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Fred Vasseur, la Ferrari e le talpe che parlano troppo. In una intervista alla stampa francese, cui è seguita una con alcuni media italiani selezionati (che però sono andati giù pesanti lo stesso), il responsabile del team F.1 si è detto sorpreso e stupito dalle tante voci messe in giro da alcune talpe. Ora, visto che non è una novità assoluta che qualcuno nelle squadre parli, e lo stesso Vasseur dovrebbe saperlo dopo l’esperienza Renault e Alfa Romeo Sauber, di cui lo stesso manager francese fu vittima di voci e indiscrezioni, ebbene la storia delle talpe alla Ferrari è lunga e ha precedenti illustri. Non è un mistero che lo stesso Enzo Ferrari prendesse il telefono e chiamasse direttamente Marcello Sabbatini, a quel tempo direttore di Autosprint, per… indirizzare alcuni temi politici o sportivi che gli facevano comodo. E Sabbatini, da buon giornalista di razza, ogni tanto lo mandava su tutte le furie perché pubblicava anche altro che al Grande Vecchio non faceva piacere.
Insomma, un gioco delle parti che ha sempre favorito qualcuno a danno di qualcun altro. Telaisti contro motoristi, aerodinamici contro telaisti e via di questo passo. Non è storia di oggi. La fuga di notizie c’è sempre stata, basti ricordare le foto della vettura F.1 diffuse in anteprima l’anno scorso o quelle della Purosangue in catena di montaggio ancora. Fa parte del gioco. In fondo, lavorare alla Ferrari è altra cosa rispetto ad altri team. In Inghilterra, ad esempio, una volta finito il lavoro ci si trova in un pub o in un ristorante e al bancone nessuno chiede “E allora, come va questa Red Bull quest’anno?”. Finito il lavoro, la cosa inerente la F.1 finisce lì. Alla Ferrari, invece, dal farmacista, al supermercato o al bar, c’è sempre qualcuno che, sapendo che lavori alla Ferrari, ti chiede come va, cosa succede e via così. E magari l’astante, pur di non ammettere di non saperne niente, dice qualcosa, pettegolezzi raccolti in giro fra colleghi o da altri reparti in un passa parola che, da un lato, dà importanza a chi la racconta al bar, dall’altra segue involontariamente la corrente pro questo o pro quello.
Quando chi scrive era inviato per Rombo, nei dieci anni da inviato e redattore ne ho sentite di ogni. Vale la pena raccontare un episodio in particolare. Siamo a metà degli anni 90, Schumacher alla Ferrari cercava di risollevare le sorti del team e Jean Todt controllava tutto come un cerbero. Il martedì mattina, in edicola, per noi di Rombo era diventata una ossessione, perché i colleghi di Autosprint avevano sempre qualcosa in più inerente la Ferrari. Novità sul motore, movimenti di personale, debutti importanti. Loro davano notizie di prima mano, noi bucavamo. Visto che i settimanali si chiudevano la domenica sera in redazione, voleva dire che certe notizie si sapevano almeno dal sabato o prima ancora. Ovvero, restavano in sospeso almeno quattro giorni se non più prima di essere divulgate. Se per un settimanale il problema era relativo, lo era maggiormente per i quotidiani. E infatti, con un collega della Gazzetta dello Sport, infuriato per i buchi presi al martedì, lui che aveva contatti diretti a Maranello, e un altro di Tuttosport, partì una sorta di intelligence alla scoperta della talpa di Maranello.
Appena saputo il nome, il direttore di Rombo dell’epoca, Franco Panariti, chiese un incontro urgente con Jean Todt a Maranello. Giunti di fronte al responsabile della GES, nervoso e stizzito per dover dare udienza, il direttore di Rombo fece un gesto con la mano destra e accompagnò la frase in romanesco: “Allora, signor Todt, che volemo fa?” E Todt: “Cosa vuole, soldi? Non ho capito” la risposta del direttore fu secca: “Voglio par condicio, me so rotto li cojoni de beccà buchi tutte le settimane, quindi visto che uno dei vostri dà notizie ad Autosprint, le voglio pure io sennò faccio un casino”. Todt sempre più sgomento chiese il nome della talpa e quando gli fu detto, ebbe una reazione infuriata: “Adesso lo chiamo qua, se smentisce lei, signor Panariti, si prende una denuncia e gliela faccio pagare cara”.
Arrivò l’ingegner in questione, Todt lo guardò e disse: “Alor ingegnere, il signor Panariti dice che lei dà le informazioni ad Autosprint, gli risponda perché se è vero lei è licenziato, se non è vero denunciamo il direttore”. Contrito, titubante, quasi umiliato, l’ingegnere rispose timidamente: “Ma vede signor Todt, a me l’ha ordinato l’avvocato (Montezemolo, allora presidente Ferrari, ndr) parli con il direttore o il vice di Autosprint la domenica sera e faccia il punto dando informazioni che ci vengano utili, non ho colpa io signor Todt, lo chieda, lo chieda”. Al che Todt sbiancò in volto, congedò l’ingegnere dicendogli che da quel momento in poi non avrebbe dovuto più chiamare nessuno e se l’avvocato aveva da ridire, ci avrebbe pensato lui. Al che il direttore di Rombo guardò Todt negli occhi e in romanesco disse: “Aò signor Todt, e mo che volemo fa?”. “Fate i giornalisti – rispose – se sapete qualcosa, chiamate il nostro ufficio stampa (presente all’incontro, ndr) che se è vera vi dirà non posso commentare, se è falsa ve la smentisce. Sarò chiaro e onesto se lo sarete anche voi”. Cosa che puntualmente avvenne in seguito. Ecco, una piccola storia di talpe, Ferrari e Vasseur che in pochi conoscono…