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Lo chiamavano l'aviatore per via di alcuni incidenti in cui la sua Ferrari era decollata dopo un urto. e la tragica ironia di quel soprannome fu proprio che la sua ultima curva si concluse con un volo in cui si separò per sempre da quella Ferrari col numero 27 con la quale era diventato l'idolo delle folle. Un pilota spartiacque. Gilles Villeneuve avrebbe compiuto 70 anni il 18 gennaio, ma la sua corsa si è interrotta quell'8 maggio del 1982 a Zolder, in Belgio. Oggi, quasi 38 anni dopo, il suo mito, la sua leggenda, sono ancora vivi e anche chi non lo ha mai visto correre, conosce le sue gesta.
Sul web si ritrovano le immagini di quel duello folle di Digione con René Arnoux, le ruotate e le risate del dopo corsa. Un prima e un dopo, come fu per pochi altri campioni della F.1. Ultimo Ayrton Senna. Gilles è stato un fenomeno molto particolare nel mondo delle corse. Fu una scommessa di Enzo Ferrari. Il canadese aveva debuttato a Silverstone nel 1977 su una McLaren come terzo pilota Marlboro (oltre a lui altri come Tambay, Piquet e Giacomelli esordirono con quella vettura). Dopo il divorzio di Niki Lauda dalla Ferrari, il Commendatore si inventò questa sfida: prese uno semisconosciuto, lo mise su una Ferrari, gli fece fare anche 20 mila km di test e ne forgiò un campione indimenticabile.
Inutile ripercorrere la storia, le gesta, le vittorie (appena 6) ma ogni istante della sua breve esistenza in F.1 è ricordato da tutti. Dai colleghi piloti che lo odiavano (a parte Arnoux e Tambay con cui divise l'amicizia) alle folle che lo osannavano. Gilles, si scoprì poi, era arrivato alla Ferrari anzi in F.1 truccando la data di nascita. Lo si scoprì solo dopo la sua morte. Era nato nel 1950 ma dichiarò il 1952 perché non voleva sembrare troppo vecchio nel mondo in cui i giovani andavano già di moda a quel tempo.
Era un pilota di cuore, uno che o la va o la spacca, eccessivo in ogni suo gesto. Dal pilotare l'elicottero con manovre da acrobata al saltare su un motoscafo (ancora oggi sul lago di Como) e creare scompiglio anche con quello. Sfidare il compagno Scheckter in autostrada da Montecarlo a Maranello, con tanto di fermo della polizia: "Sono un pilota Ferrari, sono pagato per andare forte e voi volete multarmi?" disse alla pattuglia che riuscì a bloccarlo al casello di Modena. Se ci fossero stati i social a quel tempo, avrebbe riempito pagine e pagine ancora con imprese degne di un libro. Anzi, più di uno perché su Gilles Villeneuve si è scritto molto, a volte a sproposito, a volte con cognizione di causa.
Di sicuro fino al suo arrivo a Maranello vigeva la regola non scritta che gli sfasciamacchine, ovvero piloti che sbattevano o finivano in testacoda (e Clay Regazzoni, altro pilota di cuore, si vide affibbiare il nomignolo) erano visti male. Con le sue uscite di pista Villeneuve ha creato un nuovo modo di intendere le corse, la lotta, la battaglia senza esclusione di colpi. I colleghi lo odiavano in privato e lodavano in pubblico. Quando lo avevano nel mirino non sapevano mai come sarebbe andata a finire: "Tu pazzo, tu fai rischiare morire gente che non ha colpa, tu calmare" gli disse una volta Lauda, che sotto sotto ammirava il coraggio o l'incoscienza di Gilles Villeneuve.
E quanto questo modo di correre, onesto con se stesso e coi compagni di squadra, è rimasto impresso. Anche e specialmente in quella generazione di appassionati che al momento della scomparsa di Gilles erano troppo vecchi per innamorarsi ancora. "Io gli volevo bene" fu la triste ammissione di Enzo Ferrari alla scomparsa di Gilles. Che dopo Imola 82 aveva avvisato il team che la coesistenza con Pironi sarebbe stata impossibile.
E quell'anno era davvero quello delle separazioni. Dalla moglie Johanne e dei figli Jacques e Melanie, il nuovo amore (una hostess della Marlboro che frequentava ai GP) al nuovo team che avrebbe avuto il motore Ferrari (una eresia a quel tempo avere una fornitura dal Grande Vecchio) a Gerard Ducarouge progettista, Lino Rocca, giornalista del Corriere della Sera e i soldi della Coca Cola. Un mix esclusivo ed esplosivo che a Montecarlo sarebbe stato annunciato al mondo, insieme al divorzio di Gilles dalla Ferrari.
In Belgio si chiuse la sua storia e nacque la sua leggenda. Quella di un pilota capace di non arrendersi mai. Di trovare il limite e superarlo. Di abbattere le leggi della fisica, ma conservare quell'animo naif, semplice, da montanaro canadese e divertirsi coi traversi sul curvone davanti casa sua
Ma non ci fu tempo. In Belgio si chiuse la sua storia e nacque la sua leggenda. Quella di un pilota capace di non arrendersi mai. Di trovare il limite e superarlo. Di abbattere le leggi della fisica, ma conservare quell'animo naif, semplice, da montanaro canadese (anche se Bertierville è in pianura) e divertirsi coi traversi sul curvone davanti casa sua. Finendo spesso nel pollaio di una azienda di allevamento posta all'esterno di quella curva. "Non le dico le volte che tornava a casa pieno di piume - disse una volta la mamma Georgette quando andai a trovarla, era il giugno del 1990 - ma lui si divertiva così. Scommetteva con gli amici al bar, tutti assiepati lungo la strada e lui che doveva fare la curva su due ruote per più tempo possibile".
E mentre lo diceva tirò fuori una torta di mele, andammo nella sala dove c'era un biliardo e la tromba che Gilles straziava cercando di suonarla. Motori e musica, una passione trasmessa ai figli. A Melanie che a New York ha trovato la sua strada e a Jacques, che diventato campione del mondo di F.1, ma completato l'opera del padre. E che con la passione della musica, aspetta ancora di pubblicare il suo primo CD country rock. Buon Compleanno Gilles. Manchi da 38 anni, ma per questo tuo 70esimo compleanno, quanti ne compie la F.1, il tuo posto nell'olimpo dei grandi è ancora sempre più saldo. Perché le emozioni non si comprano e chi ha vissuto quel tempo, le ha impresse nella mente.