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Chi l’avrebbe mai detto che un’appendicectomia potesse portare una ventata di novità in Formula 1? Eppure è andata esattamente così. Come la proverbiale farfalla il cui battito d’ali causa un terremoto dall’altro capo del mondo, Carlos Sainz è stato l’inconsapevole catalizzatore di un rinnovamento della griglia che non si vedeva dal 2019. Nel 2025, infatti, saranno quattro i rookie sullo schieramento: Ollie Bearman, Kimi Antonelli, Jack Doohan e Gabriel Bortoleto. A loro si aggiunge Liam Lawson, che il prossimo anno disputerà la sua prima stagione completa in F1. E lo stesso potrebbe dirsi anche di Franco Colapinto.
La rivoluzione silenziosa che abbasserà sensibilmente l’età media in Formula 1, a ben vedere, è cominciata a Jeddah, quando l’operazione d’urgenza a cui è stato sottoposto Carlos Sainz ha aperto improvvisamente le porte della F1 a Ollie Bearman, che a soli 18 anni è diventato il pilota più giovane di sempre a rappresentare i colori della Ferrari nel Circus. Lo ha fatto offrendo una prestazione convincente, come se avesse avuto tutto il tempo del mondo per prepararsi a un’occasione del genere. E forse in fondo era davvero così.
Tolto il collo, che tradiva stancandosi anzitempo un mancato allenamento mirato, Bearman sembrava perfettamente pronto al grande salto perché oggi i giovani piloti nelle categorie propedeutiche sono davvero dei professionisti in erba. Dalla gestione della pressione in pista alla capacità di interfacciarsi con stampa con la flemma del campione navigato, da adolescenti o poco più sono talmente formati da poter affrontare con maggiore agio un salto nel buio. È successa la stessa cosa anche a Franco Colapinto, chiamato sostanzialmente senza preavviso a sostituire Logan Sargeant in Williams. E pure Liam Lawson, già sostituto d’eccezione lo scorso anno, è rientrato in gioco al posto di Daniel Ricciardo con grande slancio.
Qualcuno pensa che semplicemente le monoposto di oggi siano più semplici da guidare. Ma la verità è che il modo in cui i potenziali campioni del domani sono svezzati li rende pronti ad adattarsi a un ambiente che inizialmente può sembrare più grande di loro. E la sicurezza con cui piloti come Bearman e Colapinto hanno affrontato la sfida della F1 deve aver anche influito nel processo decisionale di alcuni team riguardo ai sedili per il prossimo anno. Fino a poco tempo fa, si tendeva a privilegiare l’esperienza sulla gioventù, soprattutto nei team più piccoli. Oggi è cambiato qualcosa.
Lo si capisce bene dalle parole di Mattia Binotto, plenipotenziario di casa Sauber, futura Audi. “Ci chiedevamo se fosse il caso di sceglierlo direttamente per il 2025 o di dargli invece il tempo di crescere, posticipando al 2026, ma alla fine abbiamo scelto la prima opzione. Forse vedere piloti giovani fare bene in F1 mi ha dato fiducia nel fatto che Gabriel possa fare molto bene sin dall’inizio”, ha spiegato sull’ingaggio di Bortoleto. Lo stesso ragionamento fatto in Mercedes per Kimi Antonelli, che debutterà a 18 anni in un top team di Formula 1.
Il rovescio della medaglia è rappresentato dai piloti esperti che vedono avvicinarsi la fine della loro esperienza in F1. Se Valtteri Bottas sembra vicino a un ritorno in Mercedes come terzo pilota, Kevin Magnussen ha già fatto sapere che non vorrebbe fare la riserva. Ricciardo, invece, è di fatto già un pensionato di lusso. D’altronde, era tempo che ci fossero nuove storie da raccontare. E parte di questa rivoluzione la dobbiamo a Carlos Sainz, il casus belli di questo cambiamento in Formula 1.