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«Scusa, ma chi è quel tizio?»: fu questa la prima domanda dell’allora bi-campione del mondo di F1 Michael Schumacher appena sceso dalla sua macchina al Mugello, dove il 12 settembre del 2000 la Ferrari stava svolgendo dei test. Il tizio in questione guidava una Sauber motorizzata Ferrari con la velocità e l’insolenza del campione navigato. La risposta al suo interrogativo Schumi andò a cercarla direttamente ai box della Sauber, perché sul monitor dei tempi campeggiava uno pseudonimo, Eskimo.
Era un ragazzo di 20 anni, con 23 gare in monoposto all’attivo. Venuto dal nulla, ma con tanto da offrire: un diamante grezzo, tutto da affinare. Era servito un attento lavoro di convincimento da parte dei manager dell’acerbo talento per persuadere la Sauber a dargli una chance, con l’aiuto di una marca di gelati scandinava che aveva finanziato i test. E così, in quella giornata di fine estate di 20 anni fa, il ragazzino dagli occhi di ghiaccio scese in pista per la prima volta al volante di una monoposto di F1. Stupendo non solo Schumi, ma anche patron Peter Sauber, accorso il giorno dopo per vederlo all'opera.
Era veloce, certo, ma a colpire Sauber furono il suo modo di porsi, la sicurezza in sé, lo sguardo determinato di chi sa quello che fa. Indomito nonostante il collo devastato dalle brutali accelerazioni laterali. Timido, chiuso, parlava solo se strettamente necessario. Dando però indicazioni decisamente puntuali su quello che rilevava in pista, e riuscendo esattamente a centrare le aspettative degli ingegneri nonostante l'inesperienza. Mica poco, per uno che fino all'anno precedente correva con i kart. Il piglio del campione lo aveva, eccome. E Kimi-Matias Raikkonen, da Espoo, Finlandia, campione del mondo di F1 lo sarebbe diventato davvero.
Nel 2007, per la precisione, con la Ferrari di quel Michael Schumacher che all'ingegnere di pista della Sauber, Jacky Eeckelaert, aveva detto: «dovete prenderlo, sarà veloce, molto veloce». E fu proprio Kimi a succedere nell'albo d'oro della Rossa al Kaiser. Poi la fuga nel WRC, il ritorno in F1 con la Lotus, la seconda parentesi con la Ferrari e l'approdo in Alfa Romeo, la Sauber del suo debutto da favola in pista. E a quasi 41 anni, 20 anni dopo quel fatidico giorno al Mugello, Raikkonen in Toscana ci è tornato, ancora da pilota di F1, accanto a colleghi che erano all'asilo quando colse l'attenzione di Schumacher. Una sensazione vertiginosa, che farebbe girare la testa a chiunque. Ma non a lui, algido Iceman.