Formula 1, l'Arabia Saudita tenta la scalata al Circus

Formula 1, l'Arabia Saudita tenta la scalata al Circus
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Incontro chiave tra i responsabili sauditi e i vertici di Liberty Media in vista in Bahrain: sul piatto ci sarebbe la proprietà della Formula 1
27 novembre 2020

Jeddah e non solo. L'Arabia Saudita ha accelerato i tempi nel motorsport tanto da aver firmato un contratto decennale per ospitare un GP a partire dal prossimo anno. Intanto sarà su un circuito cittadino tracciato da Hermann Tilke, l'architetto della F.1, ma fervono i lavori anche a Qiddiya che dovrebbe ospitare il GP su un tracciato permanente a partire dal 2023, dopo che già la F.E, sul tracciato stradale di Diriya, aveva di fatto aperto le porte alla massima espressione occidentale del capitalismo: le corse in auto, seppure elettriche. L'interesse per il motorsport parte da lontano ma ha connotazioni economiche prima che sociali.

I regnanti sauditi hanno rigettato le accuse di mancanza di rispetto per i diritti umani, sostenendo che non ci saranno preclusioni a nessuno per accedere al GP. Ma tutta la regione, in tema di diritti umani, è sotto la lente di osservazione. A partire dal Bahrain che è stata di recente accusata di aver violato, in special modo dopo i tumulti del 2011, i diritti delle minoranze. E lo stesso accade ad Abu Dhabi e negli Emirati in genere. La F.1 sta percorrendo un tracciato in cui il messaggio sociale, partito col Black Lives Matter, sta affrontando altri aspetti della vita di tutti i giorni, lanciando proposte e iniziative atte all'inclusione. E per questa ragione l'inserimento in calendario di un GP in Arabia Saudita ha destato perplessità per la questione diritti umani, come se in Russia, Turchia, Cina, Azerbaijan tanto per fare dei nomi, non ci fosse lo stesso problema di base ma in queste nazioni si corre da anni senza che nessuno si sia posto alcun problema.

In Bahrain, però, accadrà qualcosa di nuovo e importante. L'incontro fra i responsabili sauditi e i responsabili di Liberty Media doveva avvenire a marzo, quando era in calendario il GP in origine. Adesso, invece, potrà avvenire in un contesto diverso, dopo l'ufficializzazione di una gara in Arabia Saudita e il perché del motivo è presto svelato: gli arabi stanno pensando di comprare Liberty Media e il pacchetto F.1. L'interesse nasce dal fatto che i Paesi dell'area pagano cifre molto alte per ospitare una gara, dai 45 ai 55 milioni di euro. Si tratta di stati con i regnanti imparentati fra loro in qualche maniera e tutti dello stesso ramo religioso. L'idea di base è: perché dobbiamo pagare per ospitare un evento che produce soldi a livello mondiale quando potremmo comprarlo e invece di spendere soldi potremmo incassarli?

La situazione finanziaria di Liberty Media, in questo 2020, non è delle migliori. L'ultimo trimestre si è chiuso con una perdita di 104 milioni di dollari a fronte di un maggior esborso per i premi anticipati ai team, passati a 327 milioni dai 245 dell'anno precedente, proprio per far fronte alla crisi in atto. Non solo, seppure i diritti TV siano stati introitati in misura maggiore rispetto agli accordi, mancano i soldi degli organizzatori, quantificabili in circa 400-600 milioni di dollari, oltre al merchandising, le ospitalità e le attività connesse alla F.1 che senza pubblico non si sono svolte. Le prospettive di nuovi capitali o di accessibilità alla piattaforma, hanno fatto rialzare le quotazioni del titolo FWONK che al Nasdaq ha segnato una punta di 42,39 dollari con un rialzo giornaliero dello 0,21 per cento, anche se i dati finanziari al giugno 2020 davano un tracollo del 96,13 per cento con una perdita secca di 200 milioni e un profitto in calo dell'833 per cento.

Questi dati si traducono in un minor valore di Liberty Media sul mercato e dai 6,5 miliardi pagati a suo tempo ad Ecclestone, adesso il valore è della metà se non meno, anche se le prospettive sono positive (da qui l'annuncio delle 23 gare per il prossimo anno...). Quindi un valore basso, gli arabi con capitali da investire e nuove strade da trovare visto il perdurare della crisi legata al petrolio e prospettive future in rialzo. La giusta combinazione per fare una offerta e trovare due soluzioni: la prima, entrare come soci in Liberty Media. La seconda, comprare tutto il pacchetto e fare da soli. Stefano Domenicali deve insediarsi il 1 gennaio e fra i vari problemi da affrontare, dovrà vedere anche come si evolverà questa vicenda per niente secondaria.

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