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La Ferrari, di fronte alla necessità di sostituire Carlos Sainz nel weekend di gara del Gran Premio dell’Arabia Saudita per via di un’appendicite che avrebbe richiesto un’operazione, avrebbe potuto puntare sul più esperto dei suoi piloti di riserva, Antonio Giovinazzi, forte di un’esperienza in Formula 1 che avrebbe tolto un’importante componente di rischio. Invece, la Rossa ha avuto il coraggio di scegliere Ollie Bearman, diciotto anni di impeto e talento da sgrezzare.
È vero, la situazione di Sainz è precipitata in fretta. I sintomi di quella che si credeva essere una gastroenterite hanno lasciato spazio al vero quadro clinico tra venerdì sera e sabato mattina, costringendo Carlos a un forfait forzato. Bearman, essendo già presente a Jeddah perché impegnato con la Formula 2, rappresentava la soluzione più immediata. Ma Giovinazzi avrebbe potuto essere sollevato dall’impegno al simulatore a Maranello per consentirgli di viaggiare ed essere preventivamente presente nel caso del bisogno.
Per anni la Ferrari si è affidata a uno schema consolidato per i piloti, affiancando la prima guida di grande esperienza e comprovato talento a un gregario pronto a portare a casa punti pesanti per il mondiale costruttori. L’arrivo di Charles Leclerc nel 2019 rappresentò un orizzonte diverso, quello di un pilota che aveva ancora tutto da dimostrare in Formula 1. La scelta di Bearman in sostituzione di Sainz, però, è un atto di fiducia nei confronti di un talento che, come è naturale che sia, ha ancora molto da sgrezzare.
Ollie la fiducia della Ferrari l’ha ripagata in pieno, superando una prova non banale con pochissima preparazione e per giunta su una pista tutt’altro che semplice da interpretare. Ma anche se non fosse riuscito in questa impresa, nessuno avrebbe potuto avere nulla da ridire né su di lui, né sulla Ferrari, che ha portato in pista il pilota più giovane della sua storia in Formula 1. E non è un caso che tutto questo sia accaduto nell’era di Fred Vasseur.
Prima di ricoprire ruoli apicali in Formula 1, negli anni Duemila Vasseur coltivò alcuni dei talenti che sarebbero approdati di lì a qualche tempo nel Circus, come Nico Rosberg e Lewis Hamilton, campioni di GP2 con la ART, la scuderia che Vasseur aveva fondato con Nicolas Todt. Vasseur ha sicuramente la sensibilità giusta per capire se un pilota sia pronto per un debutto improvviso in F1 e la capacità di gestire un esordio così delicato. Ma tutto deve partire dal coraggio di dare una chance del genere. E la Ferrari l’ha avuto.