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Dopo otto mesi e 22 gare, è calato il sipario sulla stagione 2022 di Formula 1. A Yas Marina a vincere, per la quindicesima volta in questo mondiale, è stato uno straripante Max Verstappen. Ma non siamo qui per raccontarvi la cronaca della corsa, bensì per stabilire i nostri top e flop del Gran Premio di Abu Dhabi 2022. E allora, bando agli indugi.
I weekend di gara come quello vissuto da Max Verstappen ad Abu Dhabi sembrano semplici visti da fuori. Ma rendere apparentemente facili i compiti complessi è una caratteristica dei veri campioni. Con la sua quindicesima vittoria in stagione Max ha dimostrato ancora una volta di aver imparato a gestire alla perfezione le gomme, uno dei suoi pochi punti deboli in passato. Si dirà che è merito della macchina. Ma come spesso è accaduto in passato, le prestazioni del compagno di squadra danno la misura della caratura di un pilota che in futuro potrebbe dare un contributo ancora più saliente alla storia della F1.
A proposito di gestione delle gomme, Charles Leclerc è riuscito a tenersi stretto il secondo posto andando a dosare l'aggressività sugli pneumatici in maniera sapiente, in modo tale da poter sfruttare le coperture nei giri finali della corsa. Una strategia a una sosta come quella di oggi Leclerc non l'avrebbe probabilmente fatta fruttare qualche tempo fa. È il segno della crescita di un pilota che si laurea vicecampione del mondo di Formula 1. E se è vero che - come diceva l'uomo che ha creato il sogno della Ferrari - il secondo è il primo dei perdenti, il risultato di Charles è la speranza di successi futuri. Lui sembra pronto. L'importante è che la sua squadra lo sia altrettanto.
Possiamo scommettere che non ci fosse un occhio asciutto a Yas Marina nel momento in cui Sebastian Vettel ha preso in mano il microfono per congedarsi da un ambiente in cui ha stupito, stravinto, faticato e ha ritrovato linfa. Sebastian ha concluso una carriera lunga tre lustri con una prestazione arrembante, costretto come è stato a una rimonta dalle retrovie. Il punticino colto da Vettel è poca cosa rispetto a quanto ottenuto da Sebastian nel corso della sua carriera. Ma è il simbolo del canto del cigno di un pilota che, dopo essersi perso sotto la pioggia di Hockenheim, si è ritrovato uomo e sportivo diverso. Non possiamo augurare il meglio a Sebastian, uomo perbene e generoso con il suo tempo e i suoi gesti. Se volesse ripensarci, però, non ci dispiacerebbe affato.
Si diceva della rimonta cui è stato costretto Vettel. Merito - si fa per dire - dalla strategia controproducente della Aston Martin. Il muretto ha deciso di allungare troppo il primo stint con le medie, e Vettel ha perso troppo tempo negli ultimi giri prima di rientrare ai box per evitare di finire nelle retrovie. È un vero peccato, perché il piazzamento di Stroll dimostra che Sebastian avrebbe potuto cogliere un risultato migliore per chiudere la carriera.
A proposito di piloti che chiudono - almeno per ora - la propria avventura in Formula 1, Mick Schumacher si congeda centrando Nicholas Latifi e producendosi col canadese in una sorta di balletto che ricordava le prodezze che si vedono nel nuoto sincronizzato. Latifi è stato costretto al ritiro, mentre Mick si è visto comminare una penalità di cinque secondi per aver causato la collisione. Peccato.
Vedendo l'ennesimo ritiro di Fernando Alonso per un problema tecnico, viene da chiedersi se l'asturiano sia vittima della maledizione lanciata dal motore Honda da lui definito "GP2 engine". Da allora, Fernando avrà anche cambiato team - e di conseguenza propulsore - ma la situazione non pare così cambiata. Il ritiro di oggi è un peccato, soprattutto perché ci ha tolto la possibilità di vedere Fernando restituire il favore che gli fece Vettel qualche anno fa, producendosi nei classici donuts post gran finale. Domani, comunque, è un altro giorno, in un nuovo team. Che sia la scelta giusta o meno, è un'altra storia. Che siamo pronti a raccontarvi tra qualche mese.