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Stavolta non ci sono compagnie aeree e ritardi vari, basta prendere una vettura e avviarsi in autostrada, destinazione Red Bull Ring. Non sono nemmeno tanti km, circa 600, che con l’aiuto di Renault, con la nuova Austral E, proviamo ad abbinare a un test drive su lunga percorrenza. Il viaggio scorre sereno, fino a Vicenza. Perché lì due tir si sono tamponati e la fila è lunghissima, con sosta obbligata di oltre un’ora. Ma il resto prosegue bene senza intoppi. Arrivati al confine a Tarvisio, solita sosta per prendere la vignette per l’Austria. Per 10 giorni si pagano 11,50 euro. Nemmeno caro, a ben guardare, rispetto ai 34,90 da Bergamo a Tarvisio. Insomma, sarebbe da rivedere il concetto base. Ma siamo qui per altro, per cui cerchiamo prima l’albergo prenotato, che sulla carta è a 80 km dal circuito, sulla strada 317 che da Klagenfurt porta al tracciato di Spielberg.
Finalmente troviamo la costruzione, gialla, con i titolari seduti a tavola che mangiano una zuppa di ceci. La più giovane, con abiti da lavoro sporchi, si alza ci chiede chi siamo e va a verificare le prenotazioni. La prende, ci fa segno di seguirla e ci accompagna a una porticina in vetro che dà su una stanza piccola ma ben arredata, con bagno nuovo e box doccia spettacolare. Il problema? Che uscendo dalla doccia scopriamo che la porta a vetro dà sulla stradina e che è trasparente per cui, l’ignara vecchietta in transito, si è goduta un fuori programma. Risolto l’inghippo con una tendina oscurante, si parte verso il tracciato con la solita viabilità divisa per settori. Vip e media da una uscita autostradale, pubblico a seconda delle tribune da altre. Funziona tutto nonostante l’afflusso sia notevole e che i campi siano pieni di auto in sosta e tende per i tifosi. Una festa tradizionale in un posto che in passato era la patria degli italiani.
Qui, a ferragosto, le tribune e i prati si riempivano di tifosi Ferrari. Oggi il rosso è diventato arancione, con le armate orange di Verstappen convogliate da papà Jos con un pacchetto che comprende volo, hotel e tribuna oltre che maglietta e cappellino. Un trionfo per lui, un problema per chi deve lavorare perché non si trovano spazi a distanze decenti. Molti colleghi sono finiti a Graz, altri 80 km verso Vienna, altri sulle colline non meno di 50 km. Chi ha trovato in zona, come il personale elettronico che opera in F.1, ha scoperto di dover pagare 3300 euro per 5 notti a testa, ovvero una stanza divisa in tre persone per 10 mila euro! Roba da estorsione più che da affitto. Per il resto, rispetto ai tempi eroici dei GP italiani, era il terzo GP di fatto, è venuta meno la tradizione della raccolta funghi. Qui si riempivano sporte per centinaia di kg di porcini, che venivano espatriati in sacchi della spazzatura per non farsi beccare al confine. Fra i fotografi il pool italiano era il più agguerrito. Fra Ercole Colombo, Daniele Amaduzzi e Giancarlo Piccinini, di Actualfoto, erano i campioni indiscussi. Sui motorhome Gastone Giarolo, della FIAM, o Ermanno, detto Cicciolino di Minardi, era una festa a base di funghi. Ma era ferragosto, era il periodo in cui in F.1 ci si divertiva anche, mentre oggi è un lavoro che comporta l’arrivo a una certa ora, le prove, il briefing, la conferenza stampa, la gara o le prove, l’articolo e poi rientrare in auto là dove si è trovato posto.
In Austria funziona molto bene la struttura stampa, con un ristorante di altissimo livello. Niente che vedere con Montecarlo o Spagna: nel principato 50 panini per 200 persone, in Spagna crackers, noccioline e banane. Adesso, non è che si voglia piangere sopra, ma se uno lavora come minimo ha una mensa dedicata, in F.1 mangiano solo i vip e gli ospiti oltre al personale delle squadre. Almeno in Austria funziona benissimo e non ci si lamenta. Infatti, sospettando di doversi inventare qualcosa, avevamo pensato a un servizio di emergenza (leggi paninazzo di scorta) che puntualmente è servito al ritorno in albergo. Siamo arrivati alle 21.15, ma il ristorante era già chiuso (chiedeva alle 19.30…manco in ospedale si mangia a quell’ora) per cui la prima cena austriaca è stata un panino, una bottiglia d’acqua, seduti a un tavolo di finto legno in una stanzetta dove l’unico rumore era il campanaccio e il muggire delle mucche del prato di fronte. Altra nota positiva, il costo del carburante. Con un litro a 1,58 euro il confronto con l’Italia, autostrada a parte, è a favore degli austriaci. Tutto bene, direte. Ci manca la raccolta funghi con le grigliate nel paddock nei vari motorhome a raccontare storie e aneddoti di una F.1 che oggi non c’è più…