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Il primo Gran Premio del Canada dopo tre anni di assenza causa COVID va in archivio con la vittoria di Max Verstappen, punta di diamante di una Red Bull che incassa il ritiro di Sergio Perez. Ma non siamo qui per parlare di affidabilità, bensì dei top e dei flop della corsa di Montréal. E allora, bando agli indugi.
Max Verstappen è imperturbabile. Qualsiasi tipo di ostacolo gli si pari davanti, il nostro non fa una piega. Qualifiche in condizioni proibitive, in cui sbagliare è un'eventualità tutt'altro che remota? Verstappen stacca di netto la concorrenza senza mai mettere la monoposto in fallo. Partenza accanto a un cliente scomodo come Fernando Alonso? Max si rende protagonista di un abbrivio che neutralizza del tutto lo spirito belligerante del due volte campione del mondo. Sainz lo tallona per un numero di giri che pare interminabile, cercando di indurlo all'errore? Verstappen non sbaglia nemmeno il dettaglio più piccolo. Max è un animale a sangue freddo, ed è questa sua caratteristica a renderlo un fuoriclasse. A prescindere dalle modalità con cui è arrivato il titolo lo scorso anno, Verstappen è un campione del mondo meritevole. E weekend come quello di Montréal ne sono una prova lampante.
Guarda chi si rivede sul podio, e con merito. Che Lewis Hamilton fosse tornato il solito si era intuito nelle interviste di rito prima dei festeggiamenti, quando ha salutato i fan canadesi, al solito i migliori dell'universo, come ai vecchi tempi andati. È stato il coronamento di un weekend in cui ha saputo usare la sua classe per lasciare il segno in qualifica sul bagnato, nonostante - a differenza di Russell - avesse un assetto completamente votato alla pista asciutta che avrebbe affrontato il giorno successivo. E in gara è stato veloce, costante. Persino divertito e divertente, in quel guizzo di orgoglio su Verstappen quando quest'ultimo stava riguadagnando la via della pista dopo la sua sosta. Gare come questa possono far tornare la fame a un pilota come Hamilton. Dopotutto, l'appetito vien mangiando.
Arrivato in Formula 1 tra mille fanfare, degne del primo pilota proveniente da un mercato strategico non solo per Alfa Romeo, ma per lo stesso Circus, Guanyu Zhou, silenziosamente, sta affrontando un'interessante stagione da rookie. La prima, ottima notizia è che Zhou sbaglia poco, a differenza di alcuni rookie degli ultimi anni, come Mick Schumacher e Yuki Tsunoda. La seconda è che il suo processo di apprendistato al fianco dell'esperto Valtteri Bottas lo sta portando a migliorare sia in qualifica, l'aspetto su cui ha faticato di più a inizio stagione, che in gara. Solo l'inevitabile valzer di VSC e Safety Car in Canada lo ha relegato dietro a Bottas. Ma il nono posto del Canada - diventato ottavo grazie alla penalità comminata a Fernando Alonso - è un risultato più che incoraggiante.
La McLaren finisce di diritto tra i flop di Montréal per via del pasticciaccio brutto commesso durante la doppia sosta di Daniel Ricciardo e Lando Norris in regime di Virtual Safety Car. Le lungaggini nella sosta di Ricciardo avevano già attardato Norris, ma, come se questo non bastasse, si è scatenato un caos devastante con le gomme. Sulla monoposto di Norris sono infatti stati montati gli pneumatici sbagliati, poi cambiati a tutta velocità. Ma il danno era già stato fatto. Se l'Alpine, pur con le sfortune e le imprecisioni strategiche con Fernando Alonso, dovesse continuare a essere così solida, la McLaren, con questi errori, potrebbe trovarsi col fiato della rivale sul collo a breve.
L'errore che ha posto fine alla gara di Yuki Tsunoda assume una gravità maggiore in virtù di due fattori. Il primo è che, nonostante le condizioni difficili del sabato e la natura complessa della pista, gli errori di guida durante il weekend sono stati pochi. Il secondo è che Yuki non è più un rookie. La sua tendenza ad essere eccessivamente aggressivo poteva essere bollata come foga di gioventù lo scorso anno. Ora dovrebbe essere meno acerbo. Tsunoda è veloce, ma la rapidità è nulla senza il giusto controllo mentale.
Con Kevin Magnussen e Mick Schumacher al via dalla terza fila, la Haas a Montréal avrebbe potuto cogliere punti importanti, e si è ritrovata invece con un pugno di mosche in mano. Magnussen, decisamente arrembante in partenza, ha rimediato dei danni nella battaglia con Hamilton ed è successivamente finito nelle retrovie dopo la sosta obbligata dalla bandiera nera con disco arancione. Ancora peggio è andata a Mick, fermato da un sospetto problema alla power unit in un weekend di gara in cui si è tolto di dosso il peso degli errori precedenti, che a Baku lo avevano tenuto abbastanza lontano dai muri per non commettere sbagli, ma troppo per lasciare il segno. Peccato.