Formula 1, ecco perché la Red Bull è la favorita per il Gran Premio del Messico

Formula 1, ecco perché la Red Bull è la favorita per il Gran Premio del Messico
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La Red Bull, sulla carta, è la favorita per il Gran Premio del Messico. Ma c'è anche la possibilità concreta che tra le due contendenti per la lotta al titolo mondiale in Formula 1 si inserisca una terza incomoda. Ecco perché
2 novembre 2021

Novembre sarà un mese cruciale, per la lotta mondiale tra Max Verstappen e Lewis Hamilton in Formula 1. I tre GP consecutivi – Messico, Brasile e Qatar – che affronteranno nelle prossime settimane potrebbero imporre una direzione più decisa del titolo verso uno dei due contendenti. Mai come quest’anno, effettuare delle previsioni sui valori in campo alla vigilia è complesso. Mercedes e Red Bull sono talmente vicine da poter mantenersi alle calcagna del team favorito sulla carta o, addirittura, ribaltare i pronostici. Ma in Messico la Red Bull ha ottime possibilità di surclassare la sua blasonatissima concorrenza. 

Per capire perché la Red Bull è favorita a Città del Messico, è necessario analizzare le caratteristiche dell’Autódromo Hermanos Rodriguez, la pista su cui andrà in scena il diciottesimo round di questo suggestivo match tra piloti di grandissimo talento. L’aspetto più importante da tenere in considerazione riguarda l’altezza sul mare a cui sorge: 2.240 metri. In quota, l’aria diventa più rarefatta. E questo comporta delle conseguenze per le monoposto, a cominciare dal motore. Il turbocompressore è costretto ad un lavoro extra, perché la minor densità dell’aria in ingresso deve essere compensata da una maggiore compressione da parte del turbo per evitare che la potenza sia ridotta. Il turbocompressore, quindi, è costretto a ruotare ad una velocità media più elevata, e richiede una spinta maggiore da parte della MGU-H, con un aumento dei consumi energetici. 

La rarefazione dell’aria comporta anche altre conseguenze, come una maggiore potenzialità di surriscaldamento degli pneumatici, e dell’impianto frenante. Ma c’è un ulteriore aspetto da non sottovalutare, cioè la diminuzione della deportanza. A parità di configurazione aerodinamica, il carico generato è del 75% rispetto a quello ottenuto al livello del mare. Ne consegue che, anche con un carico aerodinamico alla Montecarlo, quindi molto elevato, si avrebbe una deportanza da basso carico in circostanze normali. Solitamente in Messico si predilige un carico intermedio, per avere il miglior compromesso tra la performance nei curvoni rapidi e quella sui due rettifili. Ma l’Autódromo Hermanos Rodriguez presenta anche curve lente, in cui serve una buona trazione. E il grip meccanico, con una downforce ridotta, assume un’importanza assai rilevante. 

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Una volta analizzate le caratteristiche del circuito, possiamo rispondere alla domanda fondamentale: perché la Red Bull sarà competitiva? Tanto per cominciare, il turbocompressore di casa Honda, con le sue generose dimensioni, è molto efficiente, il che dovrebbe costituire un vantaggio rispetto alla Mercedes. Il cuore pulsante della W12, la power unit made in Brixworth, vanta un turbo extra-small, che non si sposa bene con le condizioni con cui dovrà lavorare in Messico. A questo si aggiunge l’efficiente MGU-H sviluppata dalla Honda, in grado di sobbarcarsi al meglio il lavoro extra cui sarà chiamata nella gara di casa per uno dei suoi due alfieri, Sergio Perez. Di questo vantaggio abbiamo avuto prova già al Red Bull Ring, che sorge a 660 metri sul livello del mare. Vista la differenza di altitudine, è possibile che il divario si faccia ancora più grande, in Messico.

Ma la Red Bull appare superiore, sulla carta, anche dal punto di vista aerodinamico. Il motivo è presto detto: la RB16B è in grado di generare molta deportanza dal corpo vettura, una caratteristica che ha consentito alla Red Bull, nel corso di questa stagione, di poter scaricare di più la monoposto rispetto alla concorrenza senza comprometterne l’efficacia in curva. La Mercedes, invece, con il taglio del fondo piatto previsto per il 2021 ha perso parecchio, su questo fronte. Potersi presentare più scarichi a Città del Messico, nonostante la quota, significa sfruttare ancora di più la minore resistenza all’avanzamento sul dritto data dalla minore densità dell’aria, senza però pagare in curva. A questo si aggiunge, inoltre, l’ottima trazione che da sempre caratterizza le vetture progettate da Adrian Newey. Su un tracciato sul quale il grip meccanico è fondamentale, si tratta di un buon asso nella manica.

Come già successo frequentemente nel corso della stagione 2021, la Mercedes da inseguita si farà inseguitrice. Ma il rischio, nemmeno poi così remoto, è che tra le due contendenti per il titolo possa inserirsi una terza incomoda di lusso, la Ferrari. Nel post gara di Austin, il team principal della Ferrari, Mattia Binotto, ha dichiarato che la Rossa potrebbe dire la sua, in Messico. Quelle che possono sembrare dichiarazioni di circostanza hanno invece grande fondamento. Ed è tutto merito dell’aggiornamento alla power unit della SF21. L’ERS di cui è equipaggiata la Rossa ora è passato da 400 a 800 volt, grazie a una tecnologia che ne ha quasi raddoppiato la tensione. Ma è stata anche introdotta una batteria molto efficiente, che, volendo semplificare un concetto ben più complesso, è in grado di caricarsi e scaricarsi molto rapidamente, il che si traduce in una risposta migliore sul dritto, con una velocità di punta maggiore. 

Ma l’efficienza dell’ibrido, come vi spiegavamo prima, in Messico è molto importante, sia per supportare il lavoro extra cui sarà costretto il turbocompressore, che per rispondere al meglio ai consumi energetici più elevati che ne conseguono. I paragoni con l’ultima gara in Messico, nel 2019, sono un esercizio fallace, visto che la SF90 era una monoposto assai diversa rispetto alla SF1000 e alla sua erede, la SF21. In quell’occasione Leclerc colse la pole position, ma nei due anni intercorsi da quell’acuto ne è passata di acqua sotto i ponti. D’altro canto, i distacchi rimediati dal monegasco ad Austin in gara sono in linea con quelli registrati nel 2019. La sensazione è che, dopo un percorso travagliato, si sia tornati verso il punto di partenza. 

Alla luce di queste considerazioni di carattere tecnico, le recenti parole del responsabile degli ingegneri in pista della Mercedes, Andrew Shovlin, non sembrano più semplice pre-tattica. Shovlin ha dichiarato che se la Stella a tre punte in Messico fosse in grado di battersi ad armi praticamente pari come ad Austin sarebbe già un grande traguardo. Il rischio di un weekend in salita, per la Mercedes, è tutt’altro che remoto. E forse i compiti a casa al simulatore, svolti con l’amaro in bocca per non aver capitalizzato il potenziale della W12 su piste “amiche” in Turchia e negli USA, non basteranno. Tutto fa brodo, in questo mondiale così avvincente. Anche la minima sbavatura si paga carissimo. E questo vale per entrambe le contendenti, che siano favorite sulla carta o meno.

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