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Max Verstappen si è aggiudicato anche il Gran Premio dell'Arabia Saudita 2024 di Formula 1, con la Red Bull che grazie al secondo posto di Sergio Perez si assicura una doppietta. Ma noi non siamo qui per raccontarvi la cronaca della gara, bensì per stabilire i top e i flop. Quindi, bando agli indugi.
Ollie Bearman, il pilota più giovane a correre un GP con la Ferrari, ha concluso la prima gara in Formula 1 in settima posizione. È un risultato straordinario per un ragazzo di diciotto anni chiamato in corsa a sostituire Carlos Sainz avendo a disposizione solo una sessione di prove libere, per giunta non in condizioni rappresentative. Il tutto su un tracciato sul quale piloti ben più esperti di lui si sono fatti cogliere in castagna, finendo a muro (su questo torneremo più avanti). Bearman è riuscito a gestire al meglio la partenza a centro classifica, agevolato dalle sue soft. E non ha mai perso lucidità, avvicinandosi al ritmo di Leclerc quando a fine gara aveva pista libera. Una cosa è certa: è solo questione di tempo perché Ollie sia in pianta stabile sullo schieramento. E la sua prestazione a Jeddah accelererà il processo.
Nonostante le turbolenze all'interno della Red Bull, Max Verstappen continua a essere uno schiacciasassi. A Jeddah ha colto il centesimo podio in carriera a 26 anni, gestendo come al solito alla perfezione la sua corsa. Max ha definito impegnativo il suo lungo stint con le hard, dovuto alla Safety Car causata da Stroll a inizio gara. Ma la verità è che da fuori sembra tutto facile, con questa RB20 che nelle sue mani diventa uno strumento perfettamente accordato. E quando un pilota così efficace ha per le mani una monoposto che gli consente di estrarre tutto il suo talento non ce n'è per nessuno. A cominciare dal suo compagno di squadra.
Quel vecchio vichingo di Kevin Magnussen mostra sempre una tempra invidiabile in pista. La sua cazzimma in Arabia Saudita ha aiutato moltissimo il suo compagno di squadra, Nico Hulkenberg, a raccogliere un punticino prezioso per la Haas. La sua tigna nel corpo a corpo gli ha permesso di fare da tappo, tenendosi alle spalle soggetti tenaci come Esteban Ocon e Yuki Tsunoda. Questo con una monoposto, la VF-24, che sembra avere molte meno difficioltà della vettura che l'ha preceduta nella gestione delle gomme. C'è un però....
L'aggressività in pista del coriaceo Magnussen è un'arma a doppio taglio. Se da un lato è stata preziosa per la Haas, dall'altro Kevin non ha dosato la sua verve in modo altrettanto calibrato nelle fasi precedenti della gara. Magnussen, infatti, si è visto comminare due penalità da 10 secondi, una per il contatto con Alex Albon e l'altra per essere uscito di pista e aver guadagnato un vantaggio. Una gara a due facce, insomma, per Magnussen, che ha aiutato il suo team, ma non sé stesso.
Il Gran Premio dell'Arabia Saudita di Lance Stroll non è durato nemmeno 10 giri, causa un incontro ravvicinato con i muretti di Jeddah. È vero che questi errori capitano anche a piloti decisamente navigati, però uno sbaglio del genere stride in un'occasione in cui un diciottenne all'esordio in F1 non ha messo un piede in fallo. Lance può e deve fare meglio.
Secondo Gran Premio dell'anno, secondo pit stop da incubo in casa Stake Kick Sauber, etc, per comodita Sauber. Per par condicio, se la scorsa volta era toccato a Valtteri Bottas, stavolta a subire è il compagno di squadra del finlandese, Guanyu Zhou. Sarà anche solo sfortuna, ma non è certamente il modo migliore di cominciare un lungo campionato.