Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Hamilton, Sainz, Norris. Ma non solo: Ricciardo, Bottas e tanti altri ancora. La crisi della F.1 si riversa anche sui piloti che vedono i loro stipendi decurtati. A ragione, visto che sono pagati per correre e finora non hanno mosso un metro di gara. Ma come funziona il pagamento degli stipendi di un pilota professionista? Non esiste una regola fissa per tutti, ma generalmente funziona in questo modo. Proviamo a semplificare i vari passaggi per far capire meglio come funziona.
Il pilota è un professionista, di fatto una azienda con una Partita Iva, tanto per intenderci e come tale è soggetto alle tasse. Quindi, quando a fine mese (o nel periodo stabilito dal contratto) arriva la scadenza del bonifico, gli verrà emessa una nota fiscale da parte di chi lo paga, con tanto di ritenute alla fonte a seconda del paese in cui ha la residenza.
Visto che l'attività viene svolta in diversi paesi del mondo, lo stipendio del pilota sarà soggetto alla tassazione prevista per quel dato paese. Ad esempio, negli USA ogni forma di pagamento professionale è soggetto a tassazione in loco. Quindi quando un pilota va a correre negli USA, lo stato trattiene la quota di tasse dovuta per il reddito prodotto in loco. Stessa cosa per altre nazioni, in Europa vige più o meno lo stesso regime fiscale per cui avviene lo stesso trattamento previsto per tutti i lavoratori comunitari.
Se prendiamo lo stipendio di Lewis Hamilton, circa 45 milioni all'anno, e dovessimo dichiararlo negli USA, lo stato americano potrebbe trattenere una grossa cifra, ma qui scatta la suddivisione del pagamento al pilota. Infatti la "busta" paga di un professionista è composta da tante voci. Ad esempio, prendiamo una stagione con 22 gare. Lo stipendio di Hamilton (ma anche degli altri piloti) viene diviso per 22 prestazioni professionali (le gare), i giorni di impegno al simulatore in sede, i giorni di test privati, i giorni di disponibilità con gli sponsor durante la stagione. Quindi i 45 milioni di stipendio totale vengono suddivisi in varie voci.
Fatta salva questa divisione dello stipendio, un Lewis Hamilton (sempre ad esempio) quando va a correre negli USA avrà una trattenuta inerente la sua prestazione d'opera sul territorio americano, che sarà un 22esimo dello stipendio totale, detratti gli importi dovuti per le altre attività. In questo modo la tassazione sarà relativa a una piccola parte dello stipendio e non sulla cifra complessiva intascata.
Ogni pilota ha poi una assicurazione personale che lo tutela. Alcuni hanno una assicurazione che prevede il pagamento delle spese mediche ed ospedaliere con una copertura massima per morte o infortunio che arriva a un certo punto. Visto che l'attività è rischiosa, di solito i premi sono molto alti. Uno come Hamilton, ad esempio, sui 45 milioni di euro di incasso totale, potrebbe pagare anche 3 o 4 di assicurazione. Una opzione fatta da tutti i piloti è relativa allo stipendio. Visto che in caso di infortunio non possono prestare l'opera prevista, l'assicurazione copre i soldi di mancato incasso relativo a quel periodo. Ad esempio, il pilota A si fa male, salta due gare, l'assicurazione (in questo caso anche il team e gli organizzatori ne hanno una che copre in base al rischio connesso) pagherà la sua quota di spese ospedaliere e la parte di stipendio non percepita. Con quella infortuni e stipendi il pilota si garantisce una copertura che dipende dal premio pagato. Uno come Hamilton paga un premio molto alto, altri piloti spendono meno ma hanno anche problemi connessi alla assicurazione stipulata.
Dopo aver detratto le spese per l'assicurazione personale, le tasse pagate alla fonte nelle nazioni che lo prevedono e le spese per gli spostamenti (se non compresi nel contratto con il team) tutto quello che resta viene tassato in base alla sede di residenza. Molti piloti abitano in Svizzera perché la professione di pilota non è riconosciuta, in quanto nella confederazione sono vietate le gare, per cui si paga un forfait annuale, mentre Montecarlo si è adeguata al regime fiscale francese. Gli inglesi, invece, hanno l'isola di Man come paradiso fiscale in cui spostare la loro residenza e pagare meno tasse sul reddito percepito.