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Da compagni di squadra alla McLaren a compagni di telecronache in TV. Mika Hakkinen e David Coulthard dopo aver diviso l’abitacolo di una F.1 negli anni 90, adesso dividono il pubblico con le loro opinioni a volte divergenti, ma sempre ricche di spunti interessanti. I due lo fanno apposta, ovvero creano le due tesi suffragate da fatti, dati e opinioni ben salde grazie alla loro esperienza.
L’ultima discussione riguardava i track limit. Nelle ultime gare sono diventati oggetto di discussione non solo fra gli appassionati, ma soprattutto fra i piloti che si vedono annullare un tempo e rischiano l’esclusione per un paio di centimetri. La tecnologia, in teoria, dovrebbe mettere tutti sullo stesso piano: “Affidiamo le decisioni all’intelligenza artificiale” ha detto Hamilton, come dire che degli uomini in sala comando non c’è da fidarsi. Ma servono o no i track limit e fino a che punto stanno snaturando l’essenza della F.1?
Vi ricordate un GP di Germania in cui Schumacher, all’esterno del tornante a Hockenheim, superò bellamente nella via di fuga la Renault e andò in testa e vinse la gara? Coi metri attuali sarebbe stato da squalifica, invece ricordiamo quella mossa come una astuta furbata del campionissimo. “Ai miei tempi i track limit non esistevano – dice Coulthard – infatti in Belgio alla Source col guard rail all’esterno il risultato si è visto…” il riferimento al mega incidente al via dell’edizione del 1998 è evidente…
Servono vie di fuga ampie che garantiscano la sicurezza – continua lo scozzese – ma è chiaro che questo porta i piloti a usare ogni centimetro di pista. Difficile dire quale possa essere la soluzione migliore, di certo vedersi annullare i tempi, rischiare di essere fuori dalla qualifica o dalla gara, dopo gli sforzi fatti, non è positivo. Specie per i tifosi che non capiscono se quello che vedono in pista poi è reale”.
Più o meno della stessa idea Mika Hakkinen: “I track limit non mi piacciono – attacca – perché se fai la pista in un certo modo è normale sfruttare ogni centimetro per fare il tempo o andare più veloci possibile. Non ho nemmeno una soluzione ideale da proporre, perché a seconda della curva potrebbe servire altro. Ad esempio in alcune curve la sabbia sarebbe l’ideale o mettere un guard rail a filo, così non sei invitato a oltrepassare il limite. Ma non è sempre ideale mettere un rail o la sabbia o alzare i cordoli, perché se hai un problema, rischi di decollare sopra (vedi Alex Peroni con la F.3 a Monza nella curva Alboreto, ndr). Bisognerebbe pista per pista modificare a seconda delle curve, la vedo dura. Forse sarebbe meglio essere meno invasivi con i track limits”. Insomma, la discussione continua ad essere aperta e con diversi punti di vista. Il vostro quale è?