Formula 1. La costanza di rendimento, la rinascita dalle ceneri, la guida di Andrea Stella: così la McLaren ha vinto il mondiale Costruttori 2024

Formula 1. La costanza di rendimento, la rinascita dalle ceneri, la guida di Andrea Stella: così la McLaren ha vinto il mondiale Costruttori 2024
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Se la McLaren si è aggiudicata il mondiale Costruttori 2024 di Formula 1, è merito di alcuni assi nella manica, a cominciare dal team principal Andrea Stella. Ecco i segreti del titolo della scuderia inglese
8 dicembre 2024

Non è stata la vittoria di Lando Norris nel Gran Premio di Abu Dhabi 2024 di Formula 1 a regalare alla McLaren il primo titolo Costruttori dal 1998, per quanto sia stata la gara di Yas Marina a dare la certezza matematica dell’iride. Non sono state le prestazioni dominanti espresse dalla MCL38 a Zandvoort e Singapore, né tantomeno i primi successi in carriera di Norris a Miami e Oscar Piastri in Ungheria. A fare la differenza è stata la costanza della monoposto della scuderia di Woking nel corso di un mondiale sorprendente, il cui intreccio ha preso pieghe inaspettate.

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Se la McLaren ha potuto cogliere il mondiale Costruttori dopo 26 anni di lunghissimo digiuno nonostante l’incidente tra Max Verstappen e Oscar Piastri a Yas Marina abbia relegato quest’ultimo a un ruolo da comprimario frustrato e pasticcione, è tutto merito della regolarità e della prevedibilità della MCL38. Una vettura che ha saputo fare la differenza in un mondiale in cui anche il minimo rivolo di aria sporca avrebbe potuto essere decisivo, visto l’avvicendamento dei valori in campo dopo l’abdicazione forzata della regina Red Bull, messa in ginocchio da una vettura capricciosa.

Ritrovatasi a sorpresa nella posizione di poter lottare davvero per il mondiale Costruttori, la McLaren ha mostrato qualche fragilità dovuta alla gioventù di un gruppo che deve ancora prendere le misure con il modo più efficace di vincere, soprattutto sul fronte della gestione dei piloti. Ma ha anche saputo capitalizzare al meglio lo sfruttamento della nuova galleria del vento di Woking, decisamente più efficace dal punto di vista logistico rispetto a quella di Toyota a Colonia usata fino allo scorso anno.

È solo una parte della rivoluzione logistica e operativa condotta sotto l’attenta supervisione dell’uomo che, lavorando a testa bassa, ha riportato la McLaren sul tetto del mondo. Andrea Stella è una persona schiva, che non ama per nulla mettersi al centro dell’attenzione. Mosca bianca in un mondo di prime donne, Stella preferisce porre l’accento sul lavoro delle donne e degli uomini di Woking che sul proprio. Ma c’è moltissimo del suo approccio nella crescita di una scuderia che fino a meno di due anni fa brancolava nel buio.

In pochi avrebbero potuto immaginarsi un trionfo mondiale della McLaren nel 2024 all’inizio della scorsa stagione, cominciata con l’amara consapevolezza di non aver centrato i target di efficienza aerodinamica previsti e di avere bisogno di tempo per riportarsi sulla retta via. Ma è proprio nel momento più buio che sotto la guida di Stella e del CEO Zak Brown la McLaren ha trovato la forza di tenersi a galla, lavorando a un aggiornamento che avrebbe debuttato molto più avanti, e ponendo di fatto le basi per il progetto che nel 2024 si è rivelato vincente.

Nel giorno in cui ha effettivamente chiuso un cerchio che aveva iniziato a tracciare con la dolorosa sconfitta vissuta come ingegnere di pista di Fernando Alonso in Ferrari proprio ad Abu Dhabi nel 2010, Stella concedendosi ai media italiani presenti a Yas Marina, tra cui anche Automoto.it, ha voluto lodare il lavoro del suo rivale, Fred Vasseur. Nel farlo, ha usato una parola che si addice molto anche alla sua McLaren: serenità. È ciò che trasmette il suo fare pacato - ma non per questo non risoluto – con cui ha saputo mettere la sua scuderia nella posizione per poter strappare il mondiale Costruttori a Yas Marina, nonostante la Ferrari sia stata in grado di piazzare Carlos Sainz e Charles Leclerc sul podio.

Che la McLaren MCL38 fosse la vettura da battere ad Abu Dhabi lo si era capito sin dalle prove libere di venerdì, ma la penalità comminata a Leclerc per l’installazione del terzo pacco batteria stagionale e la cancellazione del suo tempo in Q2 ieri hanno reso ancora più arduo il compito della Rossa. Se nelle posizioni di testa Sainz ha cercato di tenere botta, mantenendo un ritmo non lontano da quello di Norris, ma non abbastanza rapido da insidiarlo davvero, più indietro Leclerc si è mosso come una creatura indiavolata, facendosi strada come un gatto tra gli avversari in partenza. Scattato diciannovesimo, Charles dopo dodici giri era già quinto. Una progressione che denota come Leclerc abbia lottato con le unghie e con i denti per aggrapparsi finché ha potuto al sogno del titolo Costruttori, chiedendo conferma via radio di come si stesse evolvendo la situazione.

Non c’è cosa che Leclerc voglia di più al mondo di vincere con la Ferrari, la scuderia che ha segnato il suo passato e sarà anche il suo futuro. Ed è perfettamente in grado di farlo, sicuro e risoluto come è apparso nel 2024. Quest’anno la gloria è sfumata per l’incapacità di massimizzare il risultato in alcune circostanze – viene in mente il Canada – ma la sensazione è che la Rossa nel 2025 possa ingaggiare una lotta ancora più avvincente con la McLaren, anche grazie all’apporto di un nuovo arrivo che, a dispetto di quanto sostengono le malelingue, è tutt’altro che bollito.

Lewis Hamilton ha concluso la sua avventura in Mercedes con una cavalcata sontuosa, grazie a una rimonta dalle retrovie costruita sferzando la sua W15 a colpi di giri veloci nel suo stint finale con le medie. È andato a riprendere il suo compagno di squadra, George Russell, quando le ultime curve con la scuderia a cui deve tantissimi successi si stavano esaurendo. Hamilton c’è ancora. Non sul giro secco, frangente in cui probabilmente sconta la sua tendenza a spingere la monoposto troppo al limite, controproducente con le vetture di questo ciclo tecnico. Ma sulla lunghezza di gara, questo sì.

Toto Wolff è convinto che se fosse partito meno arretrato, Hamilton avrebbe potuto vincere la corsa. Non lo sapremo mai, così come non sapremo cosa avrebbe potuto cogliere Max Verstappen se non avesse centrato in pieno Piastri alla partenza, prendendosi una penalità di dieci secondi e regalando per un attimo ai tifosi della Ferrari l’illusione che il mondiale potesse prendere la via di Maranello. Sono interrogativi destinati a restare sullo sfondo di una corsa che manda in archivio un mondiale mai banale, ricco di colpi di scena. E forse era destino che fosse proprio Lando Norris, spesso tormentato dalle sue ombre, a suggellare il mondiale della McLaren con una prestazione fatta della calma dei forti.

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