Formula 1: l’addio ai motori Renault è l’unico modo per salvare l’Alpine

Formula 1: l’addio ai motori Renault è l’unico modo per salvare l’Alpine
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La fine della storia di Renault come costruttore in Formula 1 potrebbe essere l'unica via per salvare l'Alpine, una scuderia che senza l'impiccio delle power unit potrebbe essere appetibile per eventuali acquirenti
1 ottobre 2024

Con la decisione di fermare il programma legato allo sviluppo delle power unit nel 2025, finisce la storia di Renault come costruttore in Formula 1. Se da un lato perdere questo status – che porta con sé, oltre a grandi spese, anche un’invidiabile flessibilità progettuale – è uno smacco per la casa della Losanga, dall’altro viene da pensare che questa decisione sia l’unico modo possibile per salvare il team di Enstone. D’altronde, i proclami di qualche anno fa sull’avvicinamento al titolo mondiale nell’arco di 100 gare si sono scontrati con la realtà di una forte regressione. L’attuale A524, pesante e inefficiente, era la peggior macchina a inizio stagione. E il vero tallone d’Achille è proprio il motore sviluppato a Viry-Châtillon.

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L’eventuale intesa con Mercedes per la fornitura dei motori a partire dal 2026 non solo è possibile – Aston Martin passerà ai propulsori Honda, lasciando spazio libero all’Alpine – ma non è nemmeno così bizzarra, se si pensa alle passate sinergie a livello di produzione di serie tra Mercedes e Renault. Fino al 2021, dopotutto, l’allora gruppo Daimler vantava una partecipazione azionaria nel gruppo Renault, con cui aveva sviluppato progetti congiunti, come quello della smart ForTwo e della Twingo, basate sulla stessa piattaforma.

La collaborazione voluta ai tempi dagli ad Carlos Ghosn e Dieter Zetsche è andata scemando negli anni, ma non è così strano vedere legati i nomi di Mercedes e Renault, per quanto possa sembrare in ambito sportivo. A proposito di sinergie, la decisione di smantellare la divisione preposta allo sviluppo delle power unit per la F1 arriva in un momento complesso per l’intero settore automotive. La difficile transizione verso l’elettrico, con lo spettro di eventuali multe per il mancato rispetto dei limiti sulle emissioni imposti dall’UE per il 2025 per via della scarsa domanda di veicoli a batterie, potrebbe portare a nuove intese, tra cui quella, di cui si chiacchiera oggi, tra Renault e il gruppo Stellantis.

In un contesto così complesso per il settore automotive, valeva davvero la pena tenere in piedi una costosa operazione fallimentare? La dura verità è che il motore Renault è stato il peggiore sin dall’inizio dell’era dell’ibrido, nel 2014, e questo svantaggio non è stato recuperato negli anni. Ancora oggi il propulsore prodotto a Viry-Châtillon è il meno performante della griglia, con un deficit sostanziale rispetto alla concorrenza. Alla luce di questa situazione, è perfettamente comprensibile che il gruppo Renault abbia deciso di mettere un punto, sulla falsariga di quanto fatto in modo più drastico da costruttori come Toyota e Honda a fine anni Duemila, nel contesto di una grave crisi finanziaria globale.

Meno comprensibile è invece la decisione di portare avanti il progetto della power unit 2026 nonostante i dubbi, con un ingente esborso economico. L’allora team principal di Alpine, Bruno Famin, a Spa aveva parlato di valori buoni restituiti al banco dal propulsore 2026 di Renault. Ma se fosse stato davvero così, perché staccare la spina? Forse però i tempi per la decisione di rinunciare allo status di costruttore non erano maturi, nel momento in cui andava valutato l’impegno sui motori 2026.

In ogni caso, togliersi l’impiccio della power unit potrebbe rendere molto più semplice l’eventuale processo di vendita del team. Il valore delle scuderie di Formula 1, complice il boom della categoria negli ultimi anni, è schizzato in alto. La stessa Alpine era stata valutata 900 milioni di dollari all’atto della cessione di una quota del 20% lo scorso anno. Ma vista la difficoltà di entrare in F1 con un nuovo team – chiaramente mostrata da Andretti – una scuderia come l’Alpine potrebbe essere molto appetibile per eventuali investitori. E forse questo è l’unico modo perché questo team torni ai fasti di un passato ormai lontano.

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