Formula 1: ecco perché i motori 2026 rischiano di nascere già vecchi

Formula 1: ecco perché i motori 2026 rischiano di nascere già vecchi
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I motori pensati per la stagione 2026 di Formula 1 potrebbero nascere già vecchi. Ecco perché
17 luglio 2023

Dal 2026 cambia il regolamento tecnico dei motori di F.1 e al momento l’elenco degli iscritti vede per la prima volta, da decenni, un numero crescente di partecipanti. Ferrari, Mercedes, Honda, Ford, Renault e Audi sono della partita: sei motoristi per dieci team. Il nuovo regolamento prevede circa 400 kW di potenza per i 6 cilindri turbo (circa 540 CV) e 350 kW dalla parte elettrica (476 CV) per un totale di oltre mille CV di potenza, una semplificazione tecnica (via la MGU-H) e camere di combustione idonee ai carburanti sintetici o anche agli e-fuel cosiddetti.

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Lo scopo del regolamento, approvato nel 2022, è quello di dare stabilità alla F.1 e consentire nel tempo ai singoli motoristi di lottare per la vittoria. Quindi una Casa come Ford o Audi che entrano nel 2026 sanno che per almeno cinque anni tutto resterà immutato. Questo sulla carta. Poi arriva una intervista di Stefano Domenicali a Motorsport.com e qui le carte in tavola vengono sparigliate: “Con motori più semplici e senza parte ibrida con carburanti bio sostenibili potremmo pensare al ritorno degli aspirati con un suono più vicino alle aspettative dei tifosi”.

Boom, e qui scoppia la bomba perché se davvero Domenicali ha detto questo e lo pensa, vuol dire che i motori 2026 nascono già vecchi e con la data di scadenza ben impressa nel basamento. Siamo sicuri che sia questa la direzione giusta per i motoristi? Si tratta di Case che devono programmare investimenti nel corso degli anni, avere un gettito garantito e un ritorno certo per gli ammortamenti. Si deve ancora partire col regolamento 2026 e il presidente di Liberty Media fa capire e dice che questi motori, prima di nascere, li possono già buttare al macero? Probabilmente un errore di interpretazione del pensiero di Domenicali, a meno che qui non si parli già del 2030, quinto anno dell’uso dei motori turbo nuova generazione.

Perché allora, in quel caso, sarebbe utile girare la domanda ai sei costruttori e chiedere chi glielo fa fare di spendere soldi per qualcosa che nasce già vecchio e sorpassato dalle regole future. Che per inciso non ci sono ancora. Quindi va bene il passato e la nostalgia per i rombanti motori a 10 e 12 cilindri (in caso di astinenza vanno bene anche i V8 a 24 mila giri al minuto) ma uscirsene adesso con una dichiarazione simile con i motori ancora in fasce sembra un controsenso. Qualcosa non torna nella narrazione generale, fra chi esalta il ritorno agli aspirati (ma perché se il turbo è ancora il modo migliore e indolore per avere potenza a basso costo) e buttare nel cesso la parte elettrica che ormai, a partire dalla Panda in su, hanno tutte le vetture di serie? Ecco la vera questione di base sul futuro motoristico della F.1 del domani.

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