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La Formula 1 è tornata dopo la pausa estiva con una gara, il Gran Premio del Belgio, che ha visto più caos nella composizione della griglia di partenza, visto il numero improbabile di penalità comminate, che nella corsa stessa. Ma qui non ci occuperemo della cronaca del GP, bensì dei top e dei flop di Spa. Bando agli indugi, allora.
Non dovremmo dirlo, ma proviamo un'irrefrenabile voglia di farlo, e quindi non ci tratteniamo: lo avevamo detto. Che Max Verstappen avrebbe potuto vincere lo si evinceva già alla vigilia, ma il nostro si è superato nella rapidità della sua rimonta. Scattato quattordicesimo, è giunto ai piedi del podio nel corso del settimo giro, per poi prendersi la testa della corsa alla dodicesima tornata. Da lì in poi, ordinaria amministrazione. Per uno come lui, beninteso, non per i comuni mortali. Ai suoi guizzi frutto di un talento unico nel suo genere, Max dopo il combattutissimo mondiale 2021 ha aggiunto una maturità invidiabile. Ed è diventato talmente sicuro di sé da sciogliere la coltre di ghiaccio che usava come protezione, diventando perfino affabile nel paddock. Max oggi è semplicemente stato imbattibile. E la differenza con il suo compagno di squadra dimostra che non è solo merito della RB18.
Si diceva di un Verstappen in stato di grazia. Ma la doppietta colta dalla Red Bull in quel di Spa è una concreta dimostrazione del dominio esercitato dal team di Milton Keynes nella gara di oggi. Che la RB18 fosse particolarmente efficiente sul dritto, specie a DRS attivato, era evidente da tempi non sospetti. Ma oggi la F1-75 ha faticato nel confronto anche nei tratti più guidati della pista. La monoposto frutto del genio di Adrian Newey ha surclassato la rivale made in Maranello sia con le temperature fredde di ieri che con il clima più mite di oggi, e con tutte e tre le mescole portate da Pirelli a Spa, dalla hard alla soft, passando per la media. Oggi non c'è stata davvero storia.
Il buon Fernando oggi non è stato solo tagliente con la lingua - ci arriveremo più avanti - ma anche coriaceo nella gestione di una gara che avrebbe potuto dover concludere dopo poche curve, visto il contatto con Lewis Hamilton, in cui Alonso non aveva colpe. Per sua fortuna, la sua A522 ha incassato l'urto senza fare un plissé, consentendogli di cogliere un sesto posto diventato quinto dopo la penalità comminata a Leclerc nelle battute finali della corsa. Dopo essere stato protagonista della pausa estiva con l'annuncio del suo passaggio in Aston Martin, Alonso dimostra di non aver perso la voglia di farsi vedere. E di dire la sua.
Parliamoci chiaro: la Ferrari oggi non aveva mordente. Con le condizioni più miti, la Rossa sperava di migliorare le proprie prestazioni, e così non è stato. Anzi. George Russell, con la sua capricciosissima Mercedes W13, ha fatto meglio di Sainz per parte della corsa a livello di ritmo. L'ennesima botta di - si può dire? Diciamolo - sfiga di Charles Leclerc, con la visiera a strappo finita nella presa dei freni, non ci ha consentito di vedere il suo vero potenziale. Ma la verità è che la F1-75 non ha performato a dovere. Viene il leggerissimo sospetto che l'ormai famigerata TD39 sul porpoising possa avere influito. Però è troppo presto per dirlo con certezza: serve qualche GP per capirlo. Francamente incomprensibile è invece la scelta di fermare Charles Leclerc per mettere le soft e tentare la carta del giro più veloce. Con un margine risicato su Alonso, poteva scapparci l'errore. E a sbagliare è stato il monegasco, penalizzato per un eccesso di velocità in pitlane. La ciliegina sulla torta? Leclerc, alla fine, non ha colto il giro più veloce. È la fotografia della stagione della Rossa.
"Che idiota a chiudermi dall'esterno. Voglio dire, siamo partiti benissimo, ma questo tizio sa solo vincere scattando davanti": parole e musica di un tenerissimo Fernando Alonso, cui, dopo l'incontro ravvicinato con Lewis Hamilton, si è evidentemente chiusa la vena, in ricordo dei bei vecchi tempi andati in McLaren con l'allora rookie Lewis. Al netto dell'eccesso di livore da parte di Alonso, la colpa del contatto è di Hamilton. Lo ha ammesso lui stesso, una volta arrivato davanti ai microfoni della stampa. E un errore così, per un pilota della sua caratura, è da penna blu.
Oggi Valtteri Bottas compie 33 anni. E Nicholas Latifi, sornione, ha ben pensato di fargli un bel regalo di compleanno, speronandolo con fierezza e facendolo finire nella ghiaia. Il ritiro è stato inevitabile, e Bottas, da buon finlandese, ha fatto buon viso a cattivo gioco, dicendo che avrebbe cominciato prima i festeggiamenti. Un atteggiamento che ci ha ricordato l'iconica fuga verso lo yacht con tuta e casco ancora indossati di Kimi Raikkonen a Monaco nel 2006. Top la reazione di Valtteri, flop - ancora una volta - Latifi.