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La Ferrari vince, in Malesia, e l’audience va alle stelle. Sono stati 12 milioni gli spettatori della cavalcata trionfale di Vettel, ma non in Italia: in tutta Europa! Di questi 12 milioni solo 5,3 milioni sono stati quelli italiani, come dire che nello share totale della F.1 in chiaro, l’Italia conta quasi quanto il 50 per cento del totale in Europa. Il resto è tutto delle TV a pagamento, coi canali satellitare. I dati sono stati analizzati dai gruppi che sono presenti in F.1 e che hanno commentato negativamente questo andazzo.
I soldi in F1 non bastano mai
Nel paddock chi fa i conti col marketing sta valutando quanto e come vale la pena continuare con il circo iridato. Per beccare altri soldi la F1, perse le televisioni, deve rivolgersi agli organizzatori. L’anno scorso, ad esempio, sul miliardo e 400 milioni di euro di incassi, il 45 per cento è arrivato dai promotori, come dire che 630 milioni sono stati pagati da chi organizza le gare, ovvero una media di 33 milioni di euro a gara, con le minime come Monza o Montecarlo da 15 milioni e le massime da 45 milioni come Abu Dhabi o Singapore, tanto per intenderci.
Con queste cifre il circo della F.1 porta a casa la linfa vitale per proseguire, eppure i soldi non bastano mai. Per 4 motori da usare nella stagione le squadre pagano almeno 20 milioni di euro, una follia cui si aggiungono i costi per le gallerie del vento, le strutture il personale, i piloti e altro ancora. Con questi dati di ascolto le TV in chiaro non riescono a pagarsi il costo dei diritti e di produzione TV. Un esempio per tutti viene dalla RAI, che a livello europeo è quella messa meglio, con meno costi e meno personale sulle piste ma con una produzione superiore a tutte le altre.
Quanto spende la Rai?
Oltre ai 28 milioni di euro dei diritti TV, bisogna aggiungere i 10 milioni scarsi per la produzione. Infatti, diretta o differita, il personale della Rai deve portarsi al seguito 3200 kg di materiali, divise in 52 casse che arrivano in pista la domenica prima della corsa e vengono poi rispedite entro il lunedì dopo GP, in totale sono 8 persone che girano per il mondo (quando c’è la diretta sono in 12) e quindi, 28 più 10 fa 38 milioni con l’aggiunta poi di altri costi minimi. Ovvero per coprire una stagione di F.1 la RAI spende quasi 40 milioni di euro, cioè ha un costo fisso a gara di 2 milioni e 100 mila euro che non vengono coperti dagli sponsor.
Diretta o differita non cambia la musica, pensate che nelle altre nazioni i costi sono maggiori, per cui le TV in chiaro in Europa hanno gli stessi problemi. Se poi si entra nel campo della Pay TV, quella satellitare, oltre ai maggiori costi dei diritti TV (58 milioni per Sky) e quelle del personale in giro e del materiale, si vede come le TV a pagamento hanno costi maggiori a fronte di spettatori inferiori. Sky, ad esempio, raramente supera il milione di spettatori, lo standard è di 600 mila. Il costo della F.1 rientra nel pacchetto motori (anche MotoGP e Rally) ma al di là delle immagini spettacolari, replay regia dedicata e attenzione al prodotto.
E Sky?
E badate bene che Sky Italia è forse la migliore in assoluto rispetto alle altre. Sky UK, ad esempio, porta in giro 70-80 persone con produzione propria eppure non è che negli ascolti faccia più del’Italia. E anche per Sky, come per la RAI, a questi costi di produzione non corrispondono entrate di pubblicità o spettatori, alla fine il piatto piange. A fine anno scadono i contratti triennali, con opzione per altri due. Chiaro che le TV vogliano ridiscutere il tutto. La MotoGP, ad esempio, organizza un GP a 5 milioni di euro, la Superbike a poco più di 1 milione, fa più ascolti e costa meno. Le TV lo sanno e cercando di ridurre le spese. Anche i team lo sanno e non possono obiettare nulla, la legge del mercato è chiarissima anche per loro.
Negli uffici marketing qualche domanda se la pongono di sicuro e le risposte fanno tremare Ecclestone...
Quindi se le TV restano, lo faranno a costi più bassi. Se decidono di andarsene F.1 perderà soldi. E quindi, per mantenere questo standard e queste entrate, dove prendere i soldi? Dagli organizzatori extraeuropei, ad esempio, ma non compensano le perdite TV. E questo è il vero problema della F.1 del futuro, perché quando colossi come Mercedes Honda o Pirelli, a fronte dell’investimento profuso e delle spese, vedono che poi il ritorno è quello attuale, negli uffici marketing qualche domanda se la pongono di sicuro e le risposte fanno tremare Ecclestone e compagnia…