nelle FP2 – complice l’evoluzione della pista - ma la RB20 ha spiccato, specie rispetto alle gare precedenti. Per capire se si tratti solo di un fuoco di paglia o meno, bisogna partire da una novità tecnica apparsa sulla vettura in terra azera.
In una F1 in cui anche il più piccolo dettaglio può fare la differenza, anche un accorgimento tecnico in apparenza minimo potrebbe avere delle conseguenze macroscopiche sul comportamento di una monoposto. Ma andando a vedere nel dettaglio le modifiche al fondo della Red Bull RB20 si nota come gli interventi alla chiglia nella parte bassa del telaio siano tutt’altro che trascurabili. È questo il primo passo per curare i mali di una monoposto che ultimamente non ha offerto in pista i risultati sperati.
La versione rivista del fondo della RB20 – la sesta stagionale di questo componente – è stata pensata dai tecnici della Red Bull per cercare di porre fine all’incostanza della capricciosa monoposto di casa Red Bull e al naturale sottosterzo che consegue alla mancanza di fiducia nel comportamento del retrotreno in ingresso curva. La Red Bull non avrebbe potuto non intervenire a fronte delle brucianti parole di Max Verstappen, che dopo la gara di Monza aveva definito la RB20 un “mostro inguidabile”.
Da quanto si è visto in pista a Baku oggi, parrebbe che la Red Bull abbia fatto un passo in avanti importante, ma c’è un fattore che potrebbe aver influito parecchio sulla percezione della RB20 in pista. Le curve a bassa velocità, corte e a 90° della pista di Baku rappresentano la tipologia di cambi di direzione in cui la RB20 si sente a proprio agio. Siamo molto lontani dalle curve a lunga percorrenza e a medio alta velocità che potrebbero mettere alla frusta in maniera più rappresentativa il pacchetto rivisto della scuderia di Milton Keynes.
Potrebbe poi stupire il fatto che la Red Bull più competitiva nelle FP2 sia quella di Sergio Perez. La spiegazione del maggior slancio del messicano è duplice. Da un lato, Perez ha sempre ben figurato sui circuiti cittadini, che da un certo punto di vista riducono la forbice prestazionale rispetto a Verstappen. Dall’altro, la differenza macroscopica nel terzo settore tra i due piloti induce a pensare che in Red Bull abbiano optato per un approccio più conservativo a livello di mappatura del motore per un Verstappen apparso decisamente più pacato nelle sue comunicazioni via radio con Gianpiero Lambiase.
Decisamente più agitato via radio è risultato Charles Leclerc, che a inizio FP2 si è lamentato del comportamento della sua Ferrari SF-24, il cui sterzo, dopo l’incidente della prima sessione di libere, gli sembrava avere un comportamento sballato. “È impossibile che non lo vediate dai dati”, ha tuonato Leclerc a Bryan Bozzi prima che venisse richiamato ai box per risolvere gli evidenti problemi di handling superati dopo il cambio della scatola dello sterzo, come evidenzia il suo tempo a fine sessione. Che Leclerc abbia un feeling speciale con la pista di Baku si capisce dal modo in cui trova rapidamente il limite, anche se in questo caso, come già accaduto in passato, Leclerc lo ha superato, finendo contro le barriere.
Baku è l’appuntamento centrale di un trittico di gare in cui la Ferrari ha le carte per ben figurare. Ma per fare davvero la differenza su un circuito cittadino di non facile interpretazione come questo è importante acquisire giro dopo giro la fiducia giusta per rendere al massimo, specialmente in qualifica. Charles, pur avendo perso tempo in entrambe le sessioni, sembra averla trovato comunque. Questo su un tracciato sul quale il problema del bouncing nelle curve ad alta velocità non sussiste, vista la natura dei cambi di direzione.
E se la Ferrari a Baku cerca di darsi ulteriore slancio dopo Monza, in Mercedes si è deciso di tornare sui propri passi. Per il GP dell’Azerbaijan, infatti, la scuderia di Brackley ha scelto di non impiegare il fondo introdotto per la prima volta a Spa. Una soluzione, questa, che ha avuto fortune alterne a Zandvoort e a Monza, restituendo la sensazione di rendere sì la W15 più veloce, ma anche più capricciosa. I primi riscontri di questo dietrofront, visti gli spunti di Lewis Hamilton, sembrano incoraggianti. Molto meno lo sono i problemi tecnici occorsi sulla monoposto di George Russell, a lungo fermo ai box nelle FP2.
Dal canto suo, la McLaren non ha mostrato particolari acuti a Baku. Ma è vero che la scuderia di Woking spesso si nasconde nella giornata di venerdì. E, soprattutto, continua ad avere un invidiabile asso nella manica: la costanza di rendimento della MCL38. Una caratteristica, questa, che potrebbe tornare utile in un contesto di fortissima evoluzione della pista. Le nubi di polvere alzate dalle monoposto tra gli affascinanti edifici della città vecchia sono un monito di quanto il circuito cambierà con lo svolgersi dell’intreccio del weekend di gara. E se c’è qualcosa che ormai è chiaro, è che in questa F1 tutto può mutare in un attimo.