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Prima di consegnare la stagione 2024 agli archivi della Formula 1, ci tocca un compito ingrato, stabilire i cinque piloti flop nel mondiale concluso ad Abu Dhabi con la vittoria del titolo costruttori da parte della McLaren. Quindi, bando agli indugi.
La sorte di Sergio Perez in Red Bull ha cominciato a incrinarsi nel 2022, quando i tecnici di Milton Keynes dopo la sua vittoria a Montecarlo perfezionarono una cura dimagrante che consentì una ripartizione rivisitata dei pesi della RB18. Un'evoluzione, questa, che portò la monoposto verso le preferenze di guida di Max Verstappen, grande estimatore delle vetture con un anteriore tagliente e un posteriore la cui instabilità non lo disturba minimamente, anzi lo esalta. Uno stile di guida peculiare, difficilmente replicabile dalla maggior parte dei piloti. Perez ci ha provato, ma non è riuscito nell'impresa, scivolando sempre di più verso il baratro mentre i suoi appunti sulla progressiva ingovernabilità della RB19 restavano inascoltati.
Aveva ragione lui, e con la filosofia rivista per il 2024 anche Verstappen avrebbe avuto da ridire su una monoposto capricciosa, dal bilanciamento appeso a un filo per colpa di una coperta troppo corta. Ma non è una scusante per le prestazioni pessime di cui si è reso protagonista Perez nel corso dell'anno. Sono arrivati tanti errori stupidi, dimostrazione lampante di una mancanza di lucidità che gli è costata cara. Era inevitabile che Perez, ormai l'ombra del pilota solido che era stato tempo addietro, perdesse anche il sedile a fine anno. Negli annali della F1 resteranno le sue sei vittorie, in particolare la prima a Sakhir nel 2020 con la Racing Point, e la difesa strenua su Lewis Hamilton nel 2021 ad Abu Dhabi, fondamentale affinché Verstappen potesse cogliere quel mondiale turbolento.
Lance Stroll è stufo della Formula 1. Lo si capisce dall'involuzione progressiva del suo comportamento con la stampa nel corso della stagione 2024. Se all'inizio dell'estate il suo fare introverso lo induceva ad aprirsi pian piano con la stampa, dopo un inizio timido, in seguito alla pausa estiva Lance non faceva altro che rispondere a monosillabi. Qualcuno potrebbe pensare che sia l'atteggiamento di un figlio di papà viziato, ma a nostro avviso si tratta invece della manifestazione di un conflitto interno che sta venendo in superficie.
Stroll in sé avrebbe anche le capacità per essere un onesto pilota di F1 - sul bagnato e in condizioni miste è sorprendentemente efficace - ma ha la tendenza a perdersi in un bicchiere d'acqua. Lo si è visto chiaramente in Brasile, quando nel tentativo di fare manovra dopo essere uscito fuori pista nel giro di formazione è finito dritto nella ghiaia. A Stroll è sempre mancata quella che gli anglofoni chiamano situational awareness, la capacità di notare ciò che succede intorno a lui e reagire di conseguenza. Ma con un'Aston Martin AMR24 involuta nel corso dell'anno, Lance si è veramente perso. Sarà capace di ritrovarsi?
Qualcuno, vedendo gli errori madornali commessi da Franco Colapinto sul finire della stagione 2024, avrà pensato che forse Logan Sargeant dopotutto non era così male. Ma c'è una differenza sostanziale tra le sbavature dell'argentino e quelle dell'americano. Il primo pecca di presunzione, volando troppo vicino al sole e bruciandosi le ali come un novello Icaro, tradito com'è dalla fiducia nelle sue capacità. Il secondo, invece, trovava il suo limite ben prima di quelli della monoposto e delle circostanze, soprattutto sul giro secco. Nascono così gli errori costosissimi che sono costati il posto a Sargeant.
Logan non era all'altezza della Formula 1, e non avrebbe meritato nemmeno la seconda chance che la Williams gli ha dato per mancanza di alternative pronte a rimpiazzarlo. Va detto però che Sargeant è anni luce più competitivo e preparato di piloti arrivati in griglia anche solo 20 anni fa. La F1 nel tempo ha visto alzarsi il livello dei piloti, e anche il peggiore di oggi merita il pieno rispetto. Siamo sicuri che Sargeant sarà in grado di avere una carriera soddisfacente al di fuori della F1, come tanti prima di lui.
Daniel Ricciardo ha iniziato la stagione 2024 di Formula 1 con la consapevolezza di essere protagonista di un provino per assicurarsi un sedile in Red Bull il prossimo anno. Ma che del Ricciardo di una volta non fosse rimasto granché lo si è capito piuttosto in fretta. Avrebbe dovuto battere Yuki Tsunoda - sempre metro di paragone e mai candidato serio alla promozione, per Horner e Marko - senza fare un plissé, e invece sono tornati i soliti demoni. Come già successo ai tempi in cui militava in McLaren, Ricciardo ha millantato problemi alla sua vettura, senza rendersi conto che purtroppo l'inconveniente era lui.
Un cambio di telaio cui la RB ha acconsentito anche in mancanza di evidenze ha avuto un effetto placebo per un paio di gare, ma la situazione era destinata a precipitare. Ricciardo avrebbe potuto essere campione del mondo, se avesse avuto la macchina giusta dal 2014 al 2016, periodo in cui le vetture erano perfette per il suo stile di guida spregiudicato. Negli anni, però, sono emersi i suoi limiti, a cominciare dalla sua scarsa capacità di adattamento. La scelta di non fargli terminare la stagione era corretta. Sulle modalità, invece, abbiamo molto da ridire. Ma Daniel è il primo a sapere come funzionano le cose nella galassia della Red Bull.
Ritrovarsi alle prese con una vettura problematica come la Sauber C44 non è un compito per nulla semplice. C'è un motivo se la scuderia di Hinwil ha rischiato di concludere la stagione senza punti, e la ragione non sono i piloti. Valtteri Bottas, estremamente veloce in qualifica e solido in gara, non ha perso improvvisamente smalto. Era semplicemente difficile filtrare le difficoltà della monoposto, scoprendo quanto di buono c'era nella sua condotta in pista. Il discorso è diverso per Guanyu Zhou, nonostante sia stato proprio lui a cogliere i tanto agognati punti che hanno costituito una piccola consolazione per un'annata molto difficile.
Zhou in Qatar è stato protagonista di una gara sensazionale, ma è stata l'eccezione in una stagione in cui ha faticato vistosamente, senza riuscire a trovare il bandolo della matassa. Dopo un paio di campionati in cui ha mostrato una certa crescita, Zhou probabilmente nel 2024 ha raggiunto il tetto delle sue possibilità. La sua carriera in F1 va in archivio con la soddisfazione di aver corso il suo GP di casa, un traguardo che, ci aveva raccontato quando l'avevamo intervistato a Imola, lo inorgogliva. Come è giusto che sia.