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Con un palmares in cui figurano quattro titoli mondiali e 53 vittorie, Sebastian Vettel è uno dei piloti di maggior successo della storia della Formula 1. Per celebrare una carriera che volge verso la sua conclusione - il GP di Abu Dhabi 2022 sarà la sua ultima gara - i protagonisti di DopoGP, l'approfondimento sulla F1 di Automoto.it, scelgono le gare più rappresentative del percorso di Sebastian.
Capita poche volte di rendersi conto di stare assistendo a qualcosa di davvero speciale in Formula 1. Ma quando accade è magico. Mi è successo in occasione della prima vittoria in carriera di uno sfacciatamente giovane Max Verstappen. Ed è accaduto anche a Monza, in un lontano weekend del 2008 funestato da pioggia e vento. Avevo 20 anni, uno in meno del ragazzo che si sarebbe preso a forza il palcoscenico nonostante la ragione lo escludesse. Potei osservare dal vivo le prodezze di uno degli uomini che avrebbe scritto la storia della F1 nel decennio successivo. A cominciare dall’exploit in una gelida e fradicia qualifica, al volante di una STR3 in grado di cogliere punti e nulla più. Eccellere sul giro secco superando i limiti della monoposto, però, è una cosa. Di ben altro calibro è ripetere l’impresa per 53 giri in gara.
Dopo la partenza alle spalle della Safety Car, Sebastian Vettel si prese la testa della corsa scappando da Heikki Kovalainen. E si lasciò cullare dal perfetto bilanciamento della sua monoposto, danzando sotto la pioggia. L’unico rivale davvero temibile, Lewis Hamilton, fu beffato da una strategia inefficace, optando per gomme da bagnato estremo in attesa di un aumento delle precipitazioni che non sarebbe mai arrivato. Vettel tagliò il traguardo per primo, regalando alla Toro Rosso il sapore del successo prima che la sorella Red Bull lo assaporasse. Quella vittoria a Monza non fu solo presagio di gioie future, ma il giusto riconoscimento per le donne e gli uomini che avevano rappresentato il cuore della Minardi e avevano continuato nel nuovo corso. Fu un miracolo destinato a passare alla storia. E ora che la carriera di Vettel volge al termine, posso dire con fierezza che quel giorno c’ero anche io.
Abu Dhabi, domenica 14 novembre 2010. Tre piloti in lizza per il titolo mondiale, con Fernando Alonso davanti al duo della Red Bull Mark Webber e Sebastian Vettel. Un mondiale che la Ferrari ha dominato in parte, arrivando all'ultima gara in vantaggio. Una semplice formalità, sembrava. Invece no. Mentre in pista andava in scena il suicidio tattico della rossa, Sebastian Vettel è il più giovane del trio, quello con meno esperienza. Quello che non ha niente da perdere perché, per l'età, potrebbe fare altro in futuro. Invece no. Pole position al sabato, gara al comando la domenica. Alonso deve solo controllare.
Ma ci si mette lo zampino di Webber che sbatte, rientra prima ai box e la Ferrari fa la mossa sbagliata. Marca a uomo l'uomo sbagliato. L'australiano, infatti, era praticamente fuori dai giochi, Vettel davanti deve solo vincere. E per farlo deve gestire la pressione, l'emozione, la paura di sprecare tutto. Invece no. Con Alonso fuori dalla zona punti che gli avrebbe garantito quel minimo vantaggio, Sebastian Vettel vince gara e titolo iridato. Il primo dei quattro. E lo fa a 23 anni 4 mesi e 11 giorni. Il più giovane campione del mondo della F.1. Eppure, freddezza, velocità, gestione della gara, visione completa di dove arrivare. Era quello il suo sogno, realizzato.
Ci sono vittorie-simbolo nelle carriere dei campioni sportivi.
Quella conquistata a Silverstone nel 2018 da Sebastian Vettel con la Ferrari lo è stata senza dubbio, nel bene e nel male.
In Gran Bretagna il tedesco si presenta da leader del mondiale per un solo punto davanti a Hamilton (146-145): la sfida tra i due puntualmente riparte nelle qualifiche ed è l’inglese a spuntarla per soli 44 millesimi.
Domenica 8 luglio allo spegnimento dei semafori Lewis ha un pessimo avvio, Vettel e Bottas lo passano, Raikkonen ci prova ma urta la Mercedes numero 44 in curva 3 spedendola in fondo al gruppo.
Seb scappa via indisturbato, al 20° giro rientra ai box per montare le gomme medie, imitato da Bottas una tornata più tardi e dal furibondo Hamilton al 25°.
Sette giri dopo Ericsson sbatte violentemente alla curva Abbey: safety car.
In quel frangente i piloti della Ferrari (e Verstappen) vengono richiamati ai box per montare un nuovo set di gomme morbide e Bottas si ritrova al comando.
Una seconda safety a distanza ravvicinata sembra proteggerlo dall’arrembante Vettel che però al giro 47 si inventa una staccata memorabile alla Brooklands riportandosi davanti.
Tagliato trionfalmente il traguardo Sebastian si lascia andare via radio: “Grazie Ragazzi. Qui, a casa loro!” .
Silverstone 2018 rappresenta (forse) il punto più alto della storia tra Vettel e la Ferrari ma quella frase iconica si trasformerà nell’anatema di un’intera carriera, appena due settimane dopo, ad Hockenheim.