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Ha senso correre a Montecarlo? No.
Montecarlo - Se la domanda è: ha senso correre a Montecarlo sulle strade di tutti i giorni con una macchina di F.1, allora la risposta è una sola. No, non ha senso. Troppo divario di prestazioni fra quello che è una macchina da corsa e quello che è il circuito. Non ha senso perché basta una sfiorata di guard rail per restare con la vettura ferma in pista e costringere l’entrata della safety car, la macchina di sicurezza, per dare tempo ai commissari (di cui oltre 450 provenienti dalla Liguria) per rimuovere i rottami.
Se poi capita come domenica, con due safety car e una interruzione per risistemare le barriere abbattute da Maldonado alla curva del tabaccaio o per rimuovere la Ferrari di Massa ferma a Saint Devote o la Toro Rosso di Ricciardo alla chicane del porto, allora la cosa diventa eccessiva anche per Montecarlo.
Alonso: «Monaco è una gara a se stante»
«Questa è una gara a se stante – dice Alonso – c’è gente che deve e vuole mettersi in mostra qua perché ha l’occasione della vita e quindi si prende dei rischi assurdi, tenta manovre impossibili, a volte ci riescono, altre no. Lo facevo anche io nel 2008 e 2009 quando non avevo la macchina competitiva. Ma qui sai che devi metterti in fila, aspettare un errore di chi sta davanti se no non passi e se non passi tenti il numero. A volte riesce, altre finisce contro il muro e la safety car o la bandiera rossa è il risultato finale».
Quindi anche i piloti sanno che questa gara, dal punto di vista sportivo, non ha senso e chi sta davanti alla TV si annoia, anche se si chiama Flavio Briatore e ha vissuto per decenni la F.1. «Una gara anonima, noiosa e senza spunti, Rosberg è partito davanti e davanti è rimasto, Hamilton poteva arrivare secondo se il suo box non avesse sbagliato il momento del pit stop, per il resto tutti in fila indiana, roba da appisolarsi al primo giro di gara».
Ma allora perché il mondiale senza Montecarlo non ha ragione di esistere?
Ma allora perché Montecarlo resta nell’albo d’oro delle gare da vincere a tutti i costi e il calendario senza il GP non ha senso? Perché è una vetrina unica per sponsor, piloti e il mondo di soubrette che cercano pubblicità, gente che sulla propria barca può esibire tutto quello che può per invogliare altri a firmare contratti, per ingraziarsi gli sponsor, per concludere contratti. E per gli sponsor Montecarlo rappresenta la gara più famosa nel mondo, quella che ha la maggior copertura televisiva mondiale proprio perché assurda, un controsenso, una specie di Palio di Siena all’ennesima potenza.
“Monaco è una vetrina unica per sponsor, piloti e il mondo di soubrette che cercano pubblicità, gente che sulla propria barca può esibire tutto quello che può per invogliare altri a firmare contratti, per ingraziarsi gli sponsor, per concludere contratti”
Provate a dire a un senese di abolire il Palio e vi attaccherà al primo muro che trova. Lo stesso vale per Montecarlo. Lo dicono anche le cifre: tribune al Casinò prenotate da mesi a 470 euro l’una, terrazze ancora in sold out alla vigilia della corsa a 2.500 euro a testa, un pranzo vista guard rail al ristorante l’Escalade, dietro alla tribuna reale, costava 650 euro, acqua minerale compresa e vista di 60 centimetri sulla pista. Era tutto esaurito da mesi.
E per trovare una suite all’hotel Hermitage dovevate mettere in conto 17.800 euro a notte, 11.000 per il Fairmont, 2.800 per il Montecarlo Bay, un po’ fuori mano... «La gente che può spendere soldi – dice un commissario dell’AC Monaco – cerca l’occasione per farlo vedere e non è un caso che qui possano far girare le loro Ferrari, Maserati, Lamborghini e Porsche senza l’assillo di occhi indiscreti. E non è un caso che ci siano moltissimi italiani che qua vivono sereni la loro ricchezza, visto che al loro paese è diventato motivo di vergogna o da nascondere».
Rosberg: «Volevo vincere a tutti i costi a Montecarlo»
Ma per un pilota correre nel toboga ha senso? «Non finiva più – dice Rosberg – ma volevo vincere a tutti i costi, è una gara unica, l’unica corsa che un pilota deve vincere nella vita agonistica, le altre non contano». E con 4.692 cambi di marcia in una gara, il cuore a 178 battiti al minuto, le centinaia di frenate con pressione sul pedale da 90 kg alla volta, sono uno sforzo fisico e di concentrazione unico al mondo. Qua correre non ha senso, ma vincere è quello che dà il senso a tutto.