Formula 1: l’Imola felice di Ayrton Senna

Formula 1: l’Imola felice di Ayrton Senna
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Il 1° maggio di 27 anni fa, Ayrton Senna moriva a Imola. Ma Ayrton e l'Autodromo Enzo e Dino Ferrari erano già legati indissolubilmente prima che l’orologio si fermasse per sempre sulle 14.17. E vogliamo ricordarlo proprio così, sorridente e vincente nella sua Imola felice
1 maggio 2021

Tra Imola e Ayrton Senna esiste un legame profondissimo. Quello schianto al Tamburello domenica 1° maggio 1994 fermò per sempre l’orologio sulle 14.17 come avrebbe fatto lo scoppio di una bomba. E di deflagrazione, in effetti, si trattò sul serio, visto che la F1 non sarebbe stata più la stessa. Ma vale anche per Imola, perché, a 27 anni di distanza da quel weekend nero, il circuito fatica ad affrancarsi da quest’ombra pesante. Una storia dolorosa, che dovrebbe però arricchire l’anima di questa pista - come l’oro fuso usato per ricomporre le ferite di una ceramica rotta - senza fagocitare tutto il resto.

Pensando a Imola, si finisce sempre per tornare con la mente al 1994. A Rubens, salvo per miracolo. A Roland, fermo sulla sua Simtek distrutta con il capo chino di chi si è arreso al suo destino. Agli spettatori feriti dall’incidente al primo giro tra JJ Lehto e Pedro Lamy. Ai meccanici colpiti dalla gomma di Alboreto. Ad Ayrton. Ma la storia tra Senna e Imola è molto più complessa di così. Perché c’è un lato splendido, coinvolgente, del fil rouge che lega Ayrton all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. Un legame fatto di otto pole position e tre vittorie nelle undici stagioni in cui si è articolata la carriera di Senna in F1.

La prima partenza al palo arrivò nel 1985, quando Ayrton era fresco della sua prima vittoria in carriera, ottenuta danzando sotto la pioggia con la sua Lotus Renault all’Estoril. Aveva rifilato oltre un minuto al secondo classificato, Michele Alboreto. A Imola, si era installato in pole position. Ma non era destinato a vincere. Un’anomalia al motore lo lasciò senza benzina a quattro giri dal termine della gara. Dopo la squalifica di Alain Prost, la vittoria andò a Elio De Angelis, suo compagno di squadra. Non andò meglio nel 1986. Partì di nuovo davanti, ma fu passato da Piquet in partenza e fu costretto al ritiro da lì a poco. E nel 1987, la terza pole consecutiva non gli valse la vittoria. Fu secondo, su una Lotus che non aveva il ritmo della Williams.

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La vittoria arrivò al quarto tentativo, nel 1988. Anno in cui Senna, forte di una monoposto dominante, la McLaren MP4/4 delle meraviglie, avrebbe ottenuto il suo primo titolo mondiale. Cominciò la sua cavalcata vincente proprio a Imola, ottenendo la prima delle sue 35 vittorie con la McLaren e il primo degli otto successi di quella stagione magica. Nel 1989, invece, la sua vittoria accese la miccia della sua rivalità con Prost. Senna fece venire meno il patto col Professore, secondo cui nessuno dei due avrebbe sferrato un attacco nel primo giro. Ayrton se ne fregò, delle regole non scritte. E passò Prost alla ripartenza dopo l’incidente di Berger.

Fu l’inizio di una lotta aspra, senza esclusione di colpi, tra due piloti che avrebbero capito quanto si stimavano, quanto fossero stati importanti per la carriera dell’altro, solo una volta esaurita del tutto la loro rivalità. L’ultima vittoria Senna a Imola la colse nel 1991, da rabdomante sotto una pioggia infingarda, che aveva beffato proprio il suo miglior nemico. Prost era finito in testacoda alla Rivazza nel giro di formazione con la sua Ferrari, ponendo fine alla sua gara ancora prima che iniziasse. Passato al via da Patrese, poi fermato da un problema tecnico, Senna vide negli specchietti sempre più grande la monoposto del suo compagno di squadra, Berger, per via della pressione dell’olio della sua monoposto, che si abbassava sempre più. Ma il muretto decise di congelare le posizioni, a favore dell’uomo che avrebbe ottenuto il terzo titolo mondiale della sua carriera a fine anno.

L’ultima pole position a Imola di Ayrton Senna arrivò il 30 aprile del 1994. Cosa sarebbe successo il giorno successivo lo sappiamo tutti. È una storia a tinte fosche che, in una sorta di rito collettivo, viene tramandata sia in versione scritta che oralmente da chi c’era. Ma a noi piace ricordare il Senna vincente, quello sorridente, esultante. Non l’uomo che, nell’ultimo giorno della sua esistenza, aveva il viso cupo, pensieroso. Come se, da qualche parte nella sua testa, se lo sentisse, quello che sarebbe successo, di lì a poco. Quello vincente è l’Ayrton che, a 27 anni dalla sua scomparsa, in tanti non hanno potuto conoscere.  

Il Senna non ancora leggenda, ma uomo, è colui che tutti inseguono. Chi c’era, rivendica i suoi racconti di prima mano, le fiere testimonianze di aver assistito ad una delle pagine più entusiasmanti della storia della F1. Chi era troppo piccolo per capire appieno si aggrappa a ricordi forse indotti, a lacrime infantili e inconsolabili, che per un giorno lo avevano accomunato ai grandi. Chi non era nato cerca di capire, rapito, chi fosse davvero Ayrton. La ragione di tutta questa fascinazione è semplice. C’è un motivo se Senna veniva chiamato Magic. Era magico, per davvero.

E lo sarebbe stato anche se l’orologio della sua esistenza non si fosse fermato il 1° maggio del 1994. Come per tutti i grandi della F1, ci sarebbe solo voluto più tempo per capirlo. E allora, 27 anni dopo, ricordiamolo per il pilota che è stato, anche a Imola, prima che diventasse materia dei sogni di chi non l’ha potuto conoscere, tessuto dei rimpianti di chi lo ha vissuto. Ritroviamo quell’Ayrton bello, sorridente, fiero, sul podio a Imola a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta. Perché Ayrton e la sua Imola sono stati anche tanto felici, insieme.

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