Alesi: «Mio figlio Giuliano? Lasciatelo crescere. In F1 oggi i piloti non sono liberi di esprimersi»

Alesi: «Mio figlio Giuliano? Lasciatelo crescere. In F1 oggi i piloti non sono liberi di esprimersi»
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Jean Alesi, a Monza per assistere ai test di F4 di suo figlio Giuliano, racconta la pressione sull'erede e le differenze fra la sua Formula 1 e quella di oggi | <i>P.Ciccarone</i>
14 novembre 2015

Schumacher contro Alesi in pista a Monza. Ma non era Michael contro Jean, erano i figli Mick contro Giuliano. Ad assistere ai test Jean, ex pilota della Ferrari e padre del sedicenne Giuliano. L’occasione è stata buona per fare un salto alla Sparco, che supporta il giovane Alesi che prosegue una lunga tradizione cominciata negli anni 90 con Jean da quando correva in F.3000 e poi al debutto in F.1.

 

«Deve imparare a prendere il meglio, curare i particolari, guanti, tute scarpe sono importanti, non devono dare fastidio ma essere un insieme che ti aiuta a far meglio. A Torino sono dei leader mondiali, ne ho approfittato. A Monza mi sono divertito a vedere i ragazzi in pista – dice Jean – ma la cosa che mi ha colpito di più è stato fare un giro di pista con mio figlio Giuliano e vedere sui muri, guard rail e altri luoghi il mio nome e messaggi dei tifosi. Son passati 20 anni dalla mia ultima corsa con la Ferrari ma è ancora tutto lì, nero su bianco. Mi ha fatto impressione e piacere, e mio figlio mi fa: ma allora papà ti volevano bene! Incredibile davvero».

 

Sia tuo figlio sia Schumacher jr hanno molta pressione addosso, come tutti i figli di padri celebri: «Vero, ma spero li lascino in pace, li lascino crescere e imparare, le corse devono essere un gioco per ora, hanno 16 anni, forse un domani saranno professionisti, ma oggi meglio lasciarli stare». 

giuliano alesi
Nel 2016, Giuliano Alesi, 16 anni, farà il salto in GP3

 

«Io mi diverto a guardare in pista come guida Giuliano, prendo appunti curva per curva e poi ne discutiamo. L’anno prossimo sarà in GP3, farò buona parte del campionato insieme alla F.1, sarà una vetrina importante, ma spero sempre che tutto fili liscio. Ha corso poco col kart, ha due anni di esperienza, sta crescendo bene, ha vinto delle gare, ma niente stress in più».

 

Ti è piaciuto il mondiale F.1 di quest’anno? «No perché è finito prima del previsto, il mondiale meritava una lotta fino all’ultima gara. Spero il prossimo anno che la Ferrari si avvicini alla Mercedes e che Red Bull sia competitiva, così da avere un mondiale più bello e combattuto».

 

Ma non pensi che manchino i personaggi in F.1? in fondo dopo 20 anni tu hai ancora le scritte sui muri a Monza ma non ci sono per Vettel o Hamilton… «Non facciamo paragoni col passato, altre epoche altri stili. Noi eravamo più liberi, avevamo più possibilità di esprimerci, oggi il marketing li soffoca. I personaggi ci sono, ma non possono esprimersi».

Prendi ad esempio Valentino Rossi: domenica scorsa c’è stata un’onda di tifo per l’uomo, il campione, uno che trasmette se stesso e la sua passione attraverso la tv e la radio, la gente lo ha capito e lo ha seguito. In F.1 nessuno riesce a imitarlo, per quanto siano bravi al volante oggi i piloti sono blindati

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«Io credo che al volante Hamilton, Vettel o Alonso facciano cose incredibili, bravissimi, Rosberg un mago, ma se attorno hanno un ambiente che non li fa parlare, esprimersi e farsi apprezzare, non è colpa loro. Prendi ad esempio Valentino Rossi: domenica scorsa c’è stata un’onda di tifo per l’uomo, il campione, uno che trasmette se stesso e la sua passione attraverso la tv e la radio, la gente lo ha capito e lo ha seguito».

 

«Per me è lui il campione del mondo 2015, ma in F.1 nessuno riesce a imitarlo, a farlo come lui, per quanto siano bravi al volante oggi i piloti sono blindati. Un peccato perché trasmettere emozioni fa parte del tifo e del coinvolgimento degli spettatori». 

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