Formula 1, è guerra di soldi per il futuro

Formula 1, è guerra di soldi per il futuro
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Dietro alla minaccia della Ferrari di abbandonare la Formula 1 dopo il 2020 si nasconde una ragione economica. Ecco su cosa si sta giocando il futuro della categoria
25 novembre 2017

È scoppiata sotto banco, come spesso succede, e rischia di far esplodere del tutto il piccolo mondo della F.1. Ufficialmente si parla di motori, regole e roba simile, in realtà si parla del futuro commerciale ed economico della F.1 dal 2020 in poi. Il patto della Concordia che regola gli accordi fino a quella data è alla base della discussione e di sicuro dal 2021 in poi ci sarà un altro accordo sulla stessa falsariga di quello attuale.

Il problema nasce dai soldi da spartire. Secondo Forbes l'attuale gestione 2017 ha subito una perdita rispetto al 2016 di 180 milioni di dollari e il futuro, con contratti in scadenza e da rinnovare magari a cifre diverse, non è che inciti all'ottimismo. Volendo mantenere le stesse percentuali sulla divisione dei premi (68 per cento ai team il resto all'organizzatore) è chiaro che meno soldi entrano e meno se ne dividono.

E qui scatta la parte del piano che sta scatenando le ire della Ferrari in testa. Per la semplice ragione che non sono i motori nuovi al centro della discussione, ma il fatto che la prima ipotesi di bozza prevede una riduzione dei premi per la rossa. Ovvero la cancellazione della clausola del bonus che garantisce circa 80 milioni di euro fissi alla Ferrari in quanto partecipante a tutte le edizioni del mondiale. Inoltre la torta verrebbe divisa in altro modo, per cui se qualche squadra dovesse avere dei problemi economici, Liberty Media potrebbe garantire i finanziamenti prendendoli da un fondo apposito.

E su questo punto è partita la guerra, perché la Ferrari (ma anche Mercedes, McLaren e Williams) hanno sempre goduto di questo trattamento. Solo che ora l'ipotesi della divisione li vede tutti contro tutti, perché McLaren e Williams non avendo soldi extra potrebbero accedere al fondo ipotizzato, quindi portare a casa lo stesso quello che manca, mentre per la Ferrari sarebbe una grossa perdita, fra ingaggio fisso e divisione soldi potrebbe superare anche i 100 milioni di euro. Troppi. E inoltre se finora la Ferrari ha sempre fatto valere la clausola di veto, l'ipotesi è che parlando del 2021, quindi oltre la scadenza del patto della Concordia, questo veto non avrebbe più valore nè ragione di esistere.

Non sono i motori nuovi al centro della discussione, ma il fatto che la prima ipotesi di bozza prevede una riduzione dei premi per la rossa. Ovvero la cancellazione della clausola del bonus che garantisce circa 80 milioni di euro fissi alla Ferrari in quanto partecipante a tutte le edizioni del mondiale

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Infine, i tre motori concessi per il prossimo anno sono un chiaro avvertimento alle squadre che li costruiscono, perché con appena 3 motori calano i costi di noleggio. Oggi una fornitura di propulsori è nettamente inferiore a quella del 2011 di circa un 30 -40 per cento e per il prossimo anno si ridurrà ancora. Quindi squadre clienti che risparmiano da un lato e incassano di più, squadre ufficiali che incassano meno e spendono di più per garantire l'affidabilità. In quanto i motori per durare di più hanno bisogno di maggiori sviluppi al banco e quindi costi supplementari che non vengono compensati dalle forniture. Un bel rebus, come si vede e questo spiega perché la Ferrari ha minacciato il ritiro dalla F.1. Solo che non c'è nessuna altra categoria che possa garantire gli stessi introiti, che abbia la stessa copertura mondiale e che dia lo stesso risalto. Se in passato avessero corso nel WEC enfatizzandolo o a Indy, beh avrebbero avuto sotto mano alternative già pronte, così è solo un muro contro muro senza uscita. E Liberty Media lo sa benissimo...

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