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Quando Ollie Bearman ha concluso il Gran Premio dell’Arabia Saudita 2024 di Formula 1, era in un bagno di sudore. Nella parte finale della gara che lo ha fatto entrare nella storia come il pilota più giovane di sempre a vestire i colori della Ferrari nel Circus, Ollie appoggiava brevemente la testa per trovare sollievo al collo martoriato dalle sollecitazioni provate a bordo della sua SF-24. E con il fisico provato e la stanchezza che si espandeva nel suo corpo come una macchia d’olio, perdere la concentrazione anche per pochi secondi avrebbe potuto causare un errore costosissimo. Nonostante tutto, Bearman ha tenuto botta.
Anche se Ollie a 18 anni e 10 mesi è solo il terzo pilota più giovane della storia, il suo debutto è fuori dagli schemi persino per chi, come Max Verstappen, li ha distrutti tutti. Max al tempo ebbe l’opportunità di esordire con la Toro Rosso, senza vestire un abito pesante come la tuta rossa che ha indossato Bearman a Jeddah. Ogni pilota sogna di guidare una Ferrari, anche se non tutti hanno il coraggio di ammetterlo. Ma l’esordio di Bearman era inimmaginabile anche solo 48 ore fa. È vero che il ruolo della riserva è proprio quello di sostituire il titolare, ma nella maggior parte dei casi il compito resta una remota possibilità.
Di debutti sensazionali in tempi recenti ce ne sono stati diversi. Ma l’esordio di Bearman è il più singolare, e complesso. Nyck De Vries a Monza nel 2022 aveva l’esperienza dalla sua parte, mentre Liam Lawson a Zandvoort lo scorso anno poteva sfruttare le lezioni imparate nella Super Formula, la categoria per monoposto che più si avvicina alla Formula 1. Bearman non poteva contare certo su questo livello di preparazione per affrontare un compito reso ancora più complicato dalle tempistiche. Di fatto, Ollie ha avuto meno di 60 minuti di tempo per preparare qualifica e gara, per giunta in condizioni non rappresentative.
Dopo un’ottima prestazione in qualifica – sfiorare la Q3 e perderla per 36 millesimi vuol dire fare molto di più del compitino – Bearman oggi ha affrontato con grande lucidità la gara. In partenza, sicuramente aiutato dalle performanti soft, non si è cacciato nei guai nel turbinio di centro classifica. E sul finire della gara, quando si è ritrovato alle spalle i connazionali Norris e Hamilton, non ha perso la calma, dialogando con misura con il suo ingegnere di pista per capire se il suo ritmo fosse sufficiente per mantenere il settimo posto. Lo era. C’è evidentemente ancora qualcosa da sgrezzare, come è normale che sia. Ma questo non toglie nulla alla sua prestazione.
Una volta tagliato il traguardo, Bearman ha mostrato la flemma del pilota consumato, producendosi in un’analisi dettagliata della sua corsa, come se l’avesse osservata da spettatore esterno. Ollie ha una caratteristica che spesso si ravvisa in chi è davvero speciale: la calma. Chi è consapevole del proprio talento lo usa come ancora in acque turbolente, proprio come lo sono quelle infestate di squali in cui si è dovuto muovere nella sua prima gara tra i grandi. Ha cominciato il weekend cogliendo la pole in Formula 2, l’ha finito andando a punti in Formula 1. Una follia.
Ollie deve essersi reso conto dell’enormità di quello che aveva fatto solo quando si è sciolto in un abbraccio con suo padre, teso come una corda di violino sin dalle qualifiche di ieri. Senza proferire una parola, si sono detti con il linguaggio del corpo tutto quello che c’era da discutere, suggellando la conquista di un risultato speciale dopo tanti sacrifici. In quel momento si è rivisto il bambino che è stato fino a poco fa. Sembra più piccolo della sua età Ollie, con il suo aspetto dinoccolato e il viso acerbo. Ma in pista ha mostrato la maturità di chi con un provino unico si è presentato al mondo. Bearman è un diamante grezzo che si affinerà col tempo. E tornerà in F1 per restarci.