Formula 1, GP Qatar 2021: gli appunti di viaggio del nostro inviato

Formula 1, GP Qatar 2021: gli appunti di viaggio del nostro inviato
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Gli appunti di viaggio del nostro inviato al Gran Premio del Qatar 2021 di Formula 1, Paolo Ciccarone
19 novembre 2021

LOSAIL -  C'è sempre una prima volta e questa, GP numero 492 in carriera, è il più difficile dal punto di vista logistico. Infatti, raggiungere il Qatar, avere la documentazione in regola e poter finalmente seguire questo finale di campionato al fulmicotone, è stata una impresa. Cominciata 40 giorni prima della gara. Infatti, come di consueto, si è attesa la conferma della federazione per l'accredito (nonostante il pass permanente, da un paio di stagioni si va gara per gara a seconda della disponibilità della sala stampa). Una volta avuto l'OK si è cercato il volo, da Milano esiste un diretto Qatar Airways, peccato che i prezzi siano andati alle stelle. Dai 400 euro andata e ritorno, si è passati a 950 in classe economica. Il perché presto detto, hanno ridotto la capienza dei voli e aumentato il prezzo in modo che i conti tornassero...E fin qui nulla di strano o di speciale.

La sorpresa, positiva, di un hotel in centro, vista mare, a Doha ad appena 95 euro a notte colazione inclusa. Uno spettacolo di hotel con appartamenti nella zona diplomatica. Risolto questi due piccoli e soliti inghippi, arrivano le complicazioni. Bisogna mandare agli organizzatori le informazioni inerenti la testata, il materiale che ci si porta dietro, la compiuta vaccinazione, il tampone PCR per entrare nel paese, una app (Etheraz) da scaricare e attivare, inoltre scaricare il format della struttura medica interessata ai test Covid, visto che quelli soliti di Trustone non sono considerati validi e c'è da rifare tutta la procedura. Non solo, appena entrati in Qatar bisogna attivare tutto, prendere un numero con una scheda locale e attivare la app che serve per entrare: nei bar, nei ristoranti (dove serve anche il green pass europeo), hotel, parcheggi a pagamento, aeroporto per check in e arrivi, ovunque si entri, con l'obbligo di tenere attivata la geolocalizzazione e presentare un altro tampone entro le 24 ore appena entrati in Qatar. Fin qui in teoria, poi per attivare il tutto serve registrarsi sul sito del governo, inviare biglietti aerei, prenotazione hotel, certificati vaccinazione, iscrizione come giornalista e tutte quelle informazioni necessarie per avere un permesso di ingresso da abbinare con lettera di invito dell'organizzazione del circuito tramite la FIA.

Fin qui tutto semplice, solo che gli ok sono arrivati a meno di una settimana perché prima non funzionavano i siti governativi: quello del centro medico non registrava i nomi e impediva di farlo, tanto che dopo vari tentativi, la federazione ha deciso di farsi dare tutti i passaporti perché avrebbero provveduto loro direttamente. Un plauso a Tom Wood e ai suoi collaboratori, perché queste ultime gare stanno mettendo a dura prova i nervi, l'organizzazione FIA e tutto lo staff che sta facendo i miracoli per risolvere problemi che da altre parti non ci sono. Poi, una volta arrivati e sbrigate le formalità al check in a Malpensa, si scopre che la app non funziona con numero italiano, bisogna prendere quello del Qatar, attivarla, inserire il numero di visto rilasciato all'ingresso nel paese, dare tutte le informazioni, poi rimettere il numero italiano e dare i vari ok, infine dopo oltre 2 ore trascorse in aeroporto, si va in hotel e si scopre che c'è un altro problema. Il passaporto ha il doppio nome, la prenotazione solo uno e l'addetto non riconosce il documento, la prenotazione e il pagamento già fatto.

Dopo estenuanti discussioni, finalmente si riesce ad avere la stanza e si va al ristorante. Che però è chiuso per le norme covid mentre gli altri vicini sono tutti aperti. Boh, mistero misterioso. Mentre si cammina in un dedalo di cantieri in corso d'opera (hanno praticamente distrutto tutte le vie della zona diplomatica e la corniche è un ammasso di macerie per il rifacimento di tutto il percorso in vista dei mondiali del 22) si arriva al ristorante che però è pieno e ci rimbalzano a un italiano di fronte. Stesso hotel, stesso piano e stessa ragazza alla reception. Finalmente si mangia e poi si va a letto, sempre dopo aver fatto il percorso di guerra fra macerie, sabbia e terra (non hanno pensato ai pedoni ma solo alle auto che passano a palla e ti schivano per un soffio). Arriva il grande giorno, si va in pista. Anche qui problemi a non finire: la logistica dice al massimo dove si trova la pista, poi per ritirare il parcheggio auto ci mandano all'indirizzo segnato sull'accredito, solo che l'ufficio si trova dalla parte opposto presso il palazzetto dello sport dei mondiali di ciclismo, tutto blu e bianco. E anche qui, dopo giri intorno alla struttura, si trova un gabbiotto dove ci consegnano il pass.

Segnali stradali, zero. Organizzazione a spanne. D'altronde, dopo aver inviato una mezza dozzina di mail all'organizzatore, di risposte nemmeno una. Una volta in pista, il parcheggio è indicato a malapena, ma il problema è dove andare a fare il tampone per rispettare le regole locali e quelle FIA. Sulla mappa, manco a dirlo, il posizionamento è sbagliato rispetto a dove è realmente la struttura. Nessuno della sala stampa sa dire niente fino a quando Timo Glock, adesso telecronista, ci dà la dritta giusta ma con la tenda sbagliata.

Ci pensa al solito Paolo Filisetti a togliere tutti dai problemi, dando indicazioni precise al millimetro. D'altronde, uno che fa il suo lavoro di disegnatore, se non è preciso lui...Fatto il test, rientrati in sala stampa, finalmente si può procedere col lavoro. Di sicuro il paddock va bene per le moto, per le auto e la F.1 è troppo piccolo, idem per l'organizzazione che è più da MotoGP che da F.1. Resta un piccolo dubbio: giovedì sera, appena accese le luci in pista, è saltato tutto. Infatti la potenza dei generatori per la TV e per i team è diversa rispetto alle moto e gli organizzatori stanno correndo ai ripari. Ve lo immaginate il via del GP e all'improvviso si spengono le luci in mondovisione? Ecco, è quello che vogliono evitare. E speriamo ci riescano...

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