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Riavvolgendo a freddo il nastro del Gran Premio di Spagna 2021 di Formula 1, è inevitabile pensare che la Red Bull, a prescindere da quel pit stop efferato e strategicamente impeccabile da parte della Mercedes, fosse comunque destinata a perdere la gara. Per una combinazione di fattori, a cominciare dalla gestione degli pneumatici, per arrivare al motore Honda, un passo indietro rispetto alla power unit di Brixworth in corsa, forse anche per questioni di affidabilità. Ma la sosta di Lewis Hamilton per montare le medie è comunque utile per evidenziare una mancanza su cui a Milton Keynes dovrebbero riflettere.
A Barcellona, perfezionare una strategia aggressiva è esercizio decisamente più semplice che altrove. Ma diventa ancora più elementare se, come nel caso della Red Bull, non c’è un secondo pilota a marcare la mossa degli avversari. Sergio Perez si trovava abbastanza indietro da non impensierire minimamente Hamilton nel caso, poi verificatosi, in cui l’inglese avesse effettuato un’altra sosta. Lewis, dopo il pit stop, si è ritrovato alle spalle del suo compagno di squadra, Valtteri Bottas. Che, pur se con qualche reticenza in più del solito, gli ha poi lasciato strada.
Il motivo per cui Perez si trovasse così indietro è riconducibile a un problema fisico. Nel corso delle qualifiche, Sergio ha accusato delle vertigini per via di una contrattura alla spalla. Non è la prima volta che la zona cervicale gli dà dei grattacapi, peraltro. Ne è conseguito un nono posto, a quasi un secondo da Verstappen. Con questi presupposti, la Red Bull ieri si è trovata fin da subito a riproporre l’attacco ad una punta sola che la caratterizza ormai da anni. È una situazione ben lontana dall’essere ideale, e in Red Bull ne sono perfettamente consapevoli.
Nel post gara, sia Helmut Marko che Chris Horner hanno parlato del “disperato bisogno” che la Red Bull ha di un Perez al massimo della propria forma, per poterlo sfruttare al meglio con l’obiettivo di mantenere viva la lotta per il titolo. Al netto del problema di Barcellona, Perez nelle prime gare stagionali ha faticato. È in buona compagnia, visto che praticamente tutti i piloti che hanno cambiato scuderia rispetto all’anno scorso hanno accusato un deficit prestazionale rispetto al compagno di squadra, almeno parzialmente imputabile all’insufficiente numero di giorni a disposizione per i test.
In questo contesto, Valtteri Bottas, per quanto non esattamente all’apice della forma in questo avvio di campionato, ha pur sempre portato a casa punti importanti, trainato da una monoposto che, una volta superati i singhiozzi iniziali, in Spagna era di fatto la migliore del lotto. E le difficoltà di Perez, a lungo andare, potrebbero impattare significativamente sul mondiale della Red Bull. Perché, per mantenere viva la lotta, non basta il talento straripante di Verstappen.
E qui viene spontaneo farsi una domanda. La RB16B è vettura di più facile interpretazione rispetto a quella che l’ha preceduta, o è solo Max a far sembrare tutto semplice, anche quando non lo è affatto? È un interrogativo cui, al momento, non è possibile rispondere. Quello che è certo è che il presente, ancora una volta, parla di una Red Bull costretta a giocare a una punta sola. In pochi, al momento dell’ingaggio di Sergio Perez, se lo sarebbero immaginato. E saranno proprio le prestazioni di Perez nel prosieguo della stagione a dare la misura delle ambizioni mondiali della Red Bull.