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Mercedes, Racing Point, Williams e McLaren, quattro squadre diverse con un unico punto in comune: il motore Mercedes. Il 2021 sarà l'anno in cui la F.1 si mette nelle mani di Toto Wolff e della sua gestione politica. Col nuovo accordo fra team e federazione, basterà il 60 per cento dei votanti per decidere i cambiamenti, siano di regolamento od economici. Ovvero 6 squadre su 10 e di queste ben 4 sono nelle mani di Toto Wolff. Il team AMG Mercedes, di cui possiede il 40 per cento delle quote, nella neonata Aston Martin Racing Point in società con Lance Stroll e come fornitore di propulsori alla Williams, di cui deteneva delle quote e la nuova arrivata McLaren che lascia i motori Renault. E' un impatto devastante che ha già dato i primi risultati. Vedi il budget cap con la riduzione di spese a 145 milioni invece dei 175 pattuiti in precedenza.
In questo modo l'unico che politicamente ed economicamente ha il coltello dalla parte del manico è proprio il manager austriaco. Perché la Ferrari con Haas (ammesso che il team abbia le risorse per restare) e Alfa Romeo Sauber (che deve ancora definire il futuro, specie alla luce delle fusioni con PSA) ha solo il blasone ma non la maggioranza numerica, mentre in Red Bull con Honda, ma con i soldi austriaci gestiti da Helmut Marko, trova facile sponda e unità di visione con il connazionale Wolff. Insomma, è una rivoluzione totale quella che si preannuncia in futuro e anche se Liberty Media ha la gestione commerciale del campionato, un conto è dover trattare team per team, come faceva Ecclestone che sulla divisione e gestione sapeva come convincere le squadre, un altro aver di fronte un fronte unico, compatto in almeno 4 squadre su 10 che fanno capo sempre alla stessa persona...
Il tutto sembrerebbe una ritorsione al blocco che la Ferrari impose quando si fece il nome di Toto Wolff come gestore del campionato. La norma che impediva a un ex team manager di gestire tutto il campionato fu fortemente voluto proprio dalla Ferrari, che temeva (a ragione) una gestione non proprio super partes. Ma Wolff è persona sveglia, intelligente, uno che sa come funzionano le cose in pista e come funziona nelle grandi aziende, leggi Mercedes, per cui la strategia di lungo corso, comunque vada a finire, lo vede come vincitore. Mercedes vuole esonerarlo dal team? Deve rilevare il 40 per cento delle quote, e quindi Wolff ha capitali freschi. Non cedere i motori ai team? Mercedes perde un introito sicuro che ammortizza gli investimenti in F.1. Wolff vuole restare in F.1 come team manager? L'accoppiata con Stroll e la rinascita Aston Martin aprono delle possibilità future. L'accordo McLaren? Zak Brown ha ancora interessi negli USA nei vari campionati, per cui si aprono porte importanti in vista dei cambiamenti regolamentari della Indy nel 2022. Da qualsiasi lato la si giri, il vero vincitore è proprio Toto Wolff.
Gli sconfitti? Ferrari che politicamente ha un nome forte, ma di fronte ai numeri non può ribaltare certe scelte se non a patto di alleanze. E in questo momento l'unico alleato potrebbe essere la Renault che dal 1 luglio ha il nuovo CEO, quel Luca De Meo, di provenienza Seat ma con un passato, conoscenze e amicizie a Torino e nella stessa Ferrari. Il problema Renault adesso si chiama gestione del team. Ovvero Cyril Abiteboul che non ha soddisfatto le premesse fatte con Carlos Ghosn, 5 anni di fallimenti, la perdita di un pilota simbolo come Ricciardo e una classifica del mondiale che la vede dietro a team clienti. E' qui che si giocherà la prossima partita per capire se la Ferrari sarà sola contro tutti (anche se poi è solo uno, Toto Wolff) o se potrà contare su alleati.