Formula 1, i 5 flop della stagione 2021

Formula 1, i 5 flop della stagione 2021
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Abbiamo parlato dei promossi, ora è tempo dei bocciati. Ecco i nostri 5 flop della stagione 2021 di Formula 1
28 dicembre 2021

Con l'arrivo della pausa invernale della Formula 1, è tempo di fare bilanci sulla combattutissima stagione 2021. Dopo avervi rivelato i nostri top del campionato da poco concluso, è tempo della classifica dei bocciati. Ecco i nostri 5 flop del 2021. 

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5. Alfa Romeo

Nella classifica dei flop finisce dritta una scuderia, la Sauber vestita dei colori di Alfa Romeo. E il merito, si fa per dire, di questo traguardo va alla gestione del divorzio da Antonio Giovinazzi. La questione, ampiamente già affrontata altrove, è molto semplice. Una scuderia ha tutto il diritto di non avvalersi più dei servigi di un pilota, anche se le motivazioni esulano dal rendimento in pista del soggetto in questione. Ma sono le modalità con cui si è consumato questo addio che restano francamente indigeste anche a bocce ferme. Antonio ha disputato la sua migliore stagione in F1, anche se i risultati non lo suggerirebbero. E a contare, a fine anno, sono proprio i punti ottenuti, non quelli mancanti.

Ed è su questo assunto che sembrano aver puntato i vertici dell'Alfa Romeo, producendosi in una serie di episodi al limite del fantozziano per il povero Antonio, che, come il ragionier Ugo, si è trovato a subire ancora. A vedere la classifica finale del 2021, non vi è evidenza del fatto che Giovinazzi non abbia affatto sfigurato rispetto a Kimi Raikkonen, né tantomeno delle strategie controproducenti cui è stato spesso costretto Antonio. Che, peraltro, hanno penalizzato lo stesso team. Sorge così spontanea la stessa domanda che ci attanaglia da tempo: al posto di questo teatrino, non sarebbe bastata la semplice verità riguardo alla scelta di Guanyu Zhou? 

4. Yuki Tsunoda

Yuki Tsunoda ha impressionato al suo debutto in F1, con un esordio scoppiettante in Bahrain. Poi, però, si è perso per strada. La sua presenza tra i flop non deve trarre in inganno: Yuki è un pilota talentuoso. Ma è ancora molto immaturo. Tsunoda è arrivato in Formula 1 per un motivo evidente: Honda voleva assolutamente un pilota giapponese per quello che sarebbe stato il suo ultimo anno ufficiale nella categoria. Yuki, però, non era pronto. Anche sul piano della comunicazione. La sua scarsa padronanza dell’inglese rendeva difficili le comunicazioni con gli ingegneri e con i giornalisti, cui rilasciava dichiarazioni fraintendibili. 

Non ha aiutato, inoltre, il fatto di essere inserito in un vivaio fagocitante come quello della Red Bull, in cui gli sbagli si pagano carissimi. Dopo una stagione tutt’altro che semplice, Tsunoda ha finito al meglio il campionato con un ottimo risultato ad Abu Dhabi. Un quarto posto cui nessuno ha fatto caso viste le circostanze, ma che fa ben sperare per il futuro del giapponese, piccante anche se apparentemente innocuo, proprio come il wasabi. Yuki si merita una seconda chance, perché il talento lo ha. Deve solo imparare a gestirlo. D’altronde, è ancora giovanissimo: è il primo pilota nato nel terzo millennio ad essere approdato in F1. A 21 anni, è tutto ancora possibile, dopotutto. 

3. Nikita Mazepin

Se sulla meritevole permanenza in F1 di Tsunoda, a nostro avviso, non ci sono dubbi, non si può dire lo stesso per un altro rookie, Nikita Mazepin. Il russo della Haas si è dimostrato inadeguato, soprattutto se paragonato al suo compagno di squadra, Mick Schumacher. Alcuni costosi errori maiuscoli di Mick non devono ingannare. La differenza tra i due è risultata abissale. Va detto che la monoposto non ha aiutato: la Haas nel 2021 ha portato in pista una vettura vecchia di due anni, certo non la condizione ideale per un rookie.

Mazepin, però, nel corso della stagione ha fatto sfoggio di un’arroganza pericolosa, che avrebbe potuto portare a conseguenze serie non solo per lui, ma anche per altri piloti. Ma si intravede una piccola speranza. Le lacrime versate da Nikita dopo l’errore in qualifica in Brasile suggeriscono una consapevolezza delle sue difficoltà che non ci saremmo aspettati da uno come lui. Resta da capire quali siano i margini di miglioramento di un pilota che ha mostrato dei limiti difficili da superare. 

2. Valtteri Bottas

Valtteri Bottas ha giocato un ruolo chiave nella conquista dell’ottavo titolo mondiale costruttori. Ma non è abbastanza per non rientrare nei flop della stagione 2021. Bottas è stato sì più costante di Perez, ma quest’ultimo si è dovuto adattare a una scuderia nuova e, soprattutto, a una monoposto cucita sulle peculiari preferenze di guida del suo compagno di squadra. Valtteri si è dimostrato assai altalenante, soprattutto nella prima parte della stagione. Non avrà sicuramente aiutato l’incertezza sul suo futuro. 

La sensazione, a freddo, è che la Mercedes e Bottas avrebbero dovuto separarsi a fine 2020. Quello a cui abbiamo assistito è una storia d'amore arrivata alla fine che continua semplicemente per abitudine per entrambe le parti. E questa situazione sgradevole non ha fatto altro che esacerbare i limiti di un pilota molto veloce sul giro secco, ma in difficoltà nel corpo a corpo e in partenza. E proprio uno start, in Ungheria, ha visto un errore da penna blu. Le condizioni della pista costituivano un’attenuante da non sottovalutare, ma si tratta comunque di uno sbaglio maiuscolo, derivato da un pessimo abbrivio, circostanza tutt’altro che rara per Bottas. Forse il passaggio in Alfa Romeo e il ruolo di prima guida gli daranno nuova linfa. 

1. Daniel Ricciardo

Al top della classifica dei flop c’è Daniel Ricciardo. Le grandi aspettative riposte in Daniel con l’arrivo alla McLaren sono state completamente disattese. Ricciardo ha accusato dei gravissimi problemi di adattamento, soprattutto per quanto riguarda la monoposto. La MCL35M, infatti, non gli ha consentito di adottare lo stile di guida assai personale che Ricciardo aveva impiegato con successo fino a quel momento. E le attenuanti dovute al passaggio in una nuova scuderia con pochissimi giorni di test all’attivo sono venute meno con il passare dei GP. 

La splendida vittoria di Monza, purtroppo, non si è rivelata la classica rondine che fa primavera. Non ha certamente aiutato il fatto che la McLaren, dopo il GP di Russia, abbia vissuto una fase calante piuttosto marcata. Ricciardo si è difeso meglio nella fase finale del campionato, ma la sua resta una stagione gravemente insufficiente. Ricciardo ha le capacità per risorgere dalle sue ceneri e dare filo da torcere a Lando Norris, uscito come prima guida – e punto di riferimento – da un anno chiave per la sua carriera. Nel 2022 dovrà sfoggiare il meglio del suo repertorio. 

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