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Per il Gran Premio di Miami 2023 di Formula 1, Charles Leclerc ha optato per un assetto molto aggressivo sulla sua Ferrari SF-23, nel tentativo di estrarre il massimo da un pacchetto che ad oggi non gli consente di esprimere appieno il suo potenziale. Ma questa scelta si è rivelata controproducente, visto che Leclerc ha faticato a tenere a bada la sua vettura. Una situazione, questa, che per certi versi ci ha ricordato quanto cercava di fare Lewis Hamilton lo scorso anno con la Mercedes W13.
Non riuscendo a farsi una ragione delle performance della sua monoposto, Hamilton a inizio anno scorso ha cercato una soluzione sofisticata al problema, intervenendo sull’assetto. Il problema – lo si è visto chiaramente in varie occasioni – era che la W13, a fronte di piccoli cambiamenti di regolazione, diventava quasi ingovernabile, con delle reazioni esponenziali alle modifiche di set-up. È un tentativo di risolvere l’inconveniente da pilota di talento, perché solo chi è dotato di grandi capacità può sfruttare al meglio un assetto al limite. Ma non è che una soluzione temporanea – e non sempre efficace – a un problema a lungo termine.
Ovviamente la SF-23 non è una monoposto tanto problematica quanto la W13, ma resta un vero enigma. Lo si capisce non solo dalle espressioni di Leclerc e Carlos Sainz dopo la corsa, ma anche dalle loro dichiarazioni, visto che hanno dato dei feedback opposti per quanto riguarda le due mescole impiegate in gara, la media e la hard. La SF-23, come ha sottolineato il team principal della Rossa, Frédéric Vasseur, è una vettura decisamente incostante. E difficile da comprendere appieno per chi ci lavora, figuriamoci per chi osserva all’esterno.
Il passo in avanti a Baku ipotizzato da molti dopo il podio di Charles Leclerc, in realtà, non è mai stato compiuto. Il degrado nullo della gomma hard e le soste anticipate per via dell’ingresso della Safety Car prima dell’inizio della finestra dei pit stop hanno cambiato la gara, andando a livellare le prestazioni a fine corsa e creando le condizioni per quei giri veloci che hanno offerto una percezione distorta dei valori in campo. Miami, invece, ha riportato tutti con i piedi per terra.
Oltretutto, la SF-23 in Florida ha mostrato delle reazioni scomposte, da Cavallino imbizzarrito. Leclerc nelle qualifiche di Miami ha sfruttato troppo il cordolo e ha perso la macchina, finendo a muro. Max Verstappen è stato protagonista di un errore simile, ma la RB19 non ha fatto i capricci. Una differenza di comportamento che, naturalmente, finisce per amplificare la rilevanza di uno sbaglio che, al netto di ogni attenuante, c’è stato.
In ogni caso, la verità è che ad oggi la Ferrari SF-23 funziona al meglio in una finestra di utilizzo assai ridotta. Quella del giro secco in qualifica. A serbatoio scarico e gomme fresche, la SF-23 dà il meglio di sé, finendo per offrire una percezione distorta delle vere potenzialità in gara. Circostanza in cui, sembrerebbe, la SF-23 esce dall’altezza da terra ideale, perdendo efficacia. E in cui resta il problema della gestione delle gomme, per nulla semplice da sbrogliare.
Da Imola in poi, inizierà una nuova fase della stagione della Ferrari, in cui arriveranno corposi aggiornamenti alla SF-23, nella speranza di poter fare un salto di qualità rispetto a quelle che ad oggi sono le dirette concorrenti della Rossa, Mercedes e Aston Martin. Ma se la monoposto del Cavallino è ancora un enigma, potranno essere efficaci degli aggiornamenti impostati su una base ancora avvolta nel mistero?