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In Formula 1, si dice, a contare sul giudizio di un pilota è sempre l’ultima gara disputata. E puntualmente dopo la vittoria di Carlos Sainz nel Gran Premio d’Australia 2024 di Formula 1 si sono sprecati i commenti sulla scelta della Ferrari di scegliere Charles Leclerc e Lewis Hamilton per il 2025. Perché privarsi di un pilota delle qualità di Sainz - si chiedono gli scettici - per assicurarsi i servigi di un quarantenne al tramonto della sua carriera? E perché non preferire il concreto Sainz a Leclerc?
Carlos Sainz è indubbiamente un pilota solido e costante, capace di massimizzare i risultati offrendo un rendimento stabile che farebbe comodo a qualsiasi scuderia. Carlos, poi, è anche molto intelligente, e ha un approccio razionale alle corse che lo aiuta ad avere lucidità quando si trova nella posizione per poter cogliere chance preziose. Lo ha dimostrato sia a Singapore lo scorso anno che a Melbourne ieri. Ed è pure mosso da una determinazione implacabile, figlia della fiducia nelle sue capacità.
Charles Leclerc, però, ha un potenziale maggiore rispetto a Sainz. I lampi di talento puro che ha mostrato in passato, soprattutto sul giro secco, fanno capire che Leclerc è in grado di portarsi oltre a quelle che sono le potenzialità della macchina grazie all’istinto. Per poter completare il suo processo di crescita, gli serve un approccio più razionale e studiato a tutte quelle variabili di contorno alla sua performance, a cominciare dal set-up.
Si dirà che il rischio che si corre è che questo potenziale non venga mai espresso. Ma la verità è che è molto più difficile lavorare sulla velocità pura di quanto non lo sia invece intervenire sulla lettura della gara e sull’affinamento della percezione delle proprie necessità a livello di assetto, oltre che sull’assertività nelle comunicazioni con il team. Il compito più complesso Charles lo porta a casa naturalmente. Il resto verrà da sé, a patto che impari ad andare oltre l’istinto.
Se Leclerc ha del potenziale da esprimere, Lewis Hamilton viene invece considerato come un pilota sul viale del tramonto, inutile ai fini della Ferrari se non per il marketing. Ma è una lettura superficiale. Hamilton potrebbe anche aver perso la sfrontatezza di qualche anno fa sul giro secco, ma porta con sé un bagaglio di esperienza enorme, frutto di una carriera in cui ha vissuto una lunghissima parentesi di successo.
In molti hanno paragonato l’arrivo di Hamilton in Ferrari a quello di Schumacher alla Rossa. Ma Hamilton a Maranello farà quello che il Kaiser fece in Mercedes. Hamilton ha già vinto moltissimo, e aiuterà la Ferrari non solo ad attirare tecnici di peso, ma anche ad aprire a sua volta un ciclo di successo, portando la mentalità vincente che serve per imporsi. Che possa essere lui in prima persona a trarne beneficio è impossibile dirlo oggi. Ma il suo contributo potrebbe sentirsi anche ben dopo il suo addio.
Il Lewis Hamilton disilluso e demotivato di questo inizio 2024 sembra un pilota al capolinea. Ma è una percezione distorta, che non tiene conto del peso di un rapporto di fiducia ormai incrinato con un team con cui ha raggiunto traguardi incredibili, ma che non l’ha ascoltato quando serviva farlo. È vero che conta solo l’ultima gara disputata, nel giudizio del pubblico. Ma quando si fanno scelte a medio termine, bisogna andare oltre. Fred Vasseur è un manager che ci vede lungo, costruendo piano piano la squadra giusta per i suoi obiettivi. Lasciamolo lavorare.