Formula 1: la doppietta della Ferrari ad Austin dimostra che il titolo mondiale Costruttori è alla portata

Formula 1: la doppietta della Ferrari ad Austin dimostra che il titolo mondiale Costruttori è alla portata
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La doppietta colta dalla Ferrari nel Gran Premio degli Stati Uniti 2024 di Formula 1 ad Austin dimostra che il titolo mondiale Costruttori è un obiettivo alla portata della scuderia di Maranello
21 ottobre 2024

Dopo la splendida doppietta colta dalla Ferrari nel Gran Premio di Austin 2024 di Formula 1, con Charles Leclerc davanti a Carlos Sainz, Fred Vasseur ha spiegato che tutto è possibile. E a ben vedere, non si tratta di una frase fatta. Si è parlato tanto degli aggiornamenti che le varie scuderie avrebbero portato ad Austin, ma l’upgrade che ha fatto la differenza non è arrivato in America, bensì settimane prima. È il pacchetto portato dalla Rossa a Monza. La vera prova del nove della bontà di queste soluzioni era proprio Austin, con le sue lunghe e complesse curve veloci che avrebbero esacerbato il tallone d’Achille della SF-24.

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Ma ieri la macchina nelle mani di Leclerc e di Sainz è stata assolutamente efficace, soprattutto con la gomma media, mescola con cui la SF-24 interagiva come nessun’altra vettura. Lo dimostra il passo forsennato di Leclerc, riuscito a guadagnare un vantaggio consistente su Verstappen, gestendo poi la sua corsa di conseguenza. Il passo forse eccessivamente blando imposto dalla McLaren per preservare le gomme a inizio corsa e allungare il primo stint ha sì consentito ai due piloti papaya di alzare il ritmo sul finire di questa porzione della corsa, ma non ha permesso loro di andare all’attacco della Ferrari a fine gara.

Il compito per la Rossa sarebbe stato molto più complesso se Leclerc non avesse potuto approfittare della bagarre tra Norris e Verstappen in partenza per prendersi la testa della corsa, il momento in cui si sono giocate le sorti dell’intera gara, e forse pure del mondiale piloti. Le polemiche sulla penalità comminata a Norris per il sorpasso su Verstappen a fine corsa sono comprensibili, visto che le normative sono troppo confusionarie. Ma la verità è che Norris non avrebbe mai dovuto ritrovarsi in quella posizione.

Norris in partenza ha peccato di ingenuità, lasciando aperta la porta a Verstappen dopo un buon abbrivio. I tempi di reazione non sono nulla se non accompagnati a una buona dose di lucidità, soprattutto se ci si deve confrontare con un cliente scomodo come Verstappen. Non è nostra intenzione usare come arma la salute mentale di Norris, come ha fatto in maniera assolutamente gratuita e stomachevole il Dottor Marko, ma ci limitiamo a dire che Lando non è pronto per sostenere una lotta mondiale, nonostante la vettura a sua disposizione. Tornando alla manovra della discordia a fine gara, è indubbio che Verstappen nelle lotte in pista si comporti sempre come se corresse da solo.

Dopotutto per Max l’avversario non conta, e se non dovesse alzare il piede sarebbero affari del rivale. La scelta di non sanzionarlo per certe manovre nel 2021 l’ha di fatto legittimato a perseverare con i suoi atteggiamenti. Va detto, però, che per il modo in cui vengono giudicati questi episodi oggi Norris non era abbastanza davanti al punto di corda della curva per potersi aggrappare alla posizione che aveva guadagnato. Avrebbe dovuto restituirla, per poi riattaccare subito Max. Il muretto della McLaren la pensava diversamente, visto che non l’ha suggerito a Lando via radio, ma potrebbe pentirsi di quello che di fatto è un errore di valutazione pesante.

A proposito di valutazioni, riesce difficile giudicare una Mercedes che rappresenta di fatto un enigma, ma dall’apparente grande potenziale. Le modifiche apportate al fondo hanno reso la W15 veloce sul giro secco, ma entrambi i piloti hanno steccato in qualifica. L’errore di Russell nella Q3 ha demolito gli aggiornamenti al fondo adottati dalla monoposto per Austin, rimasti così ad appannaggio del solo Hamilton, autore di un errore da principiante ingolfandosi nella ghiaia a inizio GP e rendendo impossibile una valutazione dell’upgrade sulla lunghezza della corsa. Dei team di testa, la Mercedes resta un oggetto misterioso, estremamente capriccioso a fronte dei cambiamenti della pista e con una finestra di utilizzo minuscola.

In un giorno in cui uno dei decani della F1 si è prodotto in un errore imperdonabile, i giovani rampanti del Circus hanno mostrato di che pasta sono fatti. Che dire di Liam Lawson, giunto a punti nella prima gara al ritorno con la RB nonostante una penalità monstre? Liam ha mostrato la calma dei forti e dei guizzi notevoli in un momento di fortissima pressione, visto che nessuno dei top manager della Red Bull ha nascosto che il suo è un provino per qualcosa di molto grande il prossimo anno. Che sia lui l’uomo giusto per non essere schiacciato dal meccanismo della Red Bull? Sembrerebbe di sì, vedendolo.

Così come ci pare ovvio che Franco Colapinto meriti di restare in F1. Non solo per la sua trascinante simpatia – memorabile la battuta su Esteban Ocon, che gli ha strappato il giro più veloce montando le soft a fine gara: “Non dovremmo pensare al bene del nostro pianeta?” - ma anche e soprattutto per le qualità che sta mostrando in pista. Il ragazzo argentino fuori dai radar fino a pochi mesi fa si sta conquistando sul campo la stima di tutti. E se fossimo in Mattia Binotto faremmo carte false per averlo il prossimo anno.

La Ferrari, invece, non deve attendere il 2025 per pensare in grande. La doppietta di Austin, colta con una certa autorevolezza strategica – vedi l’undercut di Sainz su Verstappen - ottime prestazioni da parte dei piloti e una SF-24 che è stata la migliore vettura del lotto, è la dimostrazione che la Rossa può davvero puntare alla vittoria nel mondiale Costruttori. Non è solo questione di matematica, ma di autorevolezza in pista. Questa è la Ferrari di Fred Vasseur, frutto di una rivoluzione silenziosa ma non per questo non efficace. Una trasformazione che rende davvero tutto possibile, anche riportare a Maranello un titolo Costruttori che manca da 16 anni.

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