Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Quali sono i top e i flop del Gran Premio di Spagna 2022 di Formula 1? Ve li sveliamo subito.
A Barcellona la Mercedes W13, da bizzosa tendente al capriccio, è diventata più prevedibile nel comportamento e più efficace. E i ragazzi della Stella a tre punte, George Russell e Lewis Hamilton, hanno saputo estrarne il massimo del potenziale attuale. Di Russell vanno lodate la partenza bruciante e soprattutto la difesa su Max Verstappen, una vera e propria prova di forza che i giovani nelle categorie minori dovrebbero prendere ad esempio. Hamilton, invece, si è prodotto in una splendida rimonta dalle retrovie, dove era finito pochi secondi dopo la partenza, ai piedi del podio. Lewis ha fatto bene a non ascoltare i demoni che gli suggerivano di ritirare la propria vettura. Perché il set-up che ha voluto per la sua W13 l'ha resa molto efficace in gara. Parafrasando una celebre frase, verrebbe da invocare una macchina anche per questi ragazzi. Dopotutto, se la meriterebbero. Anche il tizio al centro nella foto non è male nel suo, peraltro.
Se lo aveste chiesto a Sergio Perez subito dopo la fine della gara, il suo avviso sarebbe stato sicuramente differente. Ma la Red Bull lo ha impiegato al meglio come pedina per assicurarsi una doppietta nonostante il problema al DRS che ha tormentato l'esasperato Max Verstappen a Barcellona. Un gioco di squadra così evidente alla sesta gara stagionale sarà anche sembrato ingeneroso a Perez, probabilmente convinto di poter tenersi dietro Verstappen. Ma Max, forte di gomme più fresche, era destinato a sopravanzarlo comunque. La Red Bull ha così deciso di evitare qualsiasi tipo di problema, ribadendo le gerarchie. La Ferrari, invece, ultimamente si ritrova a giocare a una punta sola. E se questo diamante finisce fuori dalla mischia, sono guai.
Basta osservare lo sguardo vitreo di Lando Norris sulla griglia di partenza prima della gara per capire quanto fosse fuori forma il talento della McLaren. I fastidi agli occhi e alla gola che inizialmente aveva derubricato a semplice allergia erano in realtà sintomi di una tonsillite che ha rischiato di metterlo ko, soprattutto con il caldo torrido - e decisamente fuori stagione - di una Barcellona bollente. Eppure, Norris è stato in grado di fare la differenza. Un ottavo posto può sembrare un magro bottino per la McLaren e il suo pilota più proficuo, ma quando si fa decisamente meglio del proprio compagno di squadra, nonostante una salute non al top, nei top ci si può finire di diritto. E questo è un ottimo assist per passare ai flop.
Tra i bocciati di Barcellona non può che esserci Daniel Ricciardo. Capace di portarsi nella Q3 a differenza di Norris, non è stato minimamente in grado di capitalizzare questo vantaggio la domenica, finendo per muoversi come un gamberone verso la parte meno nobile della classifica. Ancora peggio, dopo una gara in cui si è lamentato per la mancanza di grip, ha persino detto di sperare che il team trovasse dei problemi alla macchina, per spiegare la sua prestazione sottotono. Il problema è che l'andazzo è lo stesso da tempo. Troppo per poterlo ancora giustificare. E se Ricciardo resta sempre il solito sorridente guascone, è la sua carriera ad avere l'aspetto mesto.
Il buon Kevin Magnussen sembrava aver finalmente acquistato maturità con il passare degli anni, superando quella tendenza a far uscire nel momento meno opportuno gli istinti da rettile primordiale chiusi nella mente di ognuno di noi. In partenza ieri si è però rivisto il vecchio, irresistibile K-Mag. Quello cui si chiude irrimediabilmente la vena allo start. Talmente tanto da dimenticarsi l'antico adagio secondo cui le gare non si vincono in partenza, semmai si perdono. A caldo ieri ha accusato Hamilton di averlo speronato, ma la colpa era sua. Kevin è un pilota veloce e efficace, a patto che faccia prevalere la calma. E con una Haas in grado di andare quantomeno a punti, incidenti come quello di ieri rappresentano un gran peccato.
Carlos Sainz in questo momento è l'anello debole della Ferrari. Avrebbe voluto giocarsi con Charles Leclerc la leadership della scuderia, ma la verità è che il suo status - non dichiarato, ma evidente - di secondo pilota se l'è conquistato in pista. Possiamo anche concedergli l'attenuante della folata di vento per l'errore commesso in curva 4 - che di fatto gli ha rovinato la corsa causa fondo danneggiato - ma Sainz aveva già pasticciato in partenza. Carlos patisce indubbiamente la mancanza di feeling con la F1-75, che forma invece con Leclerc un'accoppiata formidabile. Ma deve ritrovare al più presto quella costanza che gli è valsa la chiamata alla Ferrari.
Per le riprese con il drone, talmente nauseanti da farci pensare a una potenziale sponsorizzazione da parte di qualche farmaco antiemetico. Non bastava il caro, vecchio elicottero?