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Lewis Hamilton potrebbe riuscire nell’impresa che Fernando Alonso e Sebastian Vettel non sono riusciti a raggiungere, riportando l’iride piloti a Maranello dopo 18 anni di digiuno? È la domanda che aleggia in un momento in cui è ancora tutto possibile, prima che i test pre-stagionali in Bahrain comincino a dissipare la nebbia che cela i valori in campo. Naturalmente le speranze mondiali di Hamilton – e di Leclerc – dipenderanno dalla bontà del cosiddetto progetto 677, che darà vita a una vettura definita da Vasseur nuova al 99%.
Quanto le fortune dei piloti dipendano dal mezzo a disposizione lo si vede bene riavvolgendo il nastro degli ultimi due decenni della storia della Ferrari in F1. Kimi Raikkonen nel 2007 vinse il mondiale sfruttando l’ultimo slancio tecnico di quella straordinaria era di successi che aveva portato Michael Schumacher a cogliere cinque titoli consecutivi. Fernando Alonso, invece, visse delle annate non semplici nel 2011, nel 2013 e soprattutto nel 2014, con la deficitaria F14-T che lo portò a scappare da Maranello. Vettel, poi, vide sfumare le sue speranze mondiali nel 2017 per una serie ravvicinata di problemi tecnici alla SF70-H nella parte autunnale del calendario.
Le premesse dell’avventura di Hamilton con la Ferrari sono diverse da quelle delle nozze di Alonso e Vettel con la Rossa. Lewis arriva a Maranello al crepuscolo della sua carriera, con la consapevolezza di avere un tempo breve a disposizione per lasciare il segno. Alonso e Vettel, invece, vi approdarono prima di compiere trent’anni, con la potenzialità di aprire un ciclo di vittorie davanti a sé. Entrambi, però, erano destinati a incontrare degli ostacoli sul loro cammino verso il successo.
Alonso arrivò molto vicino al titolo mondiale al suo primo anno in Ferrari, nel 2010. Sfumò tutto all’ultima gara stagionale, per colpa di un maiuscolo errore strategico. Due anni più tardi, nel 2012, sfiorò l’iride in quello che resta a nostro avviso il suo miglior campionato in F1, in cui lasciò il segno pur in una condizione di inferiorità tecnica rispetto alla Red Bull. Al netto di queste occasioni mancate per un soffio, Alonso all’epoca non era certamente un uomo squadra, e la sua visione egocentrica mal si sposava con una scuderia che viene sempre prima del suo pilota di punta. Fernando con il tempo sembra aver imparato a calarsi in un gruppo di lavoro cercando di essere riconoscente a chi collabora con lui, ma allora il suo atteggiamento era differente. E viene anche da pensare che qualcosa si fosse rotto già in quell’infausto 2010.
Vettel, invece, così come Leclerc era un amante della Rossa ancora prima di diventarne il pilota di punta. Cresciuto all’epoca dei successi brucianti del suo connazionale Schumacher, diventato per lui un idolo, non vedeva l’ora di poter emulare le sue gesta riportando l’iride a Maranello. Nel 2018, però, qualcosa si ruppe proprio mentre accarezzava un sogno mondiale. Gli errori commessi da Sebastian da lì in avanti dimostravano una fragilità che l’avrebbe accompagnato fino al termine della sua avventura in Ferrari, quando il top management che l’aveva scelto era stato sostituito da una dirigenza che non lo preferiva.
Hamilton giunge in Ferrari con la gravitas di un sette volte campione del mondo, nonostante non vinca un titolo ormai da quasi cinque anni. Vi approda con la maturità di un uomo di quarant’anni che ha avuto il coraggio di cambiare il suo percorso mentre si avvia all’atto finale di una carriera sensazionale. E con il suo indiscutibile magnetismo sembra aver fatto breccia fin da subito non solo sugli appassionati, ma anche sulle donne e gli uomini di Maranello. Non abbiamo potuto fare a meno di pensarlo vedendo le reazioni dei dipendenti a cui Lewis stringe la mano nel video della sua prima visita ufficiale in fabbrica diffuso dalla Ferrari.
La spinta motivazionale data dall’arrivo di un pilota con l’aura di Hamilton non deve essere sottovalutata. Lewis ha l’esperienza per poter fare da traghettatore verso un’epoca di successo, come fece Schumacher in Mercedes. La sua attenzione ai dettagli e il suo piglio esigente, ma riconoscente, ne fanno un ingranaggio potenzialmente cruciale per il meccanismo della Ferrari. La sua speranza, però, è poter vincere da subito, in un 2025 che, vista la convergenza tecnica tra le monoposto al tramonto di questa era tecnica, offre un’occasione d’oro alla Rossa. Ma lo stesso, dopotutto, vale anche per il suo compagno di squadra, Charles Leclerc, con cui costituisce la miglior coppia della griglia 2025.