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Chi sono i promossi e i bocciati dell'Hungaroring? Scopriamolo sfogliando insieme le pagelle del Gran Premio d'Ungheria 2024 di Formula 1.
Il compagno di squadra gli ha ceduto il primo posto ad una manciata di giri dalla fine, ma guai a parlare di vittoria regalata per Piastri, che coglie con pieno merito la sua prima affermazione iridata, punto di arrivo di un percorso iniziato da ragazzino e dato da tutti quasi per scontato da quando ha debuttato in F1 per quello che ha mostrato fin da subito. Piastri ha il grande merito di essersi fatto trovare pronto, cogliendo la prima fila insieme al compagno di squadra e sfruttando al meglio il via poco efficace di quest’ultimo. Solo l’azzardo strategico della squadra poteva privarlo della vittoria, ma così fortunatamente non è stato. Ora però questa prima vittoria è più un punto di partenza che di arrivo: deve ancora crescere, soprattutto in termini di continuità e rendimento in gara, ma è solo questione di tempo. Voto 10, trionfo annunciato.
Voto 7 a Norris, che meriterebbe un voto più alto per avere ascoltato il saggio consiglio di Stella evitando di spaccare il team ora che possono puntare in alto, però ancora una volta l’inglese ha buttato al vento una vittoria certa per un episodio che non ha saputo gestire bene: stavolta in partenza, quando si è preoccupato fin troppo di Piastri spalancando la porta a Verstappen e creando così i presupposti per una prima curva tutt’altro che ottimale. Fosse partito dritto probabilmente avrebbe vinto. Il distacco dall’olandese in classifica è troppo ampio per pensare realmente di rimontare, però i punti buttati sono molti. Ora che ha un’auto da titolo, deve guidare come un iridato.
Voto 9 per Hamilton, che il venerdì soffre, si lamenta di come l’auto risponde con il caldo, però tiene duro: in qualifica si infila tra le Ferrari, poi parte bene, gestisce le gomme come solo lui sa fare e nel mentre duella anche con Verstappen fino ad indurlo ad un errore quasi fatale. Le motivazioni sono tornate alle stelle e si vede. Rigenerato.
Avrebbe meritato il podio, e ne avrebbe avuto un gran bisogno psicologicamente, anche Leclerc, 4° dopo una gara bella e intensa, dove ha sfruttato tutto quello che c’era nella macchina e nelle gomme, cogliendo l’opportunità del duello tra Hamilton e Verstappen per riavvicinarli, però la situazione rimane delicata, come dimostra l’errore il venerdì e la qualifica poco brillante. Del resto nemmeno lui può fare i miracoli, non sempre almeno. Voto 7,5 di incoraggiamento.
Voto 6 a Verstappen, che meriterebbe un voto ben più alto per l’impegno e l’efficacia nel piazzare una Red Bull improvvisamente recalcitrante a pochi centesimi dalle McLaren, sebbene in seconda fila, ma le difficoltà tecniche ci hanno fatto rivedere il Verstappen dei primi tempi, un pilota velocissimo e aggressivo, ma talvolta anche sopra le righe, nei team radio ma anche in pista. Nessuna scorrettezza, però un paio di errori grossolani nel duello con Hamilton che non sono da lui. Serve recuperare lucidità.
Solo 6° Sainz, vittima di una brutta partenza - come spesso capita in Ungheria a chi parte sul lato sporco della pista - dopo la quale con questa Ferrari era dura rimontare. Peccato perché in qualifica lo spagnolo aveva tratto il massimo dalla sua (modesta) Ferrari. Voto 7 sulla fiducia.
Voto 6,5 a Perez, che meriterebbe un voto più alto perché stavolta la rimonta (fino al 7° posto) gli è riuscita, ma ancora una volta il messicano si era messo nei guai da solo, uscendo di pista durante le qualifiche. Insomma, la serie nera continua, anche se almeno in Ungheria è riuscito a metterci una pezza.
Visto che partiva dalle retrovie per un errore del team e non suo, voto 7,5 invece a Russell per la sua rimonta fino all’8° posto: la sua è stata una gara abbastanza oscura, anche perché davanti non è che sia mancata l’azione, anzi, ma l’inglese ha il merito di avere raddrizzato in qualche modo una gara irrimediabilmente compromessa già al sabato.
A punti anche Tsunoda, come dire “sono pronto” per quel sedile accanto a Max. Il giapponese in effetti stavolta riesce a essere “primo degli altri”, regolando anche le Aston Martin, probabilmente meglio attrezzate sul piano tecnico della sua AlphaTauri, anche se in qualifica per poco Ricciardo lo precede. Voto 7,5, anche se rischia di fare una brutta fine accanto a Verstappen.
Chiude la zona punti Stroll, voto 7, che in gara riesce a sopravanzare anche Alonso. Bravo il canadese oppure ormai demotivato lo spagnolo? Difficile da dire, ma la prestazione di Stroll stavolta è indiscutibilmente positiva, con buona pace dei soliti invidiosi che non hanno un papà proprietario di un team di F1.
Fuori dai punti, voto 6 ad Alonso, giudizio un po’ severo pensando al talento e agli standard altissimi a cui lo spagnolo ci ha abituato: da qualche gara qualcosa si è rotto nella sua testa, certo l’auto non è nemmeno lontanamente da podio, ma da un pilota come Fernando è lecito attendersi anche il massimo della professionalità. Spento.
Voto 6 anche a Ricciardo, che non disputa una brutta gara in Ungheria, però nel doppio duello tra AlphaTauri e Aston Martin finisce ultimo dei quattro, e comunque non è con le prestazioni “sufficienti” che può rilanciare la sua carriera. Anzi occhio al sedile, perché un certo Liam Lawson meriterebbe un volante e in Red Bull lo sanno.…
Voto 10 alla McLaren, che in Ungheria ha ribadito di avere messo in pista la monoposto migliore, il tutto sempre tenendo un basso profilo, senza annunci roboanti, ma lavorando sodo e con metodo, mentre mezzo paddock si concentrava sulla telenovela di Newey. Ci fossero arrivati un paio di mesi prima, forse il Mondiale avrebbe preso una piega diversa, ma almeno per il Titolo Costruttori ora sono realmente in partita. E menzione speciale ad Andrea Stella (voto 10 e lode) per aver saputo trovare le parole giuste per placare i demoni di Norris, che vincendo la gara avrebbe creato una spaccatura insanabile all’interno del team. Stella ha visto in prima persona e conosce troppi esempi nella storia della F1 per sapere che episodi del genere non portano mai a niente di buono e che poi nella migliore delle ipotesi ci vogliono anni per rimettere a posto le cose.